Capitolo 42

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Raccolse tutta la sua roba che stava in giro per la stanza anche le ultime cose che avevo conservato in questi anni. Infastidito scesi giù in cucina, sapevo che sé rimanevo ancora lì l'avrei fermato dal andarsene via ed era l'ultima cosa che volevo fare, alla fine per lui ero solo un giocattolo e me ne aveva dato la conferma. Ero arrabbiato e deluso allo stesso tempo. Voleva davvero uscire completamente dalla mia vita? Buon per lui, avrei continuato la mia senza problemi.

"Ho fatto." Disse entrando in cucina per prendere il suo telefono che stava affianco al piano cottura. "Ecco dov'era." Disse accendendo lo schermo, rimase a fissarlo dubbioso, per poi portarlo all'orecchio, il suo viso divenne più tirato del solito e sospiro rassegnato. "Sono in palestra, dieci minuti e sono da te." Disse staccando la chiamata e si girò verso di me con un sorriso incerto "Grazie per la ospitalità e grazie di tutto." Disse grattandosi il collo "adesso scusami, ma ho un appuntamento.." disse disinvolto andando a prendersi la sua borsa che stava sopra il divano, io rimasi in silenzio, sapevo che stava andando da quel tipo, sapevo anche preferiva stare con lui che con me. "Va bene" dissi freddo. Lui mi guardò dubbioso "Davvero vuoi che finisca così?" Domandò frastornato, non mi pare che ti sei fatto scrupoli ad accettare l'invito di quel tizio. "Non mi pare che tu abbia detto il contrario." Risposi freddamente, girandomi per tornare dentro la cucina. Sentì il boato della porta, a quanto pareva contavo meno di zero per lui. Ero solo un fottuto giocattolo per i suoi capricci. La mia rabbia salì al cervello che presi la prima cosa che avevo tra le mani e la lanciai per terra con rabbia, una scheggia rimbalzo sulla mia mano. "Cazzo." Dissi aprendo il rubinetto.
"Accidenti a me." Borbottai infastidito.
"Che hai fatto stavolta?" Disse una voce dal salone, sembrava scocciata, mi bloccai nel aspettare che non fosse la mia immaginazione a fare i suoi soliti giochetti, ma a quanto pareva non era così, il giovane si appoggiò allo stipite della porta guardandomi con uno sguardo torvo. "Non eri andato via?" Domandai stranito tornando a guardare la ferita sotto l'acqua. "Mi sono reso conto che stavo facendo una stupidaggine." Disse serio, si avvicinò per passarmi un panno dal cassetto apposito. "Ti è entrata una scheggia?" Domandò impassibile guardandomi tamponare la ferita. "Come smette un po' controllo." Dissi appoggiandomi con la schiena al lavello. "Il tuo appuntamento?" Mi guardò serio e sbuffò "Liam può aspettare." Disse freddo.
"Tu lo ami?" Domandai ma era più un'affermazione la mia, lui mi guardò perplesso e poi scoppiò a ridere. "Ti sembro uno che si innamora di uno stalker?" Lo guardai sorpreso, ma divertito dalla sua uscita "Che né so, sei imprevedibile." Dissi togliendo il panno dalla mano ferita, il giovane si avvicinò per esaminare il taglio. "Sai in tutta la mia vita ho amato soltanto un uomo tanto da far di tutto per fargli rendere conto della mia esistenza..." Sospirò rassegnato, "E chi è?" Domandai curioso, alzò il suo sguardo sul mio viso divertito "qualcuno che