Capitolo 39

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Potrà sembrare ripetitivo. Potrà sembrare un mio tentativo di allontanarmi da tutto ciò. Potrà sembrare un mio modo di non accettare il fatto che abbiamo preso due strade diverse, ma niente in confronto potrà far capire quanto io e ripeto io, non ci stia male a star lontano da lui. Vederlo con un altro che non sia la mia figura mi fa cadere le palle lentamente al suolo, mi fa arrivare il sangue al cervello e mi fa ritornare indietro nelle mie decisioni.

Tornai a casa tranquillamente quel giorno, felice che la nostra relazione andasse così bene. Invece, un fottuto messaggio mi strappò dalla fantasia. Mi aveva lasciato come se non fossi nessuno. Mi sentivo cosi a pezzi che non mi fregava più di niente, almeno così pensavo.

Ed eccomi qui a casa di Teo, un ragazzo con cui mi stavo frequentando da qualche settimana, stava seduto sulla sedia con lo sguardo nel vuoto ancora incapace di comprendere che effettivamente lo stavo lasciando. Non capirò mai perché mi fanno perdere così tanto tempo, alla fine dovrebbe essere una fortuna per loro non perdere più tempo con me, no? E invece sto qui da questa mattina sul suo divano, aspettando che mi cacci via ad insulti per stare almeno un poco più tranquillo con la mia coscienza. "Stai bene?" Gli domandò dopo una bella mezz'ora ad aspettare che parlasse. "Te né frega qualcosa?" Mi risponde freddamente girando la sua testa verso di me, i suoi occhi color smeraldo puntavano verso i miei, cazzo quanto era bello con quello sguardo di ghiaccio, dovevo farlo arrabbiare più spesso. "Teo, solo perché ti ho detto questa cosa, non vuole dire che non mi frega niente di te."
Purtroppo ragazzo sono troppo emotivo per lasciarti in queste condizioni.
"Lo sai vero, che non sono il tipo ché fa' cazzate?" Si alzò dalla sua sedia per andare ad aprire il frigorifero. "È normale che io sia irrequieto per questa cosa, ma l'ho immaginato... l'ho immaginato quando ho visto che non toglievi più il tuo sguardo da quel ragazzo, non so chi sia e non voglio neppure saperlo, ma sappi ché a me non interessa se tu hai il cuore impegnato, posso amare per entrambi." Disse appoggiando una birra sul tavolino davanti a me con un sorriso che mi ricordava proprio quel ragazzo di cui parlava. Perché quel giovane che mi aveva scombussolato anche l'anima aveva un fottuto sorriso, ne aveva a migliaia per ogni fottuta occasione anche la più intima e ogni santissima volta rimaneva impresso nella mia testa. "No, non posso accettare. Non voglio prenderti in giro e non voglio neppure che tu soffra per una cosa del genere. Quel ragazzo non so neppure io chi sia. Mi ricordava una persona che avevo conosciuto tanto tempo fa." Gli dissi la prima cazzata che mi venne in mente, prendendo quella maledetta birra tra le mani, non mi piaceva nemmeno, ma era sempre l'unica cosa alcolica a disposizione che potevo bere in quel momento a casa di quel giovane.
"C'hai lavorato insieme e non sai chi è?" Disse perplesso sedendosi di fianco a me, "davvero non sai chi sia?" Mi domandò bevendo un sorso della sua birra. Cercai di fingere di pensare chi mai poteva essere "Non ti saprei dire..ho lavorato con un sacco di persone.. è un musicista?" Domandai bevendo un gran sorso della mia.
"Marco, era Alessandro Mahmoud. Mahmood. Come fai a non ricordarti di lui? L'hai presentato anche a Sanremo." Disse con sdegno.
Lo guardai inclinando il capo e lo guardai incerto. "Non so chi sia." Ero diventato bravo a mentire di non sapere chi fosse, alla fine erano mesi che nessuno accostava il mio nome al suo. "Mi stai prendendo in giro?" Mi domandò alzando la voce. "Credi che io sia così stupido?" Disse ridendo incredulo alzandosi dal divano. "Almeno per una volta riesci a togliere quella maledetta maschera da ipocrita che hai?" Chiese alzando gli occhi al cielo. Era così importante sapere se io effettivamente lo conoscessi? Lo guardai torvo, la sua gelosia verso il giovane mi stava iniziando ad infastidire non poco ma di più. Sospirai esasperato da tutto ciò. "Non capisco cosa t'interessa sapere, se effettivamente lo conosco? Oppure se mai ci ho scopato? Entrambe però non son affar tuo. E poi hai detto che non lo conosci e a me pare che quasi che tra poco mi butti pure il suo numero di telefono sul tavolo." Dissi sarcasticamente, mi aveva rotto le palle, come tutti quelli che mi tiravano fuori il suo nome come se tutti fossero amici suoi. Ad un tratto mi tirò il mio telefono sul divano. "L'ho già scritto da parte tua." Disse bevendo l'ultimo goccio della sua birra e guardandomi divertito. Io abbassai lo sguardo sul mio telefono dove c'era una chat aperta, i miei occhi ero increduli nel leggere il nome. Come Il testo del messaggio era breve e diretto;

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora