Anna

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Ad Anna, Lorenzo era sembrato perfetto. All'inizio era rimasta titubante, si era isolata nonostante il ragazzo avesse in tutti i modi fatto capire che a lui, lei interessava.

Lei era reticente, sapeva cosa voleva dire rimanere feriti, e quello era un periodo pacifico, dove riusciva a mangiare, dove pian piano il mondo era tornato a tingersi di colori sgargianti, invece che essere in bianco e nero su una pellicola triste.

Lorenzo la voleva. Nessuno l'aveva mai voluta, le diceva che era bella, nonostante gli innumerevoli segni che aveva sulla pelle.

Anzi secondo lui, erano un segno della forza che dimostrava Anna, di tutto quello che aveva dovuto affrontare. La valorizzavano, diceva.

Lei non si era mai sentita così bella come quando Lorenzo la guardava.

Ad Anna alcune cose di lui non stavano bene, era troppo grande per lei, aveva dieci anni in più. Lavorava già, era il suo tutor. C'erano milioni di problemi eppure... lei lentamente si era lasciata affascinare dal suo carattere.

Riusciva a renderla felice, riusciva a renderla spensierata.

Quando era con lui si dimenticava di contare le calorie e il pensiero di farsi del male, era un sogno assurdo, che rimaneva nelle parti più recondite della sua testa.
Lorenzo la capiva, aveva avuto una sorella che aveva affrontato le sue stesse malattie.
Riusciva a vederla, riusciva ad apprezzarla e non la faceva mai sentire inadeguata.
Quelle volte che si vedevano.

Non proponeva mai di mangiare insieme, sapeva che per Anna, era ancora una cosa che la limitava, non si sentiva a suo agio.

Però si vedevano la sera, chiacchieravano e la baciava. La faceva sentire leggera.
Aveva trovato un equilibrio. Il periodo precedente non le sembrava più neanche la sua vita.

Era felice.
Felice di vederlo, felice di andare a lavorare con lui.
Felice.

Non lo era mai stata.
Poi tutto era finito con una discussione via messaggio e lui che diceva, che c'era un altra.

Anna, all'inizio aveva riso perché lei non l'aveva mai voluto.
Ma poi, piano,
aveva realizzato che in realtà si era affezionata, che mentre per Lorenzo quelle erano state solo semplici notti passate insieme, che lei era stata solo una ragazza da scopare dopo che si era lasciato, per Anna, per lei no.
Anna si era lasciata ammaliare.

Si era sentita protetta, si era sentita a casa: un posto dove poter essere fragile, dove poter piangere. Tra le sue braccia si era sentita normale.
Aveva pianto con lui prima di un esame, aveva lasciato che la cullasse.

Era sparito tutto. Così come era nato.

Anna si era maledetta perchè avrebbe dovuto prevederlo, che per lei, non esisteva la felicità.
Nessuno l'avrebbe potuta davvero amare.

Lei era destinata a soffrire da sola.
Si era strattonata i capelli piangendo perché si era sentita cosi stupida che ci aveva sperato; che si era sentita felice, odiava che la felicità fosse così subdola.

E ora, ora, non aveva più nulla se non tanti ricordi che avrebbero solo fatto male.

Lo odiava, ma ancora di più, odiava se stessa perchè si era lasciata ingannare.

"Non ti meriti la felicità" le aveva detto la sua vocina, "finché non guarisci nessuno ti amerà mai davvero" diceva ancora.
Ma lei sapeva che non sarebbe mai davvero guarita e così, pensava, che nessuno l'avrebbe amata, punto.

Tutto per colpa della sua malattia.
La sua malattia non solo se la stava portando via, la stava consumando lentamente, le stava consumando la felicità, ma la stava portando via anche la possibilità di sperimentare l'amore.

Forse un giorno...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora