Capitolo 41

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Rimaneva stretto a me come se fosse una cozza su uno scoglio. Il mio caffè fumante era l'unica cosa che mi distraeva da quella improvvisa sensazione di casa che sentivo nel petto, mi sentivo stranito e perplesso, ma comunque agitato. Per fortuna suonò il mio telefono. "Finalmente." Disse Teo divertito, "è andato bene il vostro appuntamento?" Disse sbadigliando, sentì la sua macchinetta del caffè in moto. "Pensavo che non ti avrei sentito fino a mezzogiorno." Dissi girandomi verso Alessandro che aveva sciolto il suo abbraccio al solo sentire della voce di Teo. "Mi ha svegliato la governante" disse sbuffando. "Tua madre è una santa donna." Dissi ridendo. "Comunque non mi hai risposto." Disse curioso. "Si, ha dormito da me, ma non pensare male, stava peggio di te." Mentì in parte, perché veramente non sapevo chi era ridotto peggio tra i due, Ale mi guardò male "Non avete manco trombato?" Disse Teo stupido "No, non sono mica una banderuola." Dissi divertito guardando Ale che alzava gli occhi al cielo. "Io l'avrei già... E da mo' anche" disse ridendo il ragazzo al telefono.
Incrociai lo sguardo del giovane che avevo davanti sembrava che si sentisse imbarazzato e addirittura fuori luogo e gli sorrisi leggermente per rassicurarlo. "Dubito che lui vorrebbe, ha altri standard più elevati." Dissi sarcastico e Ale ruotò gli occhi esasperato, sorrisi divertito avvicinandolo a me e mettendo il suo braccio sopra la mie spalle "Quindi dici ché non c'è speranza che ti veda oltre ad un semplice amico?" Domandò Teo serio, sospirai rassegnato "Non siamo mai stati amici, quindi non lo so, forse adesso.."  Ale mi guardava perplesso, come se quello che stavo dicendo era una cosa strana che fuoriuscisse da me, prese la mia tazzina che avevo ancora in mano e se l'ha portò alle labbra. Teo mi salutò e mi chiese di incontrarci più tardi al bar "Ti faccio sapere." Dissi prima di salutarlo.
Ale mi verso nuovamente il caffè, "non pensi che dovresti dirgli che non sono proprio di passaggio qui?" Domandò serio porgendo la tazzina affianco a me.
"Ehm per quale motivo?" Risposi gustando finalmente il mio caffè. "Non so è sempre un tuo ex." Disse freddamente.
"In certi versi lo sei pure tu." Risposi ridendo appoggiando la tazzina dentro il lavello.
"In effetti.." Disse stranito.
Lo guardai pensieroso "anche tu volevi un'esclusiva? Perché non mi pare che io non te l'abbia data." Dissi irritato andando verso il salone, lui mi seguì poco dopo "non mi hai mai chiamato." Disse diretto.
"Neppure tu." Dissi sbadigliando girando verso le scale "adesso se non ti dispiace vado a dormire." Dissi scrollando le spalle.
"Perché devi sempre fare il difficile?" Domandò esasperato, lo guardai divertito e sorrisi "e tu? invece di stare lì ammutolito.. perché non sali? Ti ricordo che camera tua e su con me." Dissi riprendendo a salire le scale.
Entrai in stanza sdraiandomi a peso morto sul letto, Alessandro non dava segni di voler salire e sospirai alzandomi per controllare in quale parte di armadio fossero finite le sue cose. "Dovrebbero essere qui." Dissi fra me e me rovistando nelle varie ante e cassetti. Sentì un tonfo dietro di me e senza girarmi sorrisi "Guarda che lo sfondi." Lui sospirò angosciato "non dovevo dormire nella stanza degli ospiti?" Domando irritato.
"Se vuoi andare lì...non ci sono problemi, però aspetta che ti trovo qualcosa per cambiarti." Dissi trovando finalmente la sua roba. " Canotta e pantaloncini?" Dissi alzando gli indumenti senza girarmi. "Si grazie... c'è altro?" Chiese avvicinandosi per curiosare. "Si, ma dovresti guardare tutto l'armadio, perché non ho spostato io le cose." Mentì sbadigliando e tornando verso il letto lasciando lui a controllare la sua roba. "Oddio ecco dov'era!" Disse entusiasta girandosi per farmi vedere un portachiavi minuscolo dei Pokémon, lo guardai divertito "hai dimenticato Rattata a spasso?" Mi fulminò con lo sguardo "è il primo regalo che mi hai fatto anni fa, pensavo si fosse bruciato nell'incendio." Disse infastidito.
"Ale stava nell'uovo di pasqua." Dissi girandomi per aggiustare il mio cuscino. Sbuffò "è sempre un regalo." Disse serio.
"Tocca Rattata vai a darti una ripulita." Dissi sbadigliando nuovamente e chiusi gli occhi. Erano solo le otto del mattino, due orette potevo sempre farle tranquillamente, no?
