<3
Xavier
Non ritornammo più su quel discorso dopo quella notte.
Arrivò il mese di marzo con una velocità esorbitante. In quel periodo mi sentivo carico e infallibile, come se niente potesse distruggermi. Io e Sofia ci divertivamo molto, insieme, anche se costretti a stare in quelle quattro mura.
Ogni giorno che passava scoprivo lati di lei che mi intrigavano e mi spingevano maggiormente verso la sua persona.
Forse era anche grazie a lei se mi sentivo così. Stranamente avevo fatto un change e ora vedevo la vita meno grigia, meno pesante.
Davil veniva spesso a casa nostra, in tarda serata, per non destare sospetti. Sofia se ne stava buona ad ascoltare e iniziava a tollerare il mio amico.
"Ehi stronzetto, Mattia ci aspetta questa notte alle due, ci incontriamo a due isolati da casa tua, passo a prenderti con la mia auto. Non fare tardi"
Non ebbi il tempo di ribattere che Davil chiuse la chiamata. Sbuffai nervoso e gettai il cellulare poco distante da me.
"Problemi?"
Con la coda dell'occhio vidi Sofia sostare sulla porta della camera da letto, braccia incrociate.
"Stanotte dobbiamo incontrarci con il detective..."
"Ottimo, no? Perché ti vedo abbattuto? Non è forse quello che volevi?" venne verso di me e accarezzò la mia spalla, obbligandomi a guardarla.
Annuii distratto, perdendomi a osservare i suoi occhi color nocciola.
"Si. E' solo che non voglio lasciarti a casa da sola"
"Posso venire con te, allora" sorrise teneramente, portando le braccia attorno al mio collo.
"E' troppo pericoloso, lo sai"
Il sorriso morì sulle sue labbra e allontanò le braccia lentamente, allungandole sui fianchi.
"Significa che mi chiuderò qui dentro, in camera. Andrà tutto bene"
Abbassò lo sguardo per terra, con espressione corrucciata. Lei voleva partecipare a tutto quello ma sapeva anche lei di non poterlo fare. Sofia odiava essere trattata come una principessa indifesa e in quel momento lo era. Steve non aveva scrupoli e io ero disposto a difenderla come un cazzo di pitbull.
Portai una mano sulla sua guancia e d'istinto lei alzò lo sguardo, incontrando il mio. Gli occhi da cerbiatto erano incorniciati da lunghe ciglia scure che potevano fare invidia a qualsiasi mascara presente sul mercato.
La piccoletta era bella e a parer mio non aveva bisogno per niente di truccarsi.
"Non è perché non voglio, lo sai"
"Non devi scusarti, né tanto meno darmi spiegazioni. Io mi fido di te, di quello che dici, dei pensieri che fai. E' la cosa più giusta, no?"
Si lanciò verso di me e mi abbracciò, avvolgendomi con le braccia il busto. Si accoccolò con la testa sul mio petto e sembrò annusare il mio profumo, come un cagnolino.
Scoppiai a ridere, per la sua goffaggine.
"Non sapevo di avere un cane da tartufo in casa"
"So essere molte cose... cane, coniglio, criceto... gattina"
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More and over
RomansaIl serpente, l'inganno. Le manette, la costrizione. Il passato che perseguita, manipola il presente. Ma niente può ostacolare lo schiudere del primo uovo di una farfalla che si presta a volare, pronta ad essere seguita dalle sue simili, nel gergo co...