Sofia
Mi allontanai da lui come se mi fossi scottata, sbattei con la schiena contro la testiera del letto, in preda all'attacco di panico che non era riuscito a venir fuori in precedenza.
"Stai lontano da me!" urlai a squarciagola, immersa nelle lacrime.
Lui, d'altro canto, sorrideva come se stesse assistendo ad uno show comico, piazzato sulla Mediaset.
"Che cosa vuoi eh? Mi vuoi uccidere? Ti ho sentito sai! Fallo subito, stronzo!" urlai senza pensare a ciò che stavo dicendo.
In pratica lo stavo istigando come se non ci fosse un domani e potevo seriamente dire addio a quel mondo una volta per tutte. Ma io non volevo realmente morire... non così, almeno.
Mi rannicchiai su me stessa, poggiando i gomiti sulle ginocchia e piangendo a dirotto.
"Non basta la mia famiglia, la mia vita... ti ci metti anche tu adesso" sussurrai sfinita, dopo minuti interminabili.
Sentii un peso sul materasso e il freddo del ghiaccio accarezzarmi la caviglia.
"Lasciami!" mi dimenai, cercando di mettere distanza tra me e lui ma mi afferrò la stessa caviglia dolorante e mi trascinò sotto il suo corpo.
Divaricò le cosce ai lati della mia vita e tenne entrambi i miei polsi racchiusi con una mano. Strinsi i denti per il dolore tremendo al piede: l'osso era sicuramente rotto e se non lo era avevo sicuramente subito una brutta slogatura.
"Mettiamo in chiaro una cosa, Cocò..." spostò alcune ciocche di capelli dal mio viso e strinse le mie guance costringendomi a guardarlo in viso.
"Qui le regole le detto io, si fa come dico io... e ricorda che se avessi voluto ucciderti lo avrei già fatto senza che te ne saresti accorta. Prendila come una vacanza, lontana dalla tua famiglia che come sostieni ti crea tanti problemi, lontana dal tuo Iphone e dai vestitini all'ultima moda come quello che indossi... comportati bene e vedrai che sarà ricambiato. Comportati male e non uscirai da qui allo stesso modo di come sei arrivata. Chiaro, Cocò?"
Osservai i suoi muscoli flettersi, lo sguardo tagliente, la freddezza ghiacciante delle sue parole.
"Voglio solo sapere la verità e ti giuro che starò buona" cercai di convincerlo.
"Non sei nella posizione di negoziare..."
"Ma sono nella posizione di vietarti di chiamarmi Cocò... e poi per quale motivo?" ebbi la faccia tosta di chiedere.
"I tuoi stivali... quando te li ho tolti ho visto il logo di Chanel" allentò la presa sui miei polsi.
"Posso sapere com'è successo? Mi sei arrivato addosso?" provai a chiedere.
Il suo sguardo si posò sulle mie labbra e rimase li per alcuni secondi. Poi parve svegliarsi e osservò nuovamente le mie iridi.
"Non cercare di sviare discorso, non sono fesso come credi" si alzò completamente da me e si diresse verso l'armadio.
Prese alcuni vestiti e ritornò da me, che ero rimasta ancora stesa.
"Tieni, indossa questi... quel vestito è indecente ormai" la voce baritonale mi fece sollevare.
Mi alzai in piedi ma appena posai il piede gonfio per terra un gemito di dolore mi uscii spontaneo.
"Che male!" trattenni le labbra tra i denti per evitare di gridare.
"Non hai nessuna frattura, hai solo subito uno schiacciamento sui tendini intorno al malleolo. Devi stare a riposo per un po' di giorni" mi lesse nuovamente nel pensiero.

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More and over
RomanceIl serpente, l'inganno. Le manette, la costrizione. Il passato che perseguita, manipola il presente. Ma niente può ostacolare lo schiudere del primo uovo di una farfalla che si presta a volare, pronta ad essere seguita dalle sue simili, nel gergo co...