Capitolo 51

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"Apposto..ti va' bene dopo domani?" Mi chiese Alessandro durante la nostra solita videochiamata post concerto. "L'importante è che arrivi!" Dissi sbadigliando. "Ho visto le tue foto sul giornale." Affermò titubante, sembrava stranito
"Quelle dove i miei amici stavano zoomando le tue foto? Grazie di avermelo ricordato." Risposi infastidito. "Zoomando?" Chiese divertito e perplesso allo stesso tempo. "Ti racconto appena arrivi."

A quanto pare aveva accettato con entusiasmo il mio invito a trascorrere qualche giorno con me e i miei amici. Mi sentivo agitato e titubante, non era da me presentargli i miei amici più cari, eravamo sempre rimasti nella cerchia lavorativa, almeno, quello che valeva dei miei amici.
Non so come avrebbero accettato l'arrivo di Alessandro, loro erano un pochino particolari in fatto di persone tra virgolette estranee.

"Marco mi spieghi perché stai sbuffando?" Greco stava leggendo il suo solito giornale sportivo e portava alle labbra il suo caffè rigorosamente amaro con una lentezza di chi non aveva in programma nulla da fare.

"Se ti dico una cosa, giuri che non ti arrabbi?" Domandai titubante, lui fecce una smorfia pensierosa.
"Ti prego non dirmi che ti devo riaccompagnare in qualche posto sperduto." Disse scrollando le spalle e guardandomi con uno sguardo esasperato. Fecci un respiro profondo, "no peggio." Alzò all'istante un sopracciglio "Non dirmi che oltre le foto dovrò fingere di essere il tuo ragazzo? Marta lo sa?" Chiese incrociando le braccia, sorrisi era disposto a tutto per la nostra amicizia? "No no non è niente del genere. Ho semplicemente invitato una persona a passare qualche giorno con noi." Dissi prendendo la mia tazza di caffè latte tra le mani. "Già che bevi il caffè latte mi preoccupa, ma addirittura hai inviatato qualcuno senza dircelo? Spero che non sia come l'ultimo che ci hai fatto conoscere." Disse scuotendo la testa, parlava di Teo, era capitato che l'avessi portata ad una cena con noi e ovviamente loro mi avevano detto di mollarlo subito.
Però Alessandro non era Teo. Alessandro era Alessandro. Lui era il mio mood, la mia ispirazione e il mio amore.

"Mahmood." Dissi con il fiato corto, lui alzò gli occhi su di me incredulo e le sue labbra ripetevano il nome come se stesse pensando chi fosse la persona in questione. "Lo so che cosa mi starai per dire." Dissi alzando gli occhi al cielo, lui era ancora fermo al periodo che non ci potevamo manco vedere.
"Ci stiamo rifrequentando."
Fecce una smorfia perplessa, "Lo so dall'anno scorso. Non è che tu non me l'abbia detto." Disse riprendendo il giornale fra le mani. "Non sei arrabbiato?" Domandai preoccupato, alzò il suo sguardo su di me "Non sono io che dovrò subire le ire di Angelo." Disse divertito.

"Allora questa è la mia camera, se non vuoi stare qua.. però se vuoi ti faccio preparare subito un'altra stanza." Dissi appoggiando il suo borsone sul letto, lui guardò la stanza con un silenzio quasi incuriosito da ciò che lo circondava.
Gli avevo appena presentato tutti i miei amici più cari, era rimasto tutta per le sue, ma diede a loro il suo sorriso più bello.

"È bello qui." Disse curiosando fuori dalla finestra. "Si abbastanza, se vuoi dopo andiamo a fare un giro." Dissi titubante, non sapevo che reazione avrebbe avuto.
"Se non ti dispiace vorrei dormire un po'." Disse facendosi scappare uno sbadiglio.
"Certo non ci sono problemi. Chiamarmi se hai bisogno." Si girò alzando un sopracciglio, sembrava stranito, ma poi sorrise. "Vieni a svegliarmi poi?" Chiese avvicinandosi lentamente a me, sembrava di nuovo quel ragazzo che avevo intravisto qualche mese fa in hotel con quella pelliccia insolita. "Mmm sento puzza di provocazione." Dissi divertito, lui fece una piccola smorfia "può darsi.." disse appoggiando le sue labbra alle mie, il contatto fu leggero all'inizio, per poi diventare pian piano più fuocoso e senza rendermene conto il borsone finì sul pavimento. Le nostre bocche erano incollate fra di loro e le nostre lingue sembravano unirsi in matrimonio. Avevo così tanto bisogno di sentire il suo corpo a contatto con il mio che gli strappai di dosso la maglia che indossava. "Voi farmi impazzire?" Borbottai accarezzando i suoi pettorali che sembrano molto più scolpiti dall'ultima volta che gli avevo toccati, lui mi sorrise divertito dal mio stupore "Beh zio neanche tu non scherzi, sai? Appoggiò le sue labbra sul mio collo. "Chiamami di nuovo zio e vedi." Borbottai infastidito. "Ah be' se per quello non vedo l'ora di scoprire che cos'hai inserbo." Disse allontanandosi per guardarmi bene in viso, non sembrava che ci fosse qualcosa dietro, sembrava davvero felice e ciò mi riscaldò il cuore. "Te l'ho detto che mi sei mancato?" Chiesi divertito lui scoppiò a ridere e mi tolse la maglietta che avevo indossò. "Un centinaio di volte zi" disse lanciando il pezzo di stoffa sul suo borsone insieme alla sua. "Ancora?" Borbottai esasperato. "Non mi sembra che tu prima mi abbia chiamato Amore o Ale, sai? Mi hai chiamato Mahmood, forse per cinque volte di seguito, come se non fossi altro che un collega qualunque per te." Disse sbadigliando nuovamente, sapevo che si fosse infastidito da come mi guardava, sorrisi "Lo sai vero ..che non sanno neppure che tu dormirai in camera mia?" Lo trascinai sopra di me, nel suo viso un'ombra di delusione si fecce largo. "Non vedo l'ora di vedere le loro facce! Non immagini come mi hanno fatto sentire l'altro giorno." Al solo ricordo la mia testa si riempiva nuovamente dei loro apprezzamenti verso il ragazzo. "Immagino" Rispose triste appoggiando la sua testa sul mio petto, gli accarezzai i ricci ribelli "È stata dura tenere a freno la lingua. Soprattutto quando ti hanno cercato." Dissi tirando piano i suoi capelli scompigliati. "Così mi farai male." Borbottò divertito, "piuttosto sembrano simpatici, ma non so se gli piaccio." Disse alzando il suo sguardo su di me, sorrisi "beh adorano il tuo culo...quindi dubito che tu non gli piaccia." Gli diedi uno schiaffo leggero sul sedere.

"Dimmi Ale, da quand'è che tu e mr. Belloccio vi frequentate?" Chiese Angelo curioso, Ale si girò verso di me per non fare una gaffe delle sue. " Ci stiamo rifrequentando da Sanremo." Risposi da parte sua con tranquillità. I miei amici e sia Alessandro mi guardarono perplessi. "Si ragazzi siamo già stati insieme, e si voi non sapevate nulla, e si è lui il ragazzo per cui sono stato male per anni, e si nel caso stavolta se tutto va bene me lo sposo." Continuai a fingere di leggere il menù che avevo in mano con calma, quando Alessandro tossì leggermente per attirare la mia attenzione, "Che c'è?" Domandai acido. "Calmati ha fatto solo una semplice domanda..-si girò verso Angelo- Scusalo, credo sia la prima volta che parla di me con voi, giusto? Comunque è un piacere conoscervi, Marco mi ha parlato molto di voi." Disse con tranquillità, ma sapevo che era agitato perché teneva stretta la sua mano sul mio ginocchio, sorrisi, ero contento che anche questo muro era stato abbattuto.
"Beh tua madre sarà contenta che gli hai nascosto che il tuo amore tormentato era il ragazzo che mezza Italia volesse per te." Disse Andrea scuotendo la testa incredulo, alzai il mio sguardo divertito su di lui. "Mamma lo sa e non immagini quanto sia felice." Dissi appoggiando la mia mano su quella che Ale aveva sul mio ginocchio e gli stampai un faccio sulla guancia che lo fecce rimanere paonazzo per qualche minuto. Ero veramente felice di averlo lì con me.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora