Capitolo 38

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All'improvviso mi arrivò addosso un involucro rosso e sorrisi, era così impaziente? "Sai a cosa stavo pensando?" Dissi mentre continuavo a torturare il suo interno coscia con i miei baci. "A quanto dovresti muovere il culo?" Domandò scherzando cercando di tirarmi verso di lui. "No. A quanto è meraviglioso stare così con te." Dissi incrociando i suoi occhi.

"E dire che non ti ho ancora fatto venire...mi devo preoccupare?" Domandò scherzando quasi imbarazzato dalle mie parole, devo dirgli più spesso quanto lo amo per avere questa visione di lui.

"Si." Dissi secco.

"Oddio..che succede?" Disse buttando al indietro la testa con finta disperazione.

"Oggi è il tuo turno." Dissi lanciandogli il preservativo che mi lanciò poco prima e mi sdraiai al suo fianco. Lui guardò l'involucro e poi me con un sopracciglio alzato. "Stai scherzando?" Disse incredulo.
"Lo so che sono bravo, ma non essere così sorpreso." Dissi tranquillo.
Lui deglutì "Non..." Si irrompò per guardarmi negli occhi "C'è una prima volta per tutto." Dissi per incoraggiarlo.
"Veramente l'abbiamo già fatto." Disse alzando gli occhi al cielo. "Volevo dire che non è della mia taglia." Disse imbarazzato. Io lo guardai perplesso e guardai l'involucro incuriosito. "E la madoo ...in che senso l'abbiamo già fatto?" Domandai incredulo. Alessandro scoppiò a ridere per poi baciarmi. "Ti faccio ricordare io".

Il mattino sapeva di amore, quell'amore che tanto volevo riassaporare continuamente. La notte precedente fu qualcosa che non mi aspettavo minimamente. Essere divorato da lui era qualcosa di meraviglioso che non potevo non chiedergli altri round.
Alla fine dovevamo recuperare..no?
Mi svegliai con la sensazione di vuoto accanto a me nel cercare quel ragazzo che oltre il cuore mi aveva rubato pure la verginità a quanto pareva.
La testa mi scoppiava da pensieri e ricordi che manco io sapevo di avere.
Sentivo delle mani che mi accarezzavano quasi in cerca disperata di conforto.
Sentivo quel trasportò che non sentivo da quando stavo con Alessandro. Cazzo Alessandro.
Appena il mio cervello si collego con il resto del corpo mi resi conto che di lui non c'era traccia nella stanza.
Preoccupato, per non so cosa, cercai i miei vestiti in giro per quella stanza, ché mi dava un senso di smarrimento e di casa allo stesso tempo. Non mi soffermai molto a guardarla, perché il mio primo pensiero fu il padrone di quella stanza.
Scesi di sotto alla ricerca di Alessandro, ma di lui non c'era nemmeno l'ombra. Era sparito nel nulla. Guardai l'orario dal mio telefono e notai che c'era un suo messaggio.

Ale; Buongiorno. Ho visto che ti sei svegliato (telecamere nella scala) Sono in palestra. Finisco di allenarmi e arrivo.

Io; Buongiorno, mi stavo preoccupando. Mi avresti svegliato 🤦 sarei tornato a casa..

Ale; Macché..dormivi così beatamente che non volevo svegliarti e poi mi fa piacere di trovarti a casa quando torno.

Io; Sarei tornato più tardi..

Ale; Finché non sono tranquillo preferisco averti sott'occhio, lo sai. Hai fatto colazione? Io ho fame 😭

Io; Non ancora... Vuoi che ti cucino qualcosa?

Non aspettai la sua risposta e mi fiondai sui fornelli della sua cucina. Era il minimo che potessi fare per l'aiuto che mi aveva dato ieri sera con il mio attacco.
Nel mentre che il sugo cucinava ne approfittai nel guardarmi in giro.
Era così spoglia, ignota e così vuota che non sembrava la sua casa.

