SARAH
Dopo la discussione con Simone, non ci siamo più sentiti. Io aspettavo una sua chiamata e delle scuse, lui, probabilmente, altrettanto. Questa volta, comunque, non ho ceduto, troppo convinta di avere ragione. Non ho sentito nemmeno Joseph, comunque. Preso a incastrare tutti gli impegni tra lavoro e università, non ha avuto molto tempo libero e ci siamo sentiti solo con qualche messaggio sporadico. È stato un bene, forse. Se lo avessi visto mi sarei sfogata, riversandogli addosso tutta la frustrazione che mi provoca Simone. E non sarebbe stato giusto, né per la mia relazione, né per la loro amicizia.
Silenzio tombale anche sul fronte Letizia. Ormai a scuola ci salutiamo a stento, e la sua chat non la vedo nemmeno più quando apro Whatsapp, tanto è finita in basso.
Mentre la lezione di matematica procede a rilento, sento il cellulare vibrarmi in tasca. Senza farmi notare lo prendo, scorgendo subito un messaggio di Simone.
- Cena insieme stasera? -
Sbuffo, lasciando il telefono sotto il banco e cominciando a scarabocchiare a caso sul quaderno. Come può essere tanto volubile? Dopo quella discussione, non sente il bisogno di parlarne? Di provare a chiarire? Sono io la pazza? Una settimana fa non mi sarei nemmeno chiusa in questo silenzio stampa. Lo avrei chiamato, implorato perfino. Oggi no. Sono così stanca di stare con un bambino.
Appena suona la campanella di fine giornata, tutti i miei compagni si alzano contemporaneamente, ignorando le ultime parole dell'insegnate. Angelica, una biondina androgina che dimostra molti meno anni di quelli che ha, mi si avvicina. Non siamo molto in confidenza, ma ci stiamo simpatiche da sempre. Semplicemente, abbiamo sempre avuto giri diversi.
«Che fai stasera?» mi chiede con gli occhi che le brillano per il weekend imminente. Mi stringo nelle spalle.
«Non ho programmi» rispondo sicura.
«Perfetto! Allora vieni con noi al bowling» esclama entusiasta, indicando tre ragazze che la aspettano fuori dalla porta della nostra classe: Camilla, Sveva e Rebecca. Le conosco poco, so che sono amiche di Angelica dalle medie, che frequentano tutte lo stesso corso di danza e che amano lo skateboard e i coatti.
«Al bowling? Si può fare» dico contenta, uscendo con lei dall'aula e salutando le altre ragazze.
«Ah Sarah, ma sai che l'altra sera c'era il tuo ragazzo alla festa di mia sorella?» esclama Sveva. «Pensavo di vedere anche te» ammette.
«Sì, beh... diciamo che ultimamente con Simo non va alla grande, e poi le feste in settimana non sono il massimo con la scuola» spiego. Lei annuisce e torna a concentrarsi su Rebecca, spiegandole la lezione di fisica appena conclusa.
Tornata a casa, decido di chiamare Simone. Appena due squilli e la sua voce si fa spazio nel silenzio di casa mia.
«Ah, sei viva»
«Lo dici a me? Sei tu ad essertene andato come un pazzo l'ultima volta, o sbaglio?»
«Sì, per non esagerare»
«E come avresti esagerato, sentiamo?» lo provoco. In cuor mio so che non avrebbe fatto nulla di grave, ma una sua conferma mi farebbe stare meglio.
«Non mi provocare, Sa'. Allora, vieni stasera?»
«In realtà delle ragazze di scuola mi hanno invitata al bowling. Vieni con noi»
«Con te e le ragazzine della tua scuola?»
«Qual è il problema? Hanno la mia età». Sospira e io mi concentro sulle nuvole che scorgo oltre il vetro della finestra.
«Magari ceno prima con gli altri e poi vi raggiungiamo» acconsente, anche se sento il dissenso nella sua voce. Non mi smuovo, comunque. Da quando stiamo insieme, siamo sempre usciti con i suoi, di amici; abbiamo sempre fatto quello che loro organizzavano. Per una volta potrebbe cedere lui.