Sentivo l'acqua della doccia scorrere dal bagno segnò che il ragazzo era entrato in doccia, forse dovevo entrare e chiedere se avesse bisogno di qualcosa? Na, conosceva la casa come le sue tasche, anche se l'avevo evoluta certe cose erano rimaste sempre le stesse. I miei occhi erano diventati veramente pesanti, non riuscivo proprio ad aspettarlo.
"Marco, è l'una." Disse una voce preoccupata.
Apri un occhio per vedere chi fosse, Alessandro aveva un libro fra le mani e mi guardava torvo "Ciao bell addormentato." Disse continuando a leggere il libro "non sei andato nell'altra stanza?" Domandai prendendo il mio telefono dal comodino "Cazzo mi ha chiamato Marta.." dissi alzando gli occhi al cielo.
"Ho risposto io, ha detto di richiamarla appena ti svegliavi." Disse serio continuando a leggere. "Da dove sbuca quel libro?" Domandai scrivendo un messaggio a Marta. "Mi ha detto Marta che ti sono arrivati un sacco di libri interessanti e mi ha consigliato di leggere questo. Non so se mi abbia riconosciuto." Disse perplesso e concentrato allo stesso tempo.
"Dal messaggio che mi ha scritto deduco di sì." Dissi divertito, mi guardò curioso "Marco che ci fa' Mahmood a casa tua? E perché risponde al tuo telefono?" Dissi ridendo.
"Non capisco cosa ci sia di strano, ho sempre risposto io alle tue chiamate...ooh.." disse all'improvviso ricordandosi che non lo faceva d'anni ormai "mi sono dimenticato... scusami.." disse tornando nuovamente a leggere il libro mi alzai il tanto giusto per dargli un bacio sulla guancia. "Le abitudini sono difficili da abbattere." Dissi sorridendo e alzandomi dal letto per andare verso l'armadio. "Oddio i pranzi di lavoro improvvisati." Dissi alzando gli occhi al cielo.
"Devi uscire?" Domandò perplesso. "Si, un'oretta e torno, devo sentire cosa vuole Marta. Tu se vuoi puoi ordinare qualcosa." Dissi entrando in bagno.
"Ci devi andare per forza?" Domandò cupo. Mi affacciai alla porta con lo spazzolino in mano "Mmm non vuoi che vada?" Domandai stranito, sembrava triste. "No è che comunque sono un estraneo..mi lasci da solo..ti fidi?" Disse riquieto senza guardarmi in faccia. "Ale mi prendi in giro?" Dissi infilandomi lo spazzolino in bocca. "No.." disse triste. "E solo ché..." Il mio telefono squillò "è Marta.." disse serio passandomi il telefono. "Pronto?" Rimasi in ascolto "ma sta bene?" Dissi preoccupato, fecci un sospiro di sollievo "tranquilla, fammi sapere cosa ti dicono. Ci sentiamo più tardi" chiusi la chiamata e andai nuovamente in bagno.
Ale si affacciò preoccupato, "è tutto apposto?"
"Si, il bambino è caduto e vuole tenerlo sotto controllo." Dissi sbadigliando uscendo dal bagno per poi andare a rimettere apposto gli indumenti.
"Non esci più?" Disse tornando a riprendere il libro che aveva lasciato sul letto "No.. son tutto per te." Dissi sarcastico, uscendo dalla stanza, era l'ora di pranzo e dovevo mettermi sotto se volevamo mangiare qualcosa. Guardai nel frigorifero se ci fosse qualcosa da fare veloce, ma non trovai niente. Decisi di scongelare delle polpette che avevo nel freezer. Ale stava ancora di sopra, spero non si sia offeso che io l'abbia smollato su da solo, ma volevo stare un pochino per conto mio, alla fine lui stava leggendo.. e dovevo pensare alla svolta che avrebbe portato questa sua permanenza in casa.
Preparai il sugo nel mentre che aspettavo che le polpette si scongelavano. "Dov'è lo messo?" Dissi tra me me.
Vidi con la coda del l'occhio che Ale si sedeva sul tavolo in cucina con in mano ancora il libro "lo vuoi finire oggi?" Dissi versando le polpette nel sugo.
Non mi rispose, rimase a leggere con attenzione il libro, "mi aiuti ad apparecchiare?" Domandai cercando di attirare la sua attenzione e lui si alzò tenendo il libro con una mano e aprendo il cassetto delle tovaglie, si ricordava ancora dove trovare le cose in cucina, anche se il suo attaccamento al libro mi stava facendo salire i nervi. Anche durante il pranzo rimase attaccato al libro senza rivolgermi la parola.
"Ceee finisce così?" Lo senti dire.
