Capitolo 40

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Accompagnai il ragazzo a casa dopo essere stati in giro per le vie di Milano, in ricerca, come diceva lui, di consolazioni.
Trovammo un locale aperto sui Navigli, ma dopo due drink mi ci volle un'ora per caricarlo sulla macchina.
Non mi ero reso conto di quanto avesse bevuto fino a quel momento.
Era strano ritrovarci così, fino a tre ore prima eravamo sdraiati nel suo pavimento color avorio e adesso mi ritrovavo ad aprire la sua porta di casa con lui al seguito che sbandava per le stanze.
"Marco, dovresti essere già a casa tua." Disse togliendosi le scarpe a fatica.
"Ma va' non so neppure se mi ha risposto." Dissi alzando gli occhi al cielo.
Mi guardò stringendo gli occhi "Sei veramente un cretino fatelo dire."  Disse scuotendo la testa irritato. "Sono realista." Gli risposi sorridendo.
"Sai i realisti sbagliano certe volte, pensate che tutto ciò che vi circonda sia come volete che vada. Ma non è così Marco, non fa male sperare, sai?" Disse sorridendo dolcemente.
"Tocca mettiti a dormire." Dissi aiutandolo a togliersi il resto della roba.

Appena si addormentò decisi di vedere se effettivamente se l'altro mi aveva risposto. Sperando che non fosse già sotto casa mia.

Alessandro; Sei sicuro?

Il suo messaggio era di un'ora fa. Sospirai rassegnato, ero veramente sicuro di farlo? Di incontrarlo?

Io; Scusa se ti rispondo ora, sicuramente starai dormendo. Comunque, non ti nego che ho qualche dubbio a tal proposito, ma siamo grandi e dobbiamo parlare. Io purtroppo non mi posso spostare, Teo ha bevuto molto e dovrei controllarlo..

Dopo avergli inviato il messaggio bloccai il telefono, tanto non mi avrebbe risposto,  almeno per quella notte. Mi sdraiai sul divano cercando di stare calmo, notai solo ora che il soffitto era di un'eleganza unica, uno stile che mi ricordava molto l'arte barocca.
"Ehi Marco, guarda qua..ti piace?" Disse il ragazzo entusiasta. Un immagine sfuocata entrò nella mia visuale da mezzo addormentato che ero.
"Mmm ..mi hai svegliato.." dissi sbadigliando prendendo la rivista che mi stava praticamente attaccata in faccia.
"Mi devi solo dire se ti piace" mi rispose con un sorriso da bambino, lo guardai con un sopracciglio alzato senza capire "Ale... è il muro di Berlino..." Dissi alzando gli occhi al cielo esasperato, dovevamo finire una canzone non a giocare indovina cosa mi piace. Lui mi guardò divertito alzandosi per andare verso il piano forte. "Scusami se stono." Disse prima di iniziare a suonare e subito dopo senti fuoriuscire dalla sua bocca una voce particolare, vibrante che mi ricordava in modo particolare il medio oriente.
"Facevo delle pause lunghe una volta.
Ma ridere e ascoltarti per ore non mi basta.
Ballavi latino americano una volta.
Senza tenere il tempo come quando c'è casino ad una festa
E c'eri sempre tu che mi tiravi su con dei film stupidi senza dire una parola
Non mi capirai mai né domani né ora
E tu preferivi la TV che starmi vicino
E come fai a vivere se attorno al cuore hai il muri di Berlino?" La sua voce, mi ricordava la sua terra d'origine, era tagliente nella mia testa.
"Cazzo Ale." Riuscì a dire dopo qualche minuto dopo, lui mi guardava imbarazzato "Non è niente di ché. Però prima vorrei sentirla cantata da te." Disse passandomi il foglio con riluttanza, lo stavo mettendo così tanto in soggezione?
"Perché sei così impacciato?" Domandai sistemandomi su uno sgabello affianco a lui, guardai il testo sorpreso di leggere tutte le modifiche che aveva portato. "Come scusa?" Mi domandò con un sopracciglio alzato, mi guardò curioso. "Perché sei così impacciato?" Ridomandai stavolta alzando gli occhi su di lui e notando solo ora di quanto i suoi occhi fossero così belli. "Ehm non capisco in ché senso.." disse distogliendo il suo sguardo dal mio, era forse una mia percezione? "Sono molto schivo con le persone..non è ché prendo subito confidenza.." disse suonando qualche nota a caso cercando di non guardarmi. "Ah ecco perché." Dissi ridendo. "Pensavo che ti stavo mentendo troppo in soggezione." Il mio sguardo riprese a leggere il testo, aveva un so ché di personale, mi ricordava vagamente me, seduto per ore sulla mia poltrona. Alessandro lo sapeva che stavo molte ore davanti alla TV, essendo che ultimamente ci vedevamo lì per scrivere le bozze in silenzio totale, solo che io mi concentravo a vedere le partite che scrivere i testi delle canzoni. "Sembra che tu..ti sia ispirato a me." Dissi divertito.
"Infatti è così." Disse serio guardando davanti a sé. "Alla fine mi hai chiesto che volevi qualcosa di semplice che ti poteva rappresentare...ho pensato... perché non descriverlo." Disse alzando le spalle, sbadigliò leggermente. "Comunque Marco credo che per oggi abbiamo fatto, se non ti dispiace andrei a casa.." disse alzandosi dallo sgabello.
Lo guardai perplesso "Di già?" Domandai incerto guardando l'orario, erano soltanto le sei di sera, non era da lui andarsene così. "Si.. mi dispiace, ma oggi sono veramente stanco." Disse sbadigliando ancora.
"Ehm... perché non ti sdrai nella camera degli ospiti?" Domandai come se fosse un mio amico di lunga data, lui invece alzò un sopracciglio stranito dalla mia richiesta. "Tranquillo, poi ho mia madre a casa da sola e sicuramente mi ammazzerebbe se dovessi rimanere a casa di uno sconosciuto." Disse ridendo e raccogliendo la sua roba sparsa in giro per casa.
"Sono uno sconosciuto?" Domandai curioso, lui scoppiò di nuovo a ridere nervoso, "Perché chi sei per me?" Domandò guardandomi divertito. "Chiunque tu voglia." Risposi direttamente senza pensare, era la prima volta che cercai una connessione con lui.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora