Capitolo 44

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ALESSANDRO

Tu non mi ami.

Tu non mi ami.

TU NON MI AMI.

Le sue parole, la sua voce mi riempivano la testa e mi offuscava la vista. Mi lasciò in balia delle onde in cui mi aveva buttato. Non credevo che l'avesse detto veramente.

Entrai nella stanza degli ospiti era modesta e vuota, non sentivo il calore che mi lasciava la sua stanza ogni volta che entravo. So che era arrabbiato per le mie rivelazioni, ma comportarsi così, dire addirittura di andarmene perché non l'amavo, anche no.
Mi sentivo sopraffatto dai ricordi degli ultimi mesi e sospirai.

Marco bussò alla mia porta "Sto uscendo. Per qualsiasi cosa chiama." Disse senza entrare. Come stava uscendo? E con chi?

Uscì dalla stanza dopo qualche minuto, ma lui uscì di colpo sbattendo leggermente la porta. "Dove cacchio sta andando?" Borbottai tra me e me.

Lo cercai nei vari locali di Milano in cui sapevo che potevo trovarlo. Non so perché mi ero preparato e uscito praticamente di corsa, ma volevo stare tranquillo non mi importava neppure di trovarlo con qualcun altro. Arrivai nell'ultimo locale della zona, sperai di trovarlo lì. "Ehi Ale! Cos'è questa faccina da pesce lesso." Mi domandò Arisa con malizia. "Sto cercando una persona e non la trovo." Dissi guardandomi di nuovo in giro. "Mmmm se non mi dici chi è non posso aiutarti." La guardai e capì che aveva capito chi stavo cercando. "È con qualcuno?" Gli domandai consapevole già della sua risposta e lei guardò verso su. "Lì il tizio riccio biondo. È un bono pazzesco." Disse indicando i divanetti superiori. Era con Teo.
Decisi di rimanere nei paraggi per vedere la situazione, ma anche nel spostarmi nei vari angoli della sala non riuscivo a beccarlo.
Decisi di aspettarlo a casa, se mai sarebbe tornato. Perché se Teo si era azzardato a macchiarlo significava ché tra i due non era solo una frequentazione superficiale come mi aveva detto Marco.
Passavano le ore e il ragazzo tardava sempre di più a tornare, avevo quasi perso le speranze, invece verso le cinque del mattino sentì la serratura della porta aprirsi e qualcuno che bobortava. Addirittura ha portato qualcuno a casa?

Accese le luci di camera e aprò leggermente gli occhi per lo stupore di trovarmi li, "Che ci fai qui?" Domandò togliendosi le scarpe. Non mi guardava nemmeno e ciò mi rese ancora più nervoso. "Dove cazzo eri?" Mi guardo freddamente "Se alzavi lo sguardo mi vedevi." Disse alzando le spalle impassibile e buttandosi nel letto. "Ti ho cercato da tutte le parti." Dissi cercando di stare calmo. "Non mi pare." Disse sistemando il mio cuscino e chiudendo gli occhi. Era ancora arrabbiato, ma ciò non giustificava le sue azioni da bambino. Sbuffai e mi sdraiai appoggiando la mia testa al suo petto e abbracciandolo "Domani devo comunque partire." Dissi socchiudendo gli occhi. "Lo so" disse impassibile."Non ti mancherò giusto?" Domandai preoccupato. "Dovrei chiederlo io a te." Rispose mezzo assonnato. "Tu mi manchi sempre." Dissi stringendomi a lui. "Forse è meglio rimanere amici." Borbottò appoggiando la sua mano nei miei capelli. "Gli amici non si amano." Dissi con voce roca. "Ma tu non..." Mi alzai di scatto e lo baciai.
"Se non ti amavo non sarei uscito a cercarti." Dissi distaccandomi da lui, teneva ancora gli occhi chiusi e le labbra si schiuserò leggermente. "Non provare a dire altre cazzate." Dissi stringendo gli occhi per non scoppiare in lacrime e mettendomi a cavalcioni su di lui. "Smettila di allontanarmi da te. -strinsi le mani a pugno sul suo petto- smettila di ignorarmi, solo perché pensi che io non ti ami." Smettila di dire puttanate. Il mio cervello era in tilt, le lacrime che stavo trattenendo da settimane ricaddero sul suo petto scolpito, il mio corpo iniziò a tremare e mi sentivo soffocare dai singhiozzi di urle silenziose.