tutt'ora non si è reso conto." Abbassò nuovamente il suo sguardo sulla ferita "Sembra che ti abbia solo graffiato, un cerotto e sei apposto." Disse mollando la mia mano e facendo un passo indietro, con naturalezza lo riavvicinai a me facendo scivolare l'altro mio braccio lungo le sue spalle, lasciando che le mie labbra incontrassero le sue in una danza che mi era mancata da morire, lui si  bloccò a quel toccò, ma poi si rilassò facendosi trasportare dal momento. "Chi ha detto che io non mi sono mai accorto di te?" Domandai tra un bacio e l'altro. Lui si rigidi a quelle parole era come se non si sarebbe mai aspettato quella reazione da me. "Pensavi che non capissi che parlavi di me?" Dissi ridendo distaccandomi il tanto per guardarlo in viso, il ragazzo si morse il labbro inferiore pensieroso, ma non mi rispose, ma rimase a fissarmi incuriosito "pensavo che più tosto ti saresti accorto tu che non mi stavi cosi tanto indifferente." Dissi strofinando il mio naso contro il suo. "Pensavo che ti andava questa a lontananza...non mi hai mai dato segno che mi volessi ancora." Disse abbassando il suo sguardo, sorrisi, era così tanto ingenuo? "Ale, se volevo che finisse cosi..non mi sarei fatto trascinare di nuovo in un gioco di sguardi, in cui mi hai trascinato inconsapevole. Ti avrei potuto riprendere da subito? Forse si, ma non sono stato io a scappare stavolta. C'è stata questa occasione ed entrambi sappiamo che l'abbiamo accolta senza renderci conto che forse era meglio non farla." Dissi abbassando la mia fronte sulla sua "Ero incazzato, deluso, mortificato ed esausto. Vederti tranquillo e spensierato mi portava alla disperazione più totale. Non capivo cosa avessi fatto per meritarmi ad essere mollato così." Dissi chiudendo gli occhi, lui sospirò e si liberò dal mio abbraccio. "Liam mi ha ricatto.." disse ad un tratto dandomi le spalle e andando verso il salone, lo segui. "E da quando ho chiuso la chiamata quando c'eri tu che non mi lascia in pace.. ho provato a non dargli corda.. ma ha minacciato di farti del male e lì non ci ho visto più." Disse sedendosi sul bracciolo della poltrona, non mi guardava e sembrava abbastanza intimidito. "E per questo mi hai lasciato?" Dissi con rabbia, non rispose. I nodi stavano tornando al pettine e io mi sentivo stravolto da tutto il quanto. "Hai il tour di mezzo." La mia bocca parlò senza che me ne rendessi conto. "Non puoi nascondere una cosa del genere. Lo sai?" Dissi senza pensare al tutto il resto, lui fecce segno di sì con la testa. "E per questo..." Si bloccò e che capì che avesse fatto quella scelta per la sua carriera. "Non ti biasimo." Riuscì a dire contro il frastuono che avevo in testa, alla fine anche io avevo scelto la mia carriera per lui. Adesso potevo capire il dolore che gli avevo causato, perché l'avevo provato anche io anche se ho cercato di negarlo più di una volta, adesso me ne rendevo conto. "Non volevo che ti facesse del male." Disse alzando la testa verso di me. "Non volevo causarti problemi." Disse girandosi nuovamente. "Non ti preoccupare.." Dissi tornano in cucina, avevo la bocca secca e mi sentivo sopraffatto dalle emozioni contrastanti che sentivo nel petto.

Salì di sopra lasciando il ragazzo ancora in salone, non sapevo se sarebbe andato via o meno, ma non riuscivo a spiaccicare parola. Avevo solo capito rimuginandoci sù che non era una cosa insignificante, che quel tipo doveva essere fermato al più presto anche se ciò significava mettere la mia immagine a rischio. Cercai un suo amico giornalista per chiedergli informazioni su questo tizio, per fortuna non mi diede filo da torcere come successe tanto tempo fa, ma anzi, mi chiamò all'istante. "Preferisco parlarne a voce." Disse serio. "Purtroppo non posso parlare in questo momento." Dissi controllando che Alessandro non salisse su in quel momento. "Alessandro, lo sa?" Domandò titubante. "No, voglio che stia tranquillo. Ne ha passate abbastanza." Dissi serio. "Mi ha detto che sta da te." Disse preoccupato, " è successo qualcosa?" Domandò serio. "Non ti ha detto niente?" Domandai di rimando. "No, mi ha detto solo che avete chiarito." Rispose perplesso. "Diciamo, comunque non è per questo motivo." Dissi chiudendo la porta della camera. "Oddio ...di nuovo?" Domandò alzando leggermente la voce. "A quanto pare si." Dissi serio sedendomi sul letto. "Deve ringraziare che ho promesso ad Alessandro di non andarlo a cercare. Comunque cerco di scoprire tutto ciò che potrebbe essere utile. Appena so qualcosa ti chiamo." Disse serio prima di chiudere la chiamata. Sospirai e sperai che con il suo aiuto saremmo riusciti a cavarne piede. Decisi di farmi una doccia per calmare i miei nervi. Alessandro era di sotto, sentivo la TV che cambiava continuamente canale, alzai gli occhi al cielo per il fastidio che mi dava la sua testardaggine. Mi sentivo più rilassato, la rabbia si era calmata ed ero riuscito a ragionare un po' su tutto il quanto. Trovai il ragazzo sdraiato sul letto in pancia in giù intento a guardare il telefono. Mi sdraiai pure io. "Oh hai fatto." Disse tranquillo. Presi il mio telefono tra le mani e senza guardarlo dissi semplicemente "c'ho messo il tanto giusto." Scrollai i vari social, lui non mi rivolse più la parola per qualche ora. Alla fine non eravamo obbligarti a parlare in continuazione. "Ho fame." Disse alzandosi a sedere e girandosi verso di me. "Ordinati qualcosa, io non ho fame." Dissi sbadigliando. "Io voglio mangiare con te." Disse serio alzando gli occhi al cielo. "Non incominciare. Non ho fame." Dissi infastidito, alzò un sopracciglio "anche se fai così per me è no." Dissi serio. Sbuffò "allora niente mi metto a dormire." Disse buttandosi giù infastidito. "Ho lo stomaco chiuso." Dissi per non farlo preoccupare, lui si rilassò e si girò verso di me. "Che guardi?" Domandò trascinandosi quel poco che bastasse per vedere meglio il mio telefono "Devi partire?" Domandò curioso. "Si devo andare a Napoli qualche giorno e poi ho altre cose da fare." Dissi serio, purtroppo avevo già ordinato tutta la mia estate. "Quindi non riusciremo a vederci..." Disse irrequieto.
"Purtroppo mi sono già organizzato." Dissi impassibile. Sbuffò e mi prese il telefono pensieroso. "Posso darti le chiavi del appartamento." Disse ridandomi il telefono. "Non c'è bisogno." Dissi bloccando il telefono. "L'importante è che non mi sporchi il letto se porti qualcuno." Disse sbadigliando. "Ancora di meno ci vado." Dissi ridendo, alzò gli occhi al cielo "Sono a New York in quei giorni." Disse pensieroso. Mi girai sorpreso verso di lui "Pride" mi rispose alla mia domanda silenziosa, mi alzai di colpo. "Scherzi? È fantastico Ale." Dissi entusiasta. Lui sgranò gli occhi sorpreso. "Si in effetti è una gran cosa." Disse ridendo. "Dobbiamo festeggiare." Dissi saltando giù dal letto. "E come vorresti festeggiare? Se non vuoi che esco?" Disse ironico. Gli sorrisi "Come facevamo prima, no?" Dissi ridendo.

E così fu. Film e qualche bottiglia di vino.
"Se questo è il tuo modo di festeggiare mi sembra un po' cringe." Disse sedendosi di fianco a me. "Beh non hai visto che film ho scelto." Dissi mettendo play. Mi girai a guardarlo all'inizio era un po' dubbioso, poi la sua espressione cambiò radicalmente. "No vabbè.." scoppiò a ridere. "Mi sembrava giusto ricordare i vecchi tempi." Dissi sorridendo.

RAPIDE (Mahmood&Mengoni)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora