Anna

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"Anna, non puoi negare che siano pazienti difficili" gracchia lui e tu fai un passo indietro come se ti avessero spinto.

"Sali" ti intima. Sbuffi rabbiosa, ma a casa in qualche modo ci devi tornare.

Entri in macchina, sbatti la portiera e sposti la testa verso il finestrino.

Lui silenzioso sale nella parte del guidatore, accende il motore e subito un rombo ti fa guizzare.

Immette la macchina nel traffico notturno.

La sera è rischiarata solo dalle luci della città, mentre il mare accanto fa quasi paura: di un colore che fa tremare. Una distesa tetra che si confonde e si perde insieme al cielo ricco di nubi.

"hai intenzione di parlarmi?" domanda lui duro.

"No!" rispondi secca.

"Anna, i pazienti psichiatrici sono difficili" torna sul vostro argomento di discussione.

"Dipende da quali pazienti" borbotti, "che poi una persona rimane una persona anche con i suoi disturbi, in primis è un essere umano poi viene la sua malattia" aggiungi tu scuotendo il capo.

"Ma Anna, tutti, insomma, sì, certo sono persone chiaro ma è difficile starci insieme".

Ti volti verso di lui scioccata, "è difficile stare con me?" urli adirata.

"Scusa, cosa?" domanda lui colto alla sprovvista.

"Sì, dannazione Giacomo. Sono psichiatrica anche io, possibile che non ti sei accorto di nulla in questi mesi?" domandi infuriata.

La sensazione di non essere vista torna forte come quando eri adolescente e pregavi che i tuoi genitori notassero quanto quella dannata scuola ti facesse soffrire.

Lui ti fissa, "tieni gli occhi sulla strada" borbotti e lui riporta lo sguardo oltre il volante.

Scuote il capo confuso.

"Vedi le persone?" chiede e tu lo guardi ancora più sbigottita.

"Oh santa pace, Gia! No! Sono anoressica, mi taglio...ma davvero..." rimani interdetta.

"Forse è meglio se ci prendiamo una pausa" borbotti.

"Anna..." iniziai.

"Cosa? Cosa vorresti dirmi? Che noi pazienti psichiatrici siamo difficili da gestire? Che non possiamo avere una vita normale perchè necessitiamo di conferme che la gente si stufa di darci? Che siamo pesanti? E' così che ci hai definito no? Un disturbo, non una persona da amare" urli infuriata.

Ti ritrovi come qualche anno prima, una discussione simile urlata contro tua madre.

-Vuoi andare da qualcuno? ti aveva detto tua mamma, -sì!"- avevi gridato. -Cosa vuoi che dica allo psichiatra, che piangi?- aveva gridato lei esausta.

L'avevi guardata dritta in faccia come se ti avesse tirato un pungo nello stomaco. _A te non frega nulla se io mi taglio, se io non mangio non è così? Non sarò mai abbastanza magra, non saranno mai abbastanza tagli per te. Non sarò mai abbastanza per essere considerata-

Avevi detto con la voce che ti si spezzava.

-Non andrò mai bene, non è così? Mai brava, mai studiosa come lo eri tu o lo è mio fratello. Mai abbastanza!-

Guardi fuori dal finestrino con la notte che si sta inghiottendo tutto.

"Anna , tu non sei così tanto psichiatrica" dice voltandoti e in quella frazione di secondo vedi la tua vita passare al rallentatore.

Vedi il ragazzo che cerca il tuo sguardo, i fari di una macchina che sono nella vostra corsia, hai giusto il tempo per trattenere il respiro prima di chiudere gli occhi ricevendo l'impatto.

Senti prima il freddo dell'asfalto e poi il sangue che cola in bocca. Sentì le urla, e poi le sirene.

Non senti dolore, nulla è come se fossi già morta. Forse lo sei pensi.

Il cuore non batte? Senti delle voci poi più nulla.

Solo tanto freddo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 20, 2024 ⏰

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