"Pronto?" Dissi rispondendo alla chiamata, non guardai chi fosse per il semplice fatto che aspettavo una chiamata da Marco. "Finalmente rispondi." Disse una voce cupa, Liam? Che vuole adesso? "Dimmi." Dissi cercando di fare i miei esercizi in palestra. "Mi è arrivata una voce." Disse divertito "è vero che ti stai frequentando con Mengoni?" Domandò ancora ridendo. "Non mi sembra." Gli risposi, cosa c'entrava Marco adesso? "Io ti consiglio di lasciarlo. Anche se io e lui abbiamo ancora un conto in sospeso." Disse con voce cupa che mi fece salire i brividi. "Ti ho detto che siamo rimasti in buoni rapporti. Non capisco queste minacce." Dissi fermandomi, il mio personal trainer mi guardò perplesso. "Credi che io sia stupido Alessandro? Credi che non sappia che te l'ho sei scopato quel giorno?" Disse alzando la voce e dovetti togliere una cuffia. "Tu eri mio." Disse con rabbia. "Adesso non esageriamo." Dissi alzandomi dal pavimento. "Non esageriamo? Sai dove sono?" Domandò divertito. "No, dove sei?" Alzai gli occhi al cielo. "Ti mando una foto." Dopo poco il mio schermo si illuminò per una notifica. Non credevo ai miei occhi quel bastardo stava pedinando Marco. "Che cazzo stai facendo?" Domandai con rabbia. "Sto pensando di metterlo sotto." Sentì il rumore del motore. "Non fare cazzate." Dissi andando verso gli spogliatoi. "Allora? Lo mollerai? E tornerai con me?"

"Ale?" Una voce mi richiamò alla realtà, una mano mi accarezzava la guancia con preoccupazione. "Stai bene?" Disse preoccupata la persona che adesso era davanti a me e mi stringeva forte. Fecci segno di sì con la testa. "Sei sicuro?" Domandò incerto prendendomi il viso con entrambe le mani. Mi fecce sdraiare affiancò a sé senza staccarsi dal mio corpo, le mie lacrime non smettevano di uscir fuori. "Non fammi preoccupare." Disse baciandomi la fronte e mi strinse di più a sé.

Senza rendermene conto mi addormentai abbracciato a quel ragazzo che doveva odiarmi da morire.
"Da dove incominciò?" Gli domandai imbarazzato, eravamo nel suo letto e lui mi guardava con uno sguardo divertito. "Sei sicuro?" Mi domandò di nuovo, io ero euforico, chi l'avrebbe mai detto ché la mia prima volta sarebbe stata proprio con Marco Mengoni? Quel ragazzo tutto so io che invece, era il ragazzo più dolce del mondo? I suoi ricci gli ricadevano sul viso come seta, non gli ho mai toccato i capelli..dovrei farlo ora? Gli piacerebbe? Distinto alzai le mie mani verso la sua chioma, erano morbidi era come toccare un cuscino. Lui mi guardava ancora più divertito. "Sai dovremmo scopare, non farci le coccole." Disse premendo le sue mani sui miei fianchi e facendo leva per farmi salire sopra di lui. "È sempre la mia prima volta. Devo sentirmi a mio agio..no?" Dissi pensieroso e continuando a toccare i suoi capelli. "E se mi innamorò di te? Che facciamo?" Domandò imbarazzato. Lo guardai sorridendo e d'istinto appoggiai le mie labbra alle sue, era un bacio leggero, ma pieno di desiderio, che mi portò a toglierli la maglietta io stesso e lui lo fece con me. Era strano avere questa sorta di complicità, non è che già non l'avevamo, ma sessualmente parlando credo che se quel piccolo desiderio era un capriccio, quello che provai durante e dopo fu come toccare il cielo con un dito.


RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora