39. Ottimo lavoro

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Xavier


Guardai lo spioncino della porta e aprii davanti alla figura di Mattia distorta.

"Ehi ce ne hai messo di tem-"

"Sorpresa, amico" rispose il commissario.

Ci eravamo accordati per stabilire come potevamo procedere con il piano -Cartier-, pertanto aveva fatto più ritardo del solito. Lui era il solito a lamentarsi di noi, ma il primo a commettere gli stessi errori a volte.

"Rachel... tu, tu sei..."

"Viva e vegeta, Xavier"

La biondina mi sorrise, io rimasi pietrificato, sulla soglia della porta... non riuscivo a credere che lei fosse qui con noi, la credevo morta, cazzo. Era uno scherzo, forse?

Si tuffò su di me e scoppiai in un pianto liberatorio come una cazzo di femminuccia. Lei era viva, cazzo. Era lì, ad abbracciarmi in carne e ossa.

"Pensavo di non rivederti più, amico mio" mormorò stringendomi con la testa sul petto.

"Venite... ho bisogno di spiegazioni... su entrate" dissi frettolosamente, asciugandomi le lacrime sotto lo sguardo felice di Mattia.

Entrammo nel salotto, presi delle birre dal frigo e poco dopo sentii la voce di Davil provenire dal bagno e farsi sempre più vicina. Era andato a fare una doccia.

"Cazzo, mi sento rinnovato. Quella scimmia di mia figlia mi fa fare cose assurde... Xavier quando cazzo arriva quel-"

Stessa reazione per l'omaccione biondo, rimasto sulla porta del salotto che conduceva nella zona notte di casa sua. Era a torso nudo, con i capelli cresciuti, bagnati e gocciolanti e un paio di pantaloncini.

"R-rachel..."

"Sarebbe stato un vero peccato morire, non trovi, Davil?" un sorriso di allargò sulle labbra di lei mentre pronunciò quelle parole con un tono ironico e maliardo.

"Tu... ragazzi ditemi che non sto sognando"

"No, coglione. E' qui davanti a noi. Vuoi rimanere lì impalato?" lo sfrigolio della birra che avevo appena aperto accompagnò le mie parole. Davil era decisamente un imbecille.

"Vieni qui, guardia del corpo!" esclamò la biondina tuffandosi tra le sue braccia.

"Sei un fottuto angelo, muori e risorgi sempre! Stai bene? Ti credevamo morta!"

Davil esplose di felicità per poi prendere tra le mani il suo volto e ispezionarlo, quasi come un ossesso.

"Sta bene Davil, è più in forma di te"

La voce di Mattia che finora era rimasto in silenzio rimbombò nelle pareti, costringendo tutti noi a guardarlo. Non lo avevo visto mai così... infastidito. Era seduto comodo con le gambe divaricate e morbide ma il collo era teso, come una corda di violino.

"Qualcosa non va, Mattia?"

"E' tutto ok... dico solo che Rachel sta bene. La sto ospitando da me" sembrò rilassarsi solo quando Davil la mollò e lei si accomodò al suo fianco, occupando il divano a due posti.

Lei gli sorrise e lui sembrò guardarla più del dovuto. Lanciai un'occhiata a Davil, che ancora cercava di comprendere quella situazione. Era come sempre in ritardo, non capiva mai niente al volo.

Mimò un -che c'è?- senza farsi vedere e io alzai gli occhi al cielo, rimandando quel piccolo particolare a dopo.

"Si può sapere come hai fatto a sopravvivere... ti ho vista morire, con una pallottola nel cranio!"

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