"Marco? Dimmi che hai il secondo libro." Disse infastidito. "Non può finire così." Disse chiudendo il libro in un tonfo. "Dovresti guardare dove hai preso quello." Dissi tenendo ancora gli occhi fissi sulla TV. Ci mancava solo che iniziasse il secondo libro, non si era neppure accorto che sono andato e uscito di casa per prendergli le altre medicine. Neanche quando arrivò la madre si schiodò da quel libro.
"Ti sei accorto che c'è pure tua madre?" Gli domandai irritato, lui si girò sorpreso "mamma?" Disse alzandosi "quando sei arrivata?" Domandò perplesso. "due orette fa, ma non ti sei schiodato neanche un secondo dal libro. Sei sicuro che stai bene?" Domandò seria.
"Lo sai come mi prendono i libri" rispose imbarazzato.
"Marco però no. Ed è strano che tu faccia così." Disse la donna preoccupata.
"Sto bene mamma, non sarà un pugno a farmi stare male." Disse serio.

Arrivò la sera, Alessandro si sdraiò nel mio letto dandomi le spalle, stava in silenzio sbuffando ogni tanto. "Non hai trovato il continuo?" Domandai divertito.
"È stata una pessima idea rimanere qui." Disse infastidito. "Puoi ritornare a casa tua. Non ti obbligo a rimanere." Dissi continuando a leggere il mio libro su Kant. "Ma se mi avete praticamente costretto a rimanere." Disse girandosi verso di me. "Ma se vuoi andare...io non sono nessuno per trattenerti." Risposi serio.
Rimase nuovamente in silenzio. Il suo sguardo era fisso sul mio viso e sentivo il suo nervosismo crescere a tal punto che mi strappò il libro dalle mani. "Ma che fai?" Domandai cercando di riprendermi il libro "scopiamo." Disse diretto. "No." Dissi serio, ma che gli prende? Da quando si comporta così? "Perché no?" Domandò irrequieto. "Ale non so cosa tu abbia, ma la soluzione non è scopare con me." Gli strappai il libro dalle mani. "Non ho niente." Disse mettendosi seduto. " Solo perché sei qui con me non sei obbligato a fare qualcosa con me. Siamo amici ormai, no?" Dissi poggiando il libro sul comodino, mi girai a guardarlo ma lui aveva la testa china sulle sue mani. "Dici che siamo amici..." Disse fermandosi per alzare il capo per guardarmi "A me non mi pare Marco." Disse alzandosi con furia, lo guardai nel raccogliere la sua roba in giro per casa era agitato e non capivo per quale motivo si stesse comportando in quel modo, rassegnato mi alzai pure io per andargli incontro. "Che fai?" Dissi prendendogli la roba dalle mani "me ne vado." Disse cercando di riprendere le sue cose. "Ale smettila." Dissi infastidito, mettendo le sue cose sopra il letto "non c'è nessun motivo per cui tu debba reagire in questo modo." Sospirai esasperato e mi girai verso di lui, tremava, il suo sguardo era intento a guardare la sua roba sul letto "Non siamo mai stati amici." Disse in un sussurro, non mi guardava continuava a fissare la sua roba sul letto quasi con disperazione. "Un tempo si." Mentì, lo sapevo anche io che non eravamo mai stati amici, ma cosa potevo dire? "Invece no." Disse sedendosi sopra il materasso, era irrequieto e il suo sguardo era fisso davanti a sé. "Non sei mai stato per me solo un semplice amico." Disse con una smorfia il suo sguardo salì verso il soffitto. "È meglio che me ne vada." Disse alla fine.
Lo guardai che si alzava per riprendere le sue cose, io rimasi basito da tutto ciò "fai così perché non voglio farlo?" Dissi prendendolo per un braccio e facendolo così girare verso di me, il suo sguardo scese lungo la mia mano stretta su di lui e fecce un sorriso triste. " È meglio per entrambi" Rispose cercando di togliere la mia mano. "Fai quello che ti pare Alessandro. L'hai sempre fatto no? Continua, ma se esci di qui scordati che esisto. Non voglio saper niente della tua esistenza." Dissi con rabbia, ero stufo che non mi guardasse, stufo di tutto ciò e l'unica cosa che potevo dirgli erano le stesse parole che mi disse lui mesi fa.
Il ragazzo si bloccò all'istante con la sua mano sopra la mia cercava di assorbire le mie parole. "Anche se fai così non cambio idea. Sono stufo." Dissi nervoso, lui alzò la testa verso di me stupito da quello che gli avevo appena detto. "Non puoi dire sul serio.." disse scuotendo il capo incredulo.
"Invece si." Dissi severo, i miei occhi incrociarono i suoi, sembrava che mi stesse facendo una supplica silenziosa. "Te l'ho detto son stufo." Dissi mollando piano il suo braccio, sgranò gli occhi leggermente prima di riabbassarli e girarsi nuovamente. "Te l'ho detto mesi fa. Non volevo di nuovo questa situazione. Non sono il tuo giocattolo di sfogo."
La mia rabbia velenosa era l'unica che uscì fuori.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora