29. ...to people you don't (2)

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POV AMELIA

«Cosa succede?» chiede Jace, ancora fermo sotto lo stipite della porta.

Il suo sguardo scorre sul mio volto, non guarda altro, e la sua mascella si tende, come se fosse davvero preoccupato per me.

Rimango in silenzio per un tempo indefinito, continuando, però, a piangere.

Non riesco a fermarmi e non so perché.

Forse, perché non piango da troppo tempo e tendo spesso a tenermi tutto dentro, e dopo un po' arrivo a un livello tale da scoppiare definitivamente.

È quello che è successo stasera... è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La ciliegina sulla torta che mi ha fatta scoppiare senza un contegno, e ora non riesco più a fermarmi.

Scruto Jace senza proferire parola.

Perché sono venuta qui?

Inizialmente pensavo che cercarlo fosse l'idea migliore, ero così arrabbiata che ho creduto di poter venire da lui e usarlo come ripicca verso Ryle.

Tuttavia, durante il viaggio in moto mi sono resa conto che non potrei mai farlo, usare un'altra persona per vendicarmi di un'altra.

Non è da me.

Sopratutto se questa persona mi ha sempre trattata bene, nonostante ci siamo visti pressoché poco.

Però non mi sono fermata lo stesso, perché una parte di me è convinta che lui possa aiutarmi.

Una volta mi ha detto che per qualsiasi cosa, se avessi avuto bisogno, avrei potuto contattarlo.

E ora... sento che ho bisogno di parlare con qualcuno.

Certo, avrei potuto fare retromarcia, ritornare indietro e parlare con i miei fratelli, o anche con le mie amiche, tuttavia qualcosa mi ha spinta da lui.

Ho sempre provato un po' di fiducia nei suoi confronti, e adesso è lui quello con cui voglio confidarmi.

Dentro di me mi fido di lui, nonostante Ryle mi abbia detto che non è una buona persona.

Eppure, con me lo è stata.

Mi ha offerto il suo aiuto, e io l'ho pugnalato alle spalle.

Forse dovrei andarmene, soprattutto dopo che ho aiutato Ryle a rubargli il telefono, ma non riesco.

Ho come la necessità di parlare con Jace.

Ai suoi occhi potrei sembrare un approfittatore, essendo che non lo cerco orami da mesi e invece adesso sono qui, ma spero comunque non mi cacci via.

In caso contrario, non lo biasimerei.

«So che non c-ci sentiamo da mesi, ma ho bisogno di parlare con qualcuno.» dico singhiozzando, dopo minuti interminabili di silenzio.

Jace apre bocca, ma non è lui a parlare.

«Amico, hai intenzione di venire dentro o no?!» sbotta una voce profonda, Noah fa la sua comparsa tirando una pacca a Jace. Mi vede e il suo sorriso scompare. «Che cazzo ci fa questa qui?»

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