43. Dammi la pistola

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!!!contenuti sensibili!!!


Sofia


Non sapevo cosa stava succedendo ma sapevo per certo che in tutto quello centrava Xavier.

Mi aveva avvertito prima di sparire dal balcone, furtivo e vigile per non essere scoperto dalle guardie.

Due giorni dopo ero in piscina, sotto il sole cocente di luglio.

Steve era arrivato furioso, prendendomi per il gomito e trascinandomi con forza in casa, ignorando i miei lamenti e le mie numerose domande.

Ero ancora in costume, con i capelli bagnati, mentre lui prendeva a mucchio l'accozzaglia di vestiti che avevo nella cabina armadio.

Mi stava facendo le valigie sotto il mio sguardo stranito. Sembrava un pazzo, mezzo sudato nella sua camicia bianca di lino, spaventato da chissà cosa.

"Steve che cazzo ti prende?" sbottai, non potendone più di tutta quella fretta.

Ma lui mi ignorava, non mi stava ad ascoltare, troppo preso da ciò che stava facendo.

"Steve? Smettila!" urlai.

E fu così che ottenni la sua totale attenzione, poiché si immobilizzò con davanti il trolley posato sul letto, in attesa di essere riempito. Affannò in cerca di un attimo di tregua da quella fretta devastante.

"Dobbiamo andare via. Vestiti"

"Non vado da nessuna parte. Devi dirmi che sta succedendo!" mi impuntai, sbattendo un piede per terra.

"Sofia non farmi incazzare, fa come ti ho detto"

Il rumore di alcuni spari, uno dietro l'altro, lo mise ulteriormente in allerta. Xavier era qui.

Esplosi di gioia ma non lo diedi a vedere, piuttosto continuai con la messa in scena della donzella impaurita e capricciosa.

"Cos'è stato!?"

Mi obbligò ad indossare un vestito del cazzo e mi trascinò per il polso fuori dalla camera.

"Sta dietro di me, non fiatare"

Lo vidi estrarre la pistola dal retro dei pantaloni scuri e se la portò avanti, mentre avanzava lentamente nel corridoio, guardandosi attorno sospettoso.

Io invece ero tranquilla, poiché sapevo che ero ad un passo dall'essere salvata. Steve invece aveva paura di tutto questo.

Dopo aver svoltato vari corridoi in completa solitudine il suo telefono vibrò e rispose.

"Si può sapere com'è possibile che una squadra di cinquanta uomini si lasci far fuori dalla metà di loro? Voglio una carneficina subito, cazzo!" sbraitò e attaccò incazzato nero.

Arrivammo al piano di sotto. La casa era vuota e sembrava esser passato un uragano. I mobili completamente sfasciati, il divano squarciato così come i cuscini dai quali uscivano numerose piume. Una parete era sporca di rosso. Ma non un rosso qualsiasi, quello era sangue.

E solo quando vi avvicinammo intuii che quella era una scritta. Una scritta dipinta con il liquido cremisi di chissà chi.


Non puoi fuggire dal tuo destino...


Osservai il viso rabbioso di Steve. Stringeva così forte la mascella che per un attimo pensai potesse spezzarsi.

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