Capitolo 6

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La sua voce riecheggiava nella mia testa come un fiume in piena.

Sapevo che gli dovevo una risposta, ma sentirlo pronunciare il mio nome mi fece entrare immediatamente in tilt e non riuscivo a vedere oltre se non lui e alle sue labbra che scandivano così bene il mio nome quasi alla perfezione.

Erano anni ché aspettavo quel fottuto momento. Non ero più Mahmood o Ale per lui. Ero Alessandro.
Non c'erano più quelle situazioni che per quanto potesse essere arrabbiato o geloso non ero più semplicemente Mahmood. Come sé il mio nome d'arte dovesse essere per forza un insulto.
C'è stato un tempo, che non nego, che mi sarei imbestialito al solo sentirlo uscire dalle sue labbra, ma poi ho capito che era un suo modo di mettere le distanze, soprattutto quando mi prendeva per mano e mi trascinava in qualsiasi posto appartato che trovava. Non ero più Ale, davanti alla gente che ci circondava, dove dipendeva dal suo umore in pubblico, dove cercava di fare l'amico e mi guardava con altri occhi, dove mi faceva sperare che forse era la volta buona che sarebbe rimasto lì con me, ma ogni volta la mia speranza moriva nel trovare un letto vuoto che odorava ancora del suo profumo.

Spostai il mio sguardo sulla sala e su tutte quelle persone presenti concentrate a parlare fra di loro per badare a noi due, erano abituate ai nostri continui battibecchi.
Erano diventati una specie di routine, un abitudine malata che finiva ogni volta in una stanza d'hotel o in bagno di qualche locale notturno. Sospirai tutta la mia delusione, al pensiero che forse anche stavolta sarebbe finita in quel modo.
Era un abitudine senza fine.

"Se è per quello muoiono anche." La sua voce risuonò nuovamente nella mia testa. Ricordandomi la sua risposta sarcastica che diede distrattamente ad Emma la sera precendente.

Mi girai nuovamente verso di lui con una certa sicurezza che trovai in quelle sue parole. "Mi hai appena chiamato per nome?" Domandai curioso, volevo sapere il motivo per cui l'aveva fatto, né sentivo l'esigenza.

Mi guardò sconcerto e alzò un sopracciglio perplesso. "È la cosa meno importante in questo momento." Mi rispose distogliendo il suo sguardo dal mio, era forse in imbarazzato?

Mi avvicinai ancora di più a lui "Per me, invece è importante. " Risposi serio.

Il suo sguardo tornò a guardarmi con stupore. "Non puoi farmi questo." Disse quasi come un sussurro.

Stavolta ero io a prendere le redini della situazione e quasi mi dispiaceva farlo. Ero abituato che fosse lui a fare il primo passo, ma le situazioni cambiano, le persone cambiano, le abitudini cambiano.

"Ehi ragazzi! Che sta succedendo?" Domandò Emma con finto entusiasmo per non attirare l'attenzione su di noi, mi prese per un braccio per cercare di allontanarmi dal ragazzo che avevo davanti.

"Nulla." Risposi sincero, senza distogliere il mio sguardo.

Sembrava preoccupata. "Marco?" Richiamo la sua attenzione.

Il ragazzo abbassò lo sguardo verso quello della ragazza. "Potresti ricordare al tuo amico che posso e dico posso chiamarlo come cazzo mi pare e piace? E che non sono una ruota di scorta, per piacere?" Disse con irritazione.

"Marco, non credo ci sia bisogno di fare certe allusioni." Disse lei con più calma.

"Tornò dentro a guardare il resto delle prove che forse è meglio." Rispose lui prima di attraversare le tende rosse.

"Che cazzo sta succedendo?" Domandò la donna davanti a me. Non riuscivo a risponderlaero ancora frastornato dalle parole che Marco mi aveva lanciato addosso.
"Ale?" Mi chiamò per attirare la mia attenzione.

"Accidenti a me." Borbottai infastidito.

Lei sorrise divertita. "Lo sai bene com'è fatto. Se lui sa che sei impegnato o altro si allontana. Dagli tempo."

La guardai male. "Certo, certo.." dissi alzando gli occhi al cielo per l'esasperazione, all'improvviso un braccio mi avvolse le spalle." Dai Ale non fare così. Vedrai che la situazione migliorerà." con mia sorpresa notai ché Alessandra e Stefano erano al mio fianco sorridendo come due scemi. "Sapete che siete tre serpi?" Dissi infastidito.

"Almeno noi siamo innocue Ale, non come qualcuno che spara veleno e poi scappa con la coda tra le gambe." Disse Emma divertita.

Arrivò l'ora delle mie dannate prove. Cercai di scacciare via il mio nervosismo che accumulavo ad ogni minuto che passava.
Mi sentivo oppresso e la mia unica soluzione era di tornare nella mia stanza per liberarmi da tutto ciò, soprattutto dal menefreghismo di qualcuno che era seduto in prima fila e non si degnava di rivolgermi neanche uno sguardo.

"Ale, noi abbiamo fatto, hai bisogno di un'altra prova?" Mi chiese il tecnico del suono.

"No, mi sembra che vada tutto ok. Per voi com'è andata?" Chiesi titubante.

"Sei andato alla grande." Disse una corista dietro le mie spalle.

"Grazie Ro." Dissi sorridendo. "Grazie a tutti voi, a domani." Dissi cordialmente.

Salutai i ragazzi che stavano ancora aspettando di fare le proprie prove per poi dirigermi verso l'uscita.
L'aria fredda sanremese mi aiutava a riprendermi un po'.

Arrivato finalmente fuori dalla stanza, cercai le mie chiavi nelle varie tasche del giubbino che indossavo, ma di loro non c'era proprio traccia.

"Proprio oggi le dovevo dimenticare?" Dissi  tra me e me appoggiando la fronte sulla porta fredda cercando di pensare dove mai potevo dimenticarle. Cazzo sul palco.

"Ah sei qui. Tieni Mahmood. Ti sono cadute sul palco" un paio di chiavi spuntarono a penzoloni vicino alla mia testa.

Il mio corpo si bloccò appena riconobbe il suono della sua voce, era nuovamente così tranquilla da farmi quasi incazzare. Senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui, gli strappai le mie chiavi dalle mani e senza neanche aprir bocca, chiusi la porta alle mie spalle.
Le lacrime che trattenevo da quasi tutto il pomeriggio incominciarono a scendere rapide sul mio viso. Il mio corpo stanco scese lungo la porta per poi ritrovarsi per terra come un sasso.

Dopo qualche minuto senti bussare leggermente.

Cercai di riprendermi, asciugai le ultime lacrime dal mio viso e mi alzai da sotto la porta.

"Sono occupato" dissi semplicemente. Volevo star solo e non avevo voglia di stare in mezzo allo staff.

"Sono io, apri..." Disse una voce preoccupata dall'altra parte.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora