Prologo

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Ciò che amavo del Natale era l'atmosfera calorosa, le luci, la felicità di ricevere un dono.

Con il tempo poi cresci e scopri che le famiglie non sono quelle del Mulino Bianco, Babbo Natale non è mai esistito e dietro alla festività religiosa si nasconde un grande consumismo di massa.

Nonostante fossi vittima del lusso e dei beni materiali targati con un nome, non tardai ad accorgermi che ciò che mi circondava non era quello che volevo. Non rinnegavo borse, scarpe, vestiti... anzi erano ciò che mi facevano sentire adeguata in quel mondo fatto di perbenismo e futili maniere. Disprezzavo, non il lusso, ma il concetto che la gente aveva affibbiato al termine.

Mio padre, era una delle tante vittime e al suo fianco lo accompagnava mia madre.

Massimo Montanari, ovvero papà, era uno dei più ricchi imprenditori lombardi, proprietario della Montanari Company, una grossa agenzia logistica operante sul territorio nazionale.Mia madre invece era stata una ragazza qualunque, caduta accidentalmente sulla strada di mio padre a malapena tredici anni.

Ero l'ultima della famiglia, la piccola di casa, nonostante i miei ventuno anni... lo svantaggio di avere un fratello e una sorella più grandi era proprio quello.

"Cosa farai a Natale?" il viso di Federica era a pochi centimetri dal mio; sebbene fosse una mia cara compagna di università, a volte non sopportavo la sua invadenza.

"Mi hai fatto prendere un colpo... comunque solito pranzo in famiglia, sai che intendo" mimai le virgolette marcando l'ultima frase.

Scoppiò in una risatina e sistemò i capelli biondi dietro le orecchie.

"Ti capisco... io per fortuna sono riuscita a svignarmela, andrò sulle Alpi con Ludmilla e un'altra mia amica di Brescia..." affermò sistemando le spalline dello zaino sulla schiena.

Io afferrai la mia Birkin lilla, riservata ai libri di università, e abbandonai il banco, seguendola.

"Avete preso un B&b immagino..." mi finsi interessata, anche se non vedevo l'ora di lasciare l'aula e l'intero ateneo. Per fortuna era l'ultimo giorno di lezione prima di Natale.

"Uno chalet... non è che vorresti venire? Farebbe piacere a tutte e tre, più siamo meglio è"

"Ti ringrazio ma preferirei rimanere, se vuoi potremo prendere un caffè al tuo ritorno cosi me le presenti"

"Certo perché no, allora buone feste e buon anno, Sofia..."

"Anche a te Fede"

Mi sorrise per poi scomparire nei corridoi dell'università, vestita in modo semplice, come lo era lei. Federica Casadei aveva cercato più volte di rendermi partecipe della sua vita e delle sue amicizie ma ogni suo tentativo era stato vano di fronte ad una tipa come la sottoscritta. Avevo avuto poche amicizie, ma nessuna era definibile tale, poichè non ci avevano pensato neanche una volta a lasciarmi sola.

Ero una Montanari, le persone vedevano solo quello di me.

Uscii dall'ateneo, la borsa tra le mani e il tacchettio degli stivali di Ferragamo che riecheggiava sulle pareti. Alberto, il mio autista personale, era già pronto, fuori dalla berlina nera, in attesa di aprirmi la portiera.

"Signorina..."

"Lascia Alberto, faccio io. E poi ti ho detto tante volte di chiamarmi solo Sofia..." sorrisi e mi accomodai sui sedili posteriori.

"Io rispetto solo gli ordini..."

Mi spinsi tra i due sedili davanti e poggiai le mani su di essi, osservai l'uomo sulla quarantina che mi sorrideva teneramente.

Alberto era un uomo gentile, faceva l'autista da praticamente una vita ed era stato assunto da mio padre proprio per quello.

"Facciamo così... niente più convenevoli mh? Ho già sopportato la tua educazione per un periodo troppo lungo..."

"E' passato solo un anno dalla mia assunzione..." affermò, grattandosi la nuca.

"Se hai paura che mio padre ti licenzi, useremo un escamotage solo noi due. Trascorriamo tanto tempo insieme, gradirei tu fossi quasi una persona di cui fidarmi, capisci? Quindi niente signorina e dammi del tu. Sono stanca... davvero" sbuffai sonoramente.

"Non è una vita facile la sua, Sofia" avviò l'auto e io mi lasciai sprofondare tra i sedili di pelle posteriori.

"O forse è troppo facile per me..." sussurrai poco dopo, osservando il paesaggio correre fuori dal finestrino.




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