11. Prenditi ciò che ti spetta

95 3 1
                                    

Sofia


Il tempo trascorreva lentamente, ma non così tanto da far passare la quantità che a me necessitava.

Era quasi arrivata l'Epifania; ma quell'anno per me non ci sarebbero stati né dolci, né salati, bensì una grande quantità di carbone, la stessa presente nel camino che stavo fissando da ore.

Avevo indossato una sua felpa mentre in mano reggevo una tazza di latte caldo. Non so come faceva a procurarsi il cibo se non poteva essere visto, ma anche se glielo avessi chiesto non mi avrebbe risposto.

I capelli ricadevano ancora bagnati sulle spalle, ma non sentivo freddo. Passavo così le giornate, nei momenti in cui lui non c'era. Nel completo silenzio, poiché il televisore non funzionava.

Girai pagina, apprezzando il libro che stavo leggendo, almeno avevo qualcosa da fare, in quel nulla cosmico. Era un libro d'amore di Nicholas Sparks; un autore di libri che narravano di amori impossibili, fiabeschi e quasi paranormali.

Mi era capitato di leggere altri suoi scritti, ma non li trovavo poi così interessanti. Preferivo altro. Sentii la porta di casa aprirsi e intuii fosse arrivato lui. Rimasi così, rannicchiata sulla piccola poltroncina davanti al camino, illuminata solo dalla luce delle fiamme.

Mi sentii osservata ma non feci caso, anzi lo ignorai. In fondo era quello che lui voleva, no? I rumori mi fecero capire che si era avvicinato al lavello, per riempire un bicchiere di acqua.

Mi leccai le labbra, finendo la tazza di latte e allungandomi per posarla sul ripiano in marmo del camino.

Posai la testa sul palmo della mano, sorretta dal gomito puntellato sul bracciolo morbido.

"Vuoi mangiare qualcosa?"

Non gli risposi, non me ne fregava un cazzo né di lui, né di niente. Non sollevai neanche la testa dal libro, ignorandolo completamente, come se non esistesse. Sfiatò come un toro, irritato dal mio atteggiamento. Quello era solo l'inizio, ero intenzionata a portarlo all'esasperazione.

"Sofia" mi richiamò con un tono che ammetteva ben poche repliche.

"No" sussurrai distrattamente, sfogliando svogliatamente le pagine del libro.

"Non puoi continuare a bere latte, non sei un neonato"

"Da quando hai potere su di me, Xavier? Ah vero, da sempre. Peccato che ormai i giochi siano finiti" sistemai gli occhiali sul viso e gettai il libro tra le fiamme che lo corrosero immediatamente.

Xavier quasi non si aspettò una risposta simile, accompagnata da quel gesto.

Alzai furiosa il capo verso di lui e accavallai le gambe. Mi ero rotta il cazzo di fare la vittima; o meglio l'avrei fatta come si deve, a modo mio.

"Stai attenta a come parli o..."

A quel punto mi imbestialì completamente, ma decisi di sfoderare l'arma dell'indifferenza e delle risposte taglienti.

"Che fai? Mi uccidi?" mi sollevai e camminai verso di lui, arrivandogli quasi addosso.

"Allontanati" ordinò, serrando la mascella e irritato dal mio modo di fare. I nostri petti quasi si sfioravano.

"Fallo, libera la bestia che è in te, che fai? Hai deciso di sopprimerla? Però ti piaceva quando mi puntellavi il pacco sul culo, mentre mi strozzavi con il doccione... no, Xavier?" alzai la voce, guardando le sue iridi ghiacciate trasformarsi. In quel momento vidi le tenebre catturarlo e impossessarsi di lui.

Mi afferrò per la gola e mi sollevò con facilità fino a farmi perdere la terra sotto i piedi. Strinse ma non tanto da impedirmi di respirare mentre mi dimenavo, cercando di prendere le redini della situazione.

More and overDove le storie prendono vita. Scoprilo ora