35. Risposta sbagliata

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!!!contenuti sensibili!!!


Sofia


Stavo per uccidere un uomo.

Nonostante questo ero pronta, per niente intimorita.

Era come se quella era la cosa giusta da fare, e in effetti lo era. Volevo vedere la sua vita scivolare via dai suoi occhi, ancora aperti e spalancati e che non avrei per niente chiuso con le mani. Doveva rimanere così, cazzo.

La limousine ci stava conducendo dall'altra parte della città, in un locale al quanto chic, ma non uno chic qualsiasi. Era uno di quei locali dove la musica rimbombava a palla e tu eri seduto nel privè a strafarti di coca.

Non io, ovviamente, ma chi era solito andarci, compreso il mio novello sposo.

I suoi amici non erano stati contenti di portarmi con loro, ma Steve li aveva azzittiti tutti, prendendomi come una fottuta principessa, in braccio.

Chissà, quel colosso stronzo stava iniziando a provare qualcosa per me e io non ero così fessa da non approfittarmi del suo stato di grazia.

Indossavo un abito da puttana, trovato nella cabina armadio ricca di vestiti acquistati da mio marito. Era praticamente impudico, di un tessuto quasi trasparente che lasciava la schiena scoperta fino al sedere, una scollatura da far girare la testa e un orlo fin troppo corto per i miei gusti. Quella non era moda, era esibizionismo. E non era di certo tra i miei capi preferiti. Anzi, il contrario. La parte pudica di me si sentiva a disagio, si vergognava di quegli sguardi languidi sulla pelle bianca.

La cosa alta e tirata, nero pece, faceva risaltare l'eyeliner lungo che sfilava i miei occhi.

I tacchi erano la cosa che più odiavo, infatti avevo un paio di sandali alla schiava che si intrecciavano sul polpaccio.

Il locale era gremito di gente che ballava e twerkava come animali.

Tutto quello era ciò che avevo sempre odiato, per fortuna mi ritrovavo seduta su un divanetto in velluto nero, a sorseggiare un cocktail alla frutta.

Sentii la mano di Steve poggiarsi sulla mia coscia e cercò il mio sguardo.

"Il coglione ci aspetta nel retro del locale, con la scusa dei soldi che gli devo. Due dei miei lo prenderanno e andremo nei parcheggi. A quest'ora non ci sarà nessuno" alzò la voce, vicino al mio orecchio per sovrastare la musica alta che pompava nel locale.

Annuii con il capo e circa mezz'ora dopo ci allontanammo con la scusa di andare in bagno. Non dimentico lo sguardo malizioso degli stronzi verso Steve. Cosa credevano? Che sarei andata in bagno per una ripassatina?

Stronzi.

Seguii Steve per le scale, prendemmo un ascensore successivamente e arrivammo nei parcheggi sotterranei. Le luci a neon illuminavano il centinaio di macchine parcheggiate, alcune di esse di lusso. La frescura di quel posto mi avvolse, peccato per l'odore di benzina e di gomme usurate nell'ambiente.

Mio "marito" continuava a osservarmi in silenzio, come se volesse dire qualcosa, ma non accennò a nulla.

Arrivammo nel bel mezzo dei corridoi, dove vi erano meno auto parcheggiate. Tiziano Casadei era inginocchiato per terra, un sacco di juta in testa e mani legate dietro la schiena. Due uomini al suo fianco, vestiti di nero con un arma tra le mani. Erano guardie di Steve.

"Guarda chi abbiamo qui"

"Steve... ti prego aiutami, che cazzo vogliono da me!?" iniziò a urlare, captando e riconoscendo la voce del suo capo.

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