Recuperi lo scatolone, quello più pesante che hai lasciato per ultimo, sorridi all'idea che quando lui tornerà non riuscirà nemmeno a riconoscere casa sua.Lo apri e ti accorgi che le dimensioni sono più grosse di quanto ti aspettassi, inizi a montare la pianta e poi aggiungi i pezzi fino alla punta, sali sul bracciolo del divano per arrivare ad incastrare l'ultimo pezzo.
Guardi l'ora è quasi mezzanotte, scendi con un rapido movimento e ti sposti verso la cucina, quell'appartamento ti era piaciuto fin da subito.
Fin da quando lui ti ci aveva portato mesi prima.
La prima volta, quella sera d'estate, eri entrata e le dimensioni delle vetrate che circondavano l'intero salotto ti avevano abballiato, la cucina openspace ti avevano fatto rabbrividire, da lì si poteva intravedere tutto il mare.
In lontananza la città si colorava di luci soffuse fino alla distesa scura dell'acqua. Era dicembre, ma al mare non avrebbe mai nevicato pensò.
Un po' ti manca la tua città, dove il freddo gelido si porta con sé la tipica spolverata natalizia che rende il periodo ancora più magico, invece lì, al mare sembra così irreale.
Ti schiarisci i pensieri e inizi ad accendere il fuoco, quella cucina ancora così poco familiare, cerchi più volte la pentola che ti serve.
Apri il frigorifero e recuperi le polpette di carne che hai fatto quel pomeriggio, sospiri, le versi insieme al pomodoro, le copri e nel mentre torni al tuo albero.
Apri la scatola con le palline rosse e oro, inizi ad appenderle, spostandoti attorno alla pianta.
Guardi il camino addobbato e le candele che ardono sul tavolino di vetro.
Sorridi, quello spirito natalizio ti mette allegria, lasci che la musica ti faccia volteggiare per il salone, vai a controllare la cena, danzando leggera.
L'occhio ti cade nuovamente sull'orologio: mezzanotte e mezza, dovrebbe essere qui pensi. Butti la pasta attendendo. Riguardi l'orologio e pensi che magari ha avuto un paziente all'ultimo. Ti mordicchi il labbro mentre giri il sugo.
Poi senti il rumore dei passi sul pianerottolo, la chiave che gira nella toppa, ti trovi a sorridere come un ebete.
Lui entra, ti guarda, poi si blocca.
Cerchi di non ridere, lo guardi con aria innocente come se non avessi appena addobbato la sua intera casa con decorazioni natalizie.
"Anna" ti apostrofa,
"sì?" domandi, sbuffa divertito,
"avevo come il presentimento..." ti dice lui, togliendosi la giacca e rimanendo con i vestiti ancora del reparto.
"Mi cambio e arrivo, preparo qualcosa da mangiare", dice addentrandosi nel corridoio, poi torna indietro sui suoi passi, "quello è il mio pigiama?" chiede,
"forse" rispondi voltandoti per continuare ad appendere palline rosse.
Dopo poco torna con un nuovo pigiama, ti sposti e gli impiatti la pasta e le polpette.
Lui ti guarda stupito, "mi sorprendi oggi" afferma,
"dovevo fare qualcosa per compensare" dici, mostrando con la mano tutto quello che avevi combinato.
Lui si siede e inizia a mangiare,
"dimmi com'è andata la tua giornata" ti chiede divorando le tue polpette.
"Ho finito lezione alle cinque, avevo esercitazione" dici divertita.
Lui si blocca,
"di quale materia?" chiede,
"Anato pato" affermi "c'era uno specializzando così figo..." ironizzi e lui schiocca la lingua divertito, "ah sì?" afferma ironico,
"così figo da cercarlo e mettertici insieme e addirittura addobbargli casa?" Ti chiede sorridendo, mentre la tua faccia passa dal divertimento allo stupore.
"Chiedo" dice lui, tu scuoti la testa,
"non è andata così" affermi,
"ah no?" domanda lui,
"ero il tuo specializzando con cui hai fatto tirocinio e..." lo interrompi facendo il giro dell'isola dove è seduto, dandogli un bacio sulla bocca, ti stacchi dolcemente,
"tu eri bellissimo, bravo affascinante e ti ho dedicato una poesia...è una cosa diversa" affermi.
Lui ti cinge la vita facendoti sedere sulle sue gambe,
"tu eri bellissima" dice lui guardandoti,
"si certo" ridi, "non sapevo cosa fare ero imbarazzatissima" dici arrossendo.
"Eri la più brava" afferma,
"lo so sulla teoria sono brava in pratica meno" dici ridacchiando.
Gli accarezzi il viso pulito, senza un filo di barba.
"Dai lascia che ti aiuti ad addobbare quella cosa" dice, alzandosi e trascinandoti con sè.
Lo guardi, "non è tardi?" chiedi,
"forse" afferma lui dubbioso,
"domani ti devi svegliare presto?" ti chiede,
"come tutte le mattine" dici alzando le spalle.
Lui ti circonda la vita sollevandoti,
"Lore!" dici ridacchiando, "mettimi giù", affermi divertita.
"Nel letto" risponde lui portandoti verso la camera, "devi dormire domani hai lezione".
"Non vieni con me?" domandi, lui ti sorride depositandoti delicatamente sul letto,
"mi piacerebbe" inizia "davvero tanto, non hai idea" prosegue, "ma tu devi dormire e io finire un albero" conclude.
Ti bacia e poi ti lascia sola sul suo letto.
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Forse un giorno...
RomansaSe è destino vi reincontrerete, così diceva sempre mia nonna. Peccato io stia ancora aspettando. Galeotto il tempo che ci ha visto innamorati.