Casa L, 27/04/1988Ti bacia con delicatezza.
Accosta piano le labbra contro le tue.
Le afferri il collo, desideroso di avere di più.
Lei ansima contro di te, mentre ti fa passare le mani tra i capelli.
Ti stacchi e la vedi che ti fissa,
il volto arrossato e un enorme sorriso che le illumina il viso.
Le accarezzi la guancia
sistemandole un ricciolo chiaro.
Le accarezzi la vita slacciandole il reggiseno.
Le baci il collo e lei getta indietro il capo lasciandoti spazio.
"Cosa ti farei?" sussurri e lei ridacchia come una bambina.
"Nessuno ti ferma" bisbiglia.
"Dimmi cosa vuoi" dici, mentre le afferri le cosce e la tiri su,
in modo che si allacci perfettamente al tuo corpo.
Ti guarda, gli occhi che brillano alla luce fioca della bajour.
"Te, sempre"
Questa volta è il tuo turno di sorridere radioso.
Non ne avrai mai abbastanza di lei."Vado" dice.
La vedi mentre si riveste.
Cerca il reggiseno che è caduto vicino al letto.
Deglutisci.
Non riesci a non comparare tutto.
Si muove in maniera sgraziata, mentre raccoglie i vestiti in fretta.
I capelli sono lisci e scuri niente in confronto ai suoi ricci biondi.
Gli occhi sono troppo grossi per quel volto, privi di qualunque espressione.
Non sorride.
Ti manca il suo entusiasmo che metteva in ogni cosa.
Come scherzava e come si distendeva contro il tuo petto per chiacchierare.
Per farti milioni di domande.
Le sue risate cristalline
quando la prendevi in giro.
Ti manca Anna.
Quella ragazza che ti fissa ora, non è lei.
Non ha la sua eleganza.
Il suo sorriso timido e non arrossisce quando la guardi.
È una ragazza priva di significato.
Anna era tutto.
Pensavi di averla superata,
una storia di qualche mese nata tra le corsia del tuo ospedale.
Lei era la tua tirocinante,
appena l'avevi vista
avevo capito che ti avrebbe scombussolato la vita.
Poi la sua lingua aveva fatto il resto,
ti teneva testa.
Ti prendeva in giro,
non aveva paura di dirti le cose
nonostante fossi il suo insegnante.
E un pomeriggio, mentre la pioggia batteva ritmica contro il vetro,
avevi dovuto mandarla a casa presto,
prima dell'orario previsto,
perché non riuscivi a tollerare che lei fosse lì,
a guardarti
eppure non fosse tua.
"Sto andando, Lorenzo hai sentito?"
Ti riporta alla realtà la ragazza.
"Si, ciao" dici solo.
Lei alza gli occhi al cielo prima di chiudersi la porta alle spalle.
Perché cavolo l'hai lasciata ti domandi.
Perché era meglio per tutti, rispondi.
Pensavi di esserti innamorato di un altra,
pensavi che lei si meritasse di meglio. Pensavi che alcune sue cose non ti andassero bene eppure ora,
dopo il silenzio che aveva lasciato
quei pensieri sembravano lontane frivolezze.
Ora che lei non c'era più.
Tutto sembrava non aver senso.
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Forse un giorno...
RomanceSe è destino vi reincontrerete, così diceva sempre mia nonna. Peccato io stia ancora aspettando. Galeotto il tempo che ci ha visto innamorati.