Sentì l'aprirsi della serratura della porta di casa "Ale?" Una voce femminile attirò la mia attenzione.
"Ehm Alessandro non c'è.." dissi uscendo dalla cucina titubante, mi ritrovai la madre con due ragazze al suo seguito. "Oddio è Mengoni?" Disse una delle due elettrizzata. "Oddio si." Disse l'altra incredula. "Che ci fa qua?" Entrambe si girarono verso la donna che guardava me con un espressione mortificata. "È un amico di vostro zio." Disse la donna sorridendomi e avanzando verso di me. "Ciao Marcolino." Disse prendendomi il viso fra le mani "Mi ha chiesto Ale di venirti a controllare perché mi ha detto che stavi poco bene." Disse controllando la temperatura della mia fronte, nel mentre, stavo fermo perplesso guardando le ragazze imbazzato. " Stai prendendo le vitamine?" Disse abbassando le braccia. "Ehm si." Dissi imbarazzato dalla sua eloquenza davanti alle sue nipoti. "Stai mangiando?" La guardai un po' mortificato, ero così sgamabile? Che anche lei se n'è fosse accorta? "Lo sa Alessandro?" Chiese preoccupata. "Credo che se lo immagina." Dissi ad abbassa voce per non farmi sentire dalle ragazze. "Tua madre è preoccupata." Disse sospirando. "Non è grave. Mi sto riprendendo." La sorrisi per tranquillizzarla.

"Se voi solo vi azzardate a dire a qualcuno che l'avete visto qui o qualsiasi altra cosa dovrete pregare che non vi trovi." Disse un'altra voce alle nostre spalle. "Zio!!!" Dissero in coro per andare ad abbracciare il ragazzo. "Oddio spero che prima di avere un certo tipo di effusioni con lui..tu ti faccia una doccia. Puzzi." Disse la la più piccola. L'altra alzò gli occhi al cielo "Smettila di dire cavolate."
Il ragazzo scoppiò a ridere e le abbracciò nuovamente entrambe "Quanto rimanete brutte bestie?" Disse guardando verso di noi e facendoci un segno di saluto con la testa. "Stasera ripartiamo. Ci riaccompagna zia..siamo venute a farti un saluto." Disse la piccolina. "Mi spieghi perché parli come una bambina di sei anni?" Disse l'altra appoggiandosi al ragazzo "Perché così forse riesco ad avere almeno un autografo." Disse l'altra facendo l'occhiolino alla grande. "Giusto giusto" disse l'altra facendo la complice.

"Scusatemi ragazze, ma devo salutare la mia donna." Disse il ragazzo sciogliendo l'abbraccio.

"Vedi sono fidanzati." Disse una delle due all'altra. Alessandro alzò gli occhi al cielo e andò ad abbracciare alla mamma. "Scusami ti dovevo avvertire prima." Disse Alessandro verso di me. Io guardai le bambine sorridendo "Macché anzi, sono felice di conoscerle." Lui mi appoggiò un braccio sulla spalla "Credimi dopo che avranno preso confidenza non dirai così." Disse sorridendo verso le ragazze.

Dopo aver mangiato, giocato con le ragazze per tutto il pomeriggio le salutai con la promessa che sarei sceso da loro per giocare nuovamente come oggi.
"Alla faccia che ero io lo zio preferito." Disse il ragazzo sdraiandosi sul letto.
"Ma dai lo sei ancora." Dissi sedendomi sul letto affianco a lui. Mi guardo divertito "Stai bene?"

Lo guardai perplesso senza capire a cosa si riferiva "Si, perché?" Dissi stranito, lui mi prese e mi fecce sdraiare nel letto, senti una fitta improvvisa e mi scappò una smorfia di fastidio. "Mi sa che abbiamo esagerato." Disse divertito.
"Ah parli di quello...no sto bene. È tutto nella norma." Dissi ridendo.
"Quindi te la senti?" Domandò preoccupato guardandomi pieno di desiderio. "Mmmm dovrei pensarci. Qui si sono scambiati i ruoli." Dissi ridendo. "No, voglio che sia tu a domare me. Mi sento strano.." disse imbarazzato.

"Ale, come tu mi vuoi dentro di te ...io lo voglio allo stesso tempo. Per me è una sensazione meravigliosa, qualcosa di nuovo e poter dire che questo è grazie a te...beh per me non è strano, ma appagante in tutti i sensi." Dissi accarezzandolo dolcemente. Lui sospirò rassegnato "Non toglie il fatto che vorrei fosse il contrario in questo momento." Disse guardandomi sotto le ciglia, sorrisi sapendo quanto mi potesse desiderare in quel momento. Era meraviglioso vederlo così imbarazzato e così timido nel chiedermi cose così normali. "Ti amo e non sai quanto." Dissi con naturalezza grazie a quel momento tutto nostro. Lui appoggiò le sue labbra alle mie e altro vien da sé.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora