5 ANNI DOPO

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L'obiettivo di lavorare nell'arte era sempre stato il mio più grande sogno fin da bambina. Di certo però non mi immaginavo di laurearmi con una pancia più voluminosa del normale.

Il vestito longuette che indossavo iniziava ad andarmi stretto, sebbene mancassero ancora molti mesi al parto. Mi sentivo un po' compressa in quello strato di paillette argentate.

Mi sentivo un ebete a sorridere con la tesi di laurea tra le mani e una corona d'alloro in testa, con i tacchi bassi che affondavano lo spillo nel giardino bagnato dell'università. Però mi sentivo felice... mi sentivo bene con me stessa.

La mia immagine goffa venne catturata dall'iphone di mia madre che in quegli anni aveva completamente cambiato il suo stile di vita. Perfino il nostro rapporto era migliorato. L'assenza di papà l'aveva abbattuta e non poco, ma ora era diversa. Sorrideva anche con gli occhi, racchiusa nella tuta floreale a palazzo, preparata per l'occasione.

I miei nipoti sembravano impazziti, forse stanchi a causa del caldo bestiale di Milano nel mese di giugno. Piangevano come matti tra le braccia di mio cognato e di mia sorella, vogliosi probabilmente di un gelato alla fragola.

Mio fratello sorrideva e ogni tanto lanciava occhiate alla sua sinistra, dove in piedi, a braccia conserte se ne stava l'uomo che cinque anni prima mi aveva sconvolto la vita.

Xavier, l'olimpo della bellezza, aveva raggiunto quasi i trentatrè anni, avvinghiato in una camicia nera e dei pantaloni dal taglio classico del medesimo colore. Sembrava il classico malessere da Dior Sauvage, ma in realtà profumava di Diesel e di Police mischiati assieme.

Mi sorrideva mentre tra le mani reggeva la sua solita sigaretta dalla quale ogni tanto cadeva della cenere.

Vi state probabilmente chiedendo come aveva fatto la mia famiglia ad accettarlo... cosa era veramente successo da quello sparo, cosa era cambiato in quei pochi anni?

Dopo la morte di Steve, il commissario Borghi aveva fatto il blitz più grande della storia, riuscendo a sbattere in galera centinaia di uomini che lavoravano per il boss italo-americano. Tuttavia i residui di quel clan c'erano ancora e il commissario non era intenzionato ad arrendersi. Si era così guadagnato il posto come procuratore nel centro di Milano. Sebbene avesse aiutato Xavier nella sua vendetta entrambi sapevano che gli ultimi mesi di carcere dovevano essere scontati, in aggiunta al fatto che il mio ragazzo si era preso la responsabilità di aver sparato Steve al posto mio.

Mattia era riuscito a ridurre di molto la pena e Xavier era tornato in carcere per soli due anni dopo l'accaduto; anni nei quali andavo costantemente a trovarlo e in cui provvedevo a mettermi in pari con l'università, recuperando tutti gli esami che avevo perso.

Il commissario si era costruito dunque una nuova vita, in tutti i sensi. Aveva deciso di sposare Rachel e di trovare un nuovo appartamento che lo tenesse lontano dal ricordo della moglie. Non voleva scordarla ma voleva ripartire da zero. La biondina ora aveva aperto un piccolo negozio di informatica, dove vendeva cellulari, pc e altre cose utili e lei era estremamente felice.

Anche loro erano venuti alla mia laurea ma se ne stavano in disparte, affianco a Davil che ahimè era rimasto solo. Reggeva in braccio sua figlia ma si vedeva si sentisse molto solo, per questo Xavier aveva cercato in tutti i modi di iscriverlo su dei siti di incontri, contro la sua volontà.

Una volta uscito dal carcere avevo presentato il mio piccolo delinquente alla mia famiglia. Inizialmente non era tollerato da nessuno ma quando ho scoperto di aspettare un bambino il loro comportamento nei suoi confronti è cambiato. Anche mamma cerca di instaurare un rapporto con lui, anche se ammetto che non è stato per niente facile, finché un giorno non mi ha detto "se sei felice, lo sono anche io". In quel momento capii che mia madre era cambiata per davvero.

Xavier aveva trovato lavoro da poco, come meccanico, per garantire a me e al bambino un futuro solido e un piccolo appartamento in cui vivere. Era sempre il solito scorbutico ma a me piaceva per com'era e lo apprezzavo per l'amore che mi dimostrava giorno per giorno.

Io ero pronta ad aprire uno studio, una galleria per l'esattezza, dove mostrare i miei ritratti in attesa di essere commissionati.

"Dottoressa..."

"Operaio... come ci si sente ad avere una ragazza laureata?"

"Onestamente? Non mi sento inferiore, per niente. Mi sento inferiore solo quando mi sei sopra, Cocò" scherzò con fare perverso, sussurrando vicino al mio orecchio.

"Smettila pervertito, ci guardano tutti!"

"Che mi importa, in questo momento potrei farti tante cose su questo prato"

"Xavier! Shh! E poi il cosino non approva"

"E' una cosina, femmina, deve essere femmina, e poi sono certo che anche lei approverebbe il tipo di coccole che ti concedo"

Scoppiai a ridere e lo abbracciai, stringendo le braccia al collo.

Da lontano sentii vari fischi provenire ovviamente da Davil, che ghignava come un adolescente di quindici anni.


In quegli anni avevo raggiunto la felicità che non avevo mai provato, sebbene delle persone care se ne fossero andate.

Mattia aveva perso la sua famiglia, Davil si era separato dalla moglie, Xavier aveva perso il fratello anni prima, io avevo perso mio padre.

Ma dalla perdita molto spesso avviene una rinascita, una rivincita, un cambiamento.

Dalle ceneri spesso nascono nuovi germogli, poiché niente di distrugge, tutto si trasforma.


E se tu, caro lettore, hai letto la nostra storia, ricorda che niente è come sembra.

Vivi il presente e goditi ciò che ti piace, perché la vita di un uomo è troppo breve per non essere vissuta a pieno.

Fai ciò che ti piace, vai oltre i giudizi della gente.

Perchè solo tu puoi scegliere chi essere.






Fine




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