16. Rachel

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Xavier


L'adrenalina mi scorreva nelle vene mentre il mio corpo era scosso da spasmi involontari alla vista di quel coglione.

Era notte inoltrata, avevo lasciato il cellulare a casa ed ero uscito di nascosto per fare un giro in quelli che erano i possibili nascondigli di Steve. Avevo il cappuccio calato in testa, immerso nell'oscurità, lontano abbastanza da non poter esser visto.

Quindici giorni esatti di giri notturni per riuscire a trovarlo. Lo conoscevo abbastanza, era quella la motivazione. Altrimenti qualsiasi sconosciuto non l'avrebbe mai rintracciato.

Ero stato a lungo con lui, tanto da conoscere le mosse che compiva, i luoghi che frequentava. E non era strano per me ritrovarlo in un capannone; uno dei tanti dove custodiva i suoi carichi, in attesa di essere spediti da qualche parte, in Italia o nel mondo.

Strinsi i pugni nelle tasche del giubbotto che indossavo, mentre il mio respiro caldo si condensava in piccole nuvolette di nebbia. Lui era lì, poco lontano da me, in una delle sue auto da corsa. Affianco a lui i suoi protetti.

La parete dello stabile abbandonato dietro la quale sostavo mi permetteva di gustarmi la scena senza essere visto, peccato non potessi sentire i loro dialoghi. Ad un tratto due di loro aprirono lo sportello di una Maserati bianca, poco distante dall'auto di Steve. Dal retro spuntò una chioma bionda e poi la vidi: Rachel.

I due uomini di cui non conoscevo identità afferrarono la ragazza e la trascinarono fino alla macchina del coglione patentato, che chiuse lo sportello dietro di sé dopo esser sceso. Non era per niente cambiato: capelli rasati a zero, tatuaggi che ricoprivano ogni parte del suo corpo, compresa la testa, svariati piercing e un abbigliamento completamente in contrasto con il suo essere. Indossava un completo costoso e un paio di mocassini neri che sprizzavano aria di mafia da chilometri di distanza.

"Lasciatemi!" urlò a squarciagola Rachel dimenandosi tra le braccia dei due bravi.

La gettarono ai piedi di lui, facendo stridere le ginocchia scoperte dalla gonna sulla ghiaia della strada non asfaltata.

Aguzzai le orecchie ma non riuscii a sentire niente di ciò che le diceva; vedevo solo le sue dita stringerle le guance fino a farle male. E io sapevo come ci si sentiva in quel momento. Sapevo esattamente cosa provava quel depravato a vederla ai suoi piedi... solo mi chiedevo per quale motivo la bionda che tanto acclamava e desiderava era stata derisa in quel modo.

"Non ho fatto niente, Steve. Devi credermi!"

"I miei dati sono stati letti da quello stronzo che ora è evaso dal carcere e l'unica che può averlo fatto eri tu, Rachel!" la aggirò come un predatore, urlando a sua volta.

"Hai delle prove?"

La ragazza alzò lo sguardo nei suoi occhi, fronteggiandolo.

"Credi che io sia così coglione da far uccidere la donna che mi sono scopato per anni dal nulla? Io avevo sempre saputo che eri solo un ingrata puttana. Hai usato i miei soldi, la mia bontà e poi hai mandato a fanculo tutto solo perché ti eri invaghita di quel coglione!"

Sussultai a quelle parole. Steve stava parlando di me, ma non sapevo affatto che in qualche modo Rachel aveva un debole per me. Nonostante lei sapesse dei suoi tradimenti, con prostitute e altre donne, era sempre rimasta al suo fianco, con il rispetto che solo lei aveva la capacità di avere.

"Xavier non meritava quello che gli hai fatto! Potevi lasciarlo andare come hai fatto con tutti... perché accanirti così tanto?"

I due scagnozzi la tenevano bloccata per terra mentre lui andava avanti e indietro, deluso dalla ragazza che lo aveva sempre sostenuto per anni.

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