Treno, marzo 1987"Posso?" Chiede una voce, alzi lo sguardo spostandolo dal tuo telefono al ragazzo che dal corridoio ti sta fissando.
Fissa te poi il posto accanto vuoto.
"Certo" ti schiarisci la gola tossendo.
Gli fai posto e lui si accomoda.
Bene pensi.
Ti guardi un attimo nel finestrino scuro, non ti sei neache truccata e quel poco mascara è leggeramente colato dopo le lacrime.
Infili le cuffie, tiri fuori la sbobina di patologia e speri di sotterrarti.
"Fai medicina?" ti chiede e ti togli la cuffietta "scusa?" chiedi poi.
"Non ho fatto a meno di notare ecco" dice indicando con gli occhi le pagine aperte sulla malaria.
"Oh, si" ridacchi per l'imbarazzo.
"Dove sei diretta?" domanda ancora e tu vai sulla difensiva.
"Scusa, non sono uno stalker, volevo solo fare conversazione così magari poi mi dai il tuo numero".
Scoppi a ridere, "scusa" dici dopo rendendoti conto, "non me l'aspettavo" dici sincera.
"Perché?" chiede lui guardandoti, "non sono il tuo tipo?" prosegue.
"Beh ecco" non sai cosa dire.
"Come? Sono il tipo di tutte" dice e tu alzi gli occhi al cielo.
"Ecco appunto, lasciamo stare" aggiungi tu rimettendoti la cuffietta.
"Eddai scherzavo, sono un medico" dice per rompere il ghiaccio.
"Bene, dove sei diretto?" chiedi tu alzando un sopracciglio.
"L'ho chiesto prima io, Milano comunque".
"Anche io" dici alzando le spalle.
"Ma dai, studi li?" chiede "no, studio a Montecarlo" ti mordi il labbro per non ridere.
Lui ti guarda confusa, "storia lunga" dici,.
"Abbiamo tempo" dice guardando l'orario.
"Un'altra volta" cerchi di tagliare.
"Tu sei di Milano?" chiedi e questa volta è il suo turno di ridere.
"No, di passaggio" dice.
Tu annuisci.
Bene pensi ora posso tornare a studiare?
"Sono di Montecarlo, lavoro li, storia lunga" dice citando le mie stesse battute.
"Un'altra volta?" dici e lui annuisce.
"Cosa fai nella vita?" ti chiede e tu lo fissi.
"È un colloquio di lavoro?" chiedi sulla difensiva.
"No assolutamente no, intendevo cosa fai oltre a studiare medicina?" chiede grattandosi io mento curioso.
"Tante cose" rimani sul vago.
"Tipo? Suoni qualcosa? Fai qualche sport?" chiede ancora incalzandoti.
"Va bene" sbuffi.
Oltre all'anoressia che è il hobby preferito.
"Suono il violino, parlo tre lingue vediamo...facevo nuoto, ho un gatto, mi piace scrivere poesie, disegnare e la montagna" dici e lui ride di nuovo.
"Concisa devo dire" ridacchia.
"Tocca a te" dici.
"Suono il pianoforte, poi vediamo, parlo anche io tre lingue, faccio tennis, golf, vela" e tu alzi gli occhi al cielo.
"Cosa?" chiede lui.
"Nulla" lui ti fissa.
"Sport di uno ricco e sfondato, sei primario?" dici solo e lui ti fissa con la bocca aperta.
"Okay" dice poi rabbuiandosi.
"Quindi non prosegui con il tuo CV?" chiedi e lui torna spensierato.
"Mi piacciono le macchina e in generale i motori, ho un golden retriever e una casa con la piscina".
Sorridi.
"Ho passato la selezione?" domanda."Forse".
"Ti piace il teatro?" chiedi curiosa.
"Mmm avere l'abbonamento per la scala vale?" e li scoppi a ridere.
"Tu invece leggi?" domanda alzando un sopracciglio.
"Molto, troppo forse"
"Bene" puntualizza lui.
Poi il treno si ferma e il tempo sembra esser volato via come i chilometri che ha macinato.
"Quindi mi sono guadagnato il tuo numero?" chiede alzandosi e tu lo imiti.
"Solo se mi scriverai" dici recuperando le tue cose.
Lui ti passa il telefono, lo scansi.
"Devi ricordartelo" dici ripetendo il tuo numero.
Lui scuote i ricci, poi lo ripete due o tre volte prima di sorridere.
Noti che indossa dei pantaloni chiari e una camicia, il maglione blu scuro arruffato sopra la valigia.
"Non mi hai detto come ti chiami dottoressa" ti dice.
"Anna, e a differenza tua non sono ancora medico" dici scendendo.
"Giacomo" urla dietro lui.
"Echante Giacomo" gridi prima di sparire tra la folla di Milano centrale.
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Forse un giorno...
RomanceSe è destino vi reincontrerete, così diceva sempre mia nonna. Peccato io stia ancora aspettando. Galeotto il tempo che ci ha visto innamorati.