17. Amarti

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Sofia


Mi svegliai di soprassalto, sentendo il portone principale aprirsi. Tastai il posto al mio fianco vuoto, le coperte perfettamente intatte, segno che mi ero addormentata prima del previsto. Stropicciai gli occhi e mi guardai intorno, indecisa se alzarmi o meno.

Mi misi a sedere, rannicchiando le ginocchia al petto e abbracciando le gambe.

La porta della camera si aprì poco dopo e all'inizio non notò che ero sveglia. Quando lo fece si accigliò, perso nell'oscurità della stanza con solo la luce della luna a illuminare i suoi tratti. Si tolse le scarpe e gettò lontano il giubbotto, per poi distendersi rapidamente sul letto, affianco a me.

"Ti ho svegliata? Non era mia intenzione"

"Ho sentito la serratura scattare, sicuramente stavo per svegliarmi ugualmente. Il mio sonno non è così pesante come credi" mormorai.

Flesse le mani dietro la nuca e incrociò le caviglie, guardando il soffitto con sguardo assente.

Mi chiedevo cosa avesse fatto per tutte quelle ore in giro, mi chiedevo se fosse stanco della vita a cui era stato costretto. Sicuramente la risposta all'ultima domanda già la sapevo, ma comunque continuavo a chiedermi ripetutamente come poteva una persona sopportare tanto.

Non conoscevo la vendetta, ma sapevo che era un sentimento che ti logorava all'interno, ti costringeva a volerne sempre di più.

Non era un'emozione semplice e non era neanche semplice controllarla, poiché spesso per vendicarsi del male subito eri costretto a farne altro. Ciò scatenava un circolo vizioso che si arrestava solo se la persona che aveva fatto a te del male, ne provava a sua volta.

Per Xavier però non bastava vedere Steve dietro le sbarre. Lo voleva morto, probabilmente dopo una dolorosa ed estenuante tortura. Non che io non lo volessi. Anzi bramavo le sue stesse sensazioni ma le vivevo in maniera differente, poiché il male non era stato fatto a me in modo diretto e personale.

Tuttavia mi sentivo molto legata a Xavier e a quello che aveva vissuto, tanto da voler combattere con lui i demoni che lo perseguitavano da tempo.

"Dove sei stato?"

Portò una mano sul viso e strinse tra le dita la base del naso, forse stanco di darmi spiegazioni.

In quel frangente notai le sue dita intrise di sangue, ormai secco.

"Oh mio Dio..." sussurrai, sbarrando gli occhi.

"Non è successo niente Cocò. Ho solo assistito a qualcosa cui non volevo assistere"

Le sue iridi si schiantarono nelle mie: era sincero.

Sbattei più volte le palpebre, cercando le parole da dire, tuttavia lui mi precedette. Si tirò su a sedere e afferrò la mia vita, trascinandomi sul suo grembo.

Avvolsi le cosce attorno alla sua vita e mi lasciai cullare da lui.

Mi abbracciò, ma non era un abbraccio qualsiasi, esprimeva paura, solitudine... un qualcosa che mi fece tremare involontariamente.

"Xavier... che hai?"

"Ho trovato uno dei covi di Steve... ma avrei preferito andarmene prima di vedere certe scene" sussurrò con voce greve, spostando le ciocche dei miei capelli dal viso, ancora con le dita sporche "ha ucciso una ragazza che conoscevo bene... nonché la sua ragazza storica, se così di può definire"

"Lo hai visto... con i tuoi occhi?"

"Erano poco distanti da dove io mi nascondevo"

"Sei riuscito a sentire cosa dicevano? O eri troppo lontano?" chiesi, accarezzandogli la guancia sinistra.

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