Capitolo 47

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La mattina la passai a ripulire casa, a quanto pareva mia madre era venuta nei giorni scorsi a dargli una leggera ripulita, perché trovai tutta la mia roba lavata e stirata. Erano mesi che non facevo una lavatrice di mia spontanea volontà, la situazione di Liam mi aveva tolto tutte l'energie.
Marco invece, era ancora addormentato, non so a che ora fossero andati via gli altri e non so come c'ero arrivato nel mio letto, ma sapevo che in tutto ciò c'era lo zampino di Marco.
Il suo PC mi richiamava in continuazione e la tentazione era tanta, ma volevo aspettare che si svegliasse il ragazzo per avere le risposte che mi stavano frullando da ieri sera.
Perché era strano rivedere sia lui che Filippo ridere assieme, era strano rivedere quella simbiosi fra i due.
Qualcuno mi abbracciò stretto a sé dandomi un bacio sulla guancia "Buongiorno bel addormentato." Dissi divertito vedendo la sua faccia ancora addormentata, "ti sei svegliato presto.." rispose lui con il broncio che mi fecce sorridere ancora di più. "Avevo delle lavatrici da fare." Dissi girandomi verso di lui, era veramente uno straccio. "Mi ha chiamato Marta..- alzò gli occhi al cielo- devo andare in studio per incontrarmi con Nina, quindi per pranzo non ci sarò." Disse quasi infastidito di dover andare. "Beh allora ti preparo un bel caffè!" Gli risposi stampadogli un bacio sulle labbra. "Tu...avresti voglia di venire con me?" Mi domandò titubante, assistere ad una sua riunione lavorativa? Stava scherzando? "Non è una riunione... dobbiamo riascoltare solo il brano che abbiamo fatto e sistemare qualcosina...ho già chiesto anche a Nina.." Disse sistemandosi uno degli sgabelli della cucina.
"Gli hai detto che sei qui?" Gli domandai perplesso e nel mentre facevo partire la macchinetta, lui sospirò "No, lo so quanto ci tieni alla privacy." Disse quasi infastidito, alzai gli occhi al cielo passandogli la tazzina fumante. "Te l'ho chiedo perché così sareste venuti qui per pranzo -fecci ripartire la macchina- Nina mi sembra una apposto." Dissi sorridendo, ricordando che era molto contenta per noi. "Ma io ti voglio con me." Rispose lui, sembrava che qualcosa gli desse fastidio, erano le mie parole? "Non ho detto che non vengo." Dissi portandomi la mia tazzina alle labbra.
"Quindi sarai dei nostri?" Disse felice, sorrisi "Sono curioso." Dissi semplicemente.

Arrivammo allo studio e i due si misero subito a lavoro, Nina sembrava abbastanza tranquilla per l'uscita del suo disco. "Non so che modifiche vorreste fare." Dissi ascoltando attentamente il brano. "Dici che non c'è niente da cambiare?" Domandò la ragazza perplessa, aspettai ancora qualche secondo prima di risponderla. "Qui potreste azzardare con autotune." Dissi pensieroso, il ragazzo che stava al computer si mise subito a modificare, "No, non ci siamo, devi tenere le voci al naturale." Dissi come se fosse una mia canzone, in effetti mi ricordava Overdose. "Oddio ragazzi ma è magnifica!" Marta entrò entusiasta dentro la stanza e abbracciò i suoi due pupilli. "Tutto grazie dell'intervento di Alessandro." Disse la ragazzina entusiasta. "Alessandro?" Domandò la donna perplessa, "ehi per di qua." Dissi ironico, alzandomi dal divanetto vicino alla porta, mi guardò perplessa e poi stupita "Che cavolo hai fatto al naso?" Chiese preoccupata girandosi verso Marco. "Niente di preoccupante...sono caduto dalle scale." Dissi alzando le spalle, non so se Marco gli avesse parlato della situazione. "Oh mio dio. Non centri tu vero?" Domandò la donna al ragazzo di fianco a lei. "Ma secondo te, quella volta è stato un errore." Disse irritato. Già è capitato che ci siamo picchiati, ma è stato un errore che ci siamo ripromessi di non rifare mai più, eravamo ubriachi e troppo immaturi per ragionare che la nostra storia di un tempo era ormai finita. "Grazie di ricordarmi che ho fatto un occhio nero al tuo pupillo." Dissi irritato sedendomi nuovamente sul divanetto. "Vabbè io ti ho rotto il labbro...siamo pari." Rispose Marco con tranquillità, era appoggiato al tavolo con in mano una bottiglietta d'acqua. "E vi sembra normale?" Domandò Nina sorpresa, io e Marco ci guardammo divertiti. "Il tuo amico è stato un grande stronzo e credimi quell'occhio nero se l'è meritato." Dissi ridendo, erano brutti quei ricordi, ma erano quei momenti che avrei rivissuto se sapevo che mi avrebbero riportato da lui. "E già non posso negarlo." Si portò la bottiglietta alle labbra.
"Siete sempre i soliti." Disse infastidita Marta, pensava veramente che centrasse Marco? "Marco in questa storia non c'entra." Dissi infastidito dalle accuse silenziose che mandava al ragazzo. "Lo spero per voi." Disse seria, Nina gli abbracciò il braccio. "Non li vedi che sono tornati insieme? Dubito che sia una questione di gelosia." Disse rivolgendomi un sorriso che ricambiai. "Ne parliamo dopo. Voglio anche Stefano presente." Disse guardandomi dritta negli occhi. Il tecnico tossi, "non credi di esagerare?" Domandò divertito, sembrava che avesse confidenza con lei.

Arrivò l'ora del pranzo, Marta chiamò lei stessa al mio manager e ciò mi fecce girare le palle e non poco. "Sta tranquillo." Mi sussurro Marco all'orecchio, lo fulminai con lo sguardo. Quando Stefano arrivò sembrava altrettanto tranquillo come Marco. "A che devo questo pranzo?" Domandò girandosi verso di me con una serietà di chi voleva starsene a casa come me. "Marta pensa che sia stato Marco a rompermi il naso. Potresti gentilmente dirle da parte mia che non è stato lui? Così possiamo andarcene a casa tranquilli?" Chiesi irritato da tutto ciò. "Non sono micca il tuo avvocato." Rispose divertito e si girò verso la donna. "Marco non c'entra assolutamente nulla, anzi, ha aiutato Alessandro dal primo momento che ha saputo cosa gli fosse successo. Non capisco perché tu stia insinuando ciò." Disse rispettoso e pacato, lei lo guardò corrucciando la fronte e si girò verso di noi. "E allora chi è stato?" Mi chiese seria, voleva un nome. "Non sono affari tuoi." Fu Marco a risponderla, lei lo guardò alzando un sopracciglio. "Marco come tua manager devo sapere tutto quello che ti riguarda ti ricordo." Disse seria quasi come se fosse un suo diritto sapere gli affari miei. "Allora dimentica di essere un attimo la mia manager. Perché qui non stiamo solo parlando di me." Le rispose serio, sembrava che si fosse infastidito.
"Va bene va bene." Marta fecce un respiro profondo, capì che fosse la sua era agitazione fosse solo stress. "Vi ascolto." Disse bevendo il suo bicchiere di vino.

Dopo avergli raccontato la storia si accasciò sulla sedia. "E tu mi dici che non mi dovrei preoccupare?" Si rivolse a Marco con preoccupazione. "Stiamo cercando di sistemare le cose." Disse lui guardando il mio manager con complicità, che mi fecce rivivere le domande che mi frullavano da ieri sera. "E come avete intenzione di fare?" Chiese lei guardando entrambi gli uomini, mi sentivo fuori dalla discussione come se non fossi il protagonista di tutto ciò. Marco fecce un respiro lungo e incominciò a parlare, sembrava quasi titubante delle sue parole, ma non riuscivo ad ascoltarlo il mio telefono si illuminò con il nome di quel ragazzo che mi stava tormentando. "Lo sta' chiamando." Disse Marco incazzato prendendo in mano il mio telefono e bloccando la chiamata. Gli sentivo parlare di qualcosa, ma la mia testa non riusciva a connettere. "Ale?" Mi richiamò Marta, la guardai senza vederla, volevo andarmene a casa. "Lo porto io." Disse qualcuno, ma non capivo chi.

Arrivai a casa e l'unica cosa che fecci era salire verso la camera, senza guardare la persona che mi avesse accompagnato a casa, gli scalini mi sembravano troppi e impegnativi da salire, ma il mio letto era l'unica cosa che volevo in quel preciso istante.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora