Capitolo 43

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JOSEPH

«Ah, sei vivo. Ottimo». Azzurra irrompe in camera mia come un uragano, alzando la tapparella senza alcuna grazia e senza accertarsi che fossi sveglio. Ero sveglio, ovviamente. «Possiamo sapere, di grazia, cosa cazzo è successo ieri sera?»

«Sarah che vi ha detto?» chiedo rivolto alle mie due migliori amiche. Alice, dalla soglia della porta, mi guarda come se avessi appena commesso un omicidio.

«Nulla, solo che non saresti venuto. Pensavamo stessi male ma ci ha tranquillizzate, così abbiamo cominciato a insultarti. Allora? Che è successo di tanto grave?»

«Abbiamo discusso» mi limito a dire.

«E tu per una discussione di merda pisci il primo Capodanno con la tua ragazza? Ma sei scemo?» mi sgridano in coro. Sbuffo sonoramente, spazientito e prossimo agli insulti. Perché si impicciano?

«Non sono affari vostri» dico alzandomi e accompagnandole letteralmente alla porta che, in breve, gli sbatto in faccia.

«Non fare il ragazzino» mi urlano.

«Lasciatemi in pace» urlo ancora più forte. Poi prendo il telefono e noto un messaggio sgrammaticato da Sarah. Provo a decifrarlo senza successo, così torno dalle due. «Che significa?»

Scrutano lo schermo ma non riescono a darmi una risposta. «Siamo andate via presto perché Zazi non stava bene». Annuisco alla spiegazione di Alice e torno a chiudermi in camera, facendo partire una chiamata. Il telefono squilla per qualche secondo prima che la voce impastata di sonno di Sarah si faccia spazio.

«Che diavolo vuoi? Stavo dormendo»

«Come stai?» chiedo, un po' preoccupato.

«Male. Ho bevuto tantissimo, ho vomitato quattro volte e non ricordo niente» ammette.

«Arrivo» chiudo la chiamata e mi precipito verso l'armadio, mettendo la prima tuta disponibile e uscendo di casa senza spiegazioni. Quando arrivo da Sarah, mi apre Angelica, anche lei frastornata dal sonno ma già vestita e pronta a lasciarci soli.

«Come sta?»

«Come qualsiasi persona nel dopo sbronza. Si riprenderà» mi tranquillizza senza mai far sparire dal suo viso quello sguardo giudicante. La ignoro, perché non posso litigare anche con lei, e la saluto. Rimasto solo, vado verso la stanza di Sarah. Fortunatamente, i genitori sono fuori per l'anno nuovo.

«Ehi...»

«Sei un pezzo di merda» è il suo saluto cantilenante.

«Lo so... scusa»

«Mi sembra di averla già sentita questa cosa»

«Non so che altro dirti...» confesso.

«Era il nostro primo Capodanno insieme» si lamenta, sull'orlo del pianto. Mi avvicino e la stringo a me, nonostante le proteste. «Puzzo da far schifo».

Ridacchio. «Non mi importa», e per dimostrarglielo le lascio un bacio prolungato. «Scusami, davvero»

«Io ti scuso, Jo... ma non possiamo andare avanti così. Non puoi scappare ogni volta da ogni discussione, non è sano»

«Ti rendi conto che discutiamo sempre per lo stesso motivo?» Sospira e annuisce.

«Sì, e mi dispiace. Anche io devo chiederti scusa, non ho tenuto fede al patto. Quel commento mi ha stretto il cuore, vorrei solo risolvere questa situazione»

«Non puoi risolverla tu» ammetto tranquillamente.

«Lo so... l'ho capito... e giuro, non mi intrometterò più. Però, Jo... arriveranno altre discussioni, è la vita. Quando discuteremo per qualcosa che ci riguarda entrambi in prima persona, che succederà? Quando discuteremo per qualcosa che davvero dovremo risolvere tra noi, come faremo? Scapperai?» Il mio silenzio la disturba e la intimorisce. Non so rispondere a questa domanda. Non so che succederà.

«Io so solo che non voglio perderti. E se questo è il problema tra noi, giuro che proverò a risolverlo. Imparerò a parlare, te lo prometto» dico sicuro, avvicinandomi di nuovo a lei che, finalmente, sembra sciogliersi. Il saporaccio che ha in bocca non me la fa invidiare per niente, e nemmeno le occhiaie pronunciate che le disegnano il contorno occhi.

Ben presto mi allontana, mettendosi sulla bocca entrambe le mani e correndo in bagno. «Devo vomitare» mi urla e, quando la raggiungo, la trovo piegata sulla tazza. Ridacchio appena e le tengo i capelli.

«Dai, passerà» provo a confortarla, mentre lei butta tutto fuori.

«Quando? Ho vomitato cinque volte» si lamenta. «Non berrò mai più»

«È la prima sbronza?» annuisce, pulendosi la bocca con una quantità esagerata di carta igienica, prima di passare al lavandino e lavarsi i denti minuziosamente.

«Sono una brava ragazza, io» dice ovvia. «E comunque è colpa tua. Se fossi venuto alla festa, tutto questo non sarebbe successo»

«Certo che sarebbe successo. Avresti bevuto comunque, per il litigio»

«Sì, beh... bere è stupido»

«Nah... devi solo imparare a farlo» dico con un tono forse troppo paternalistico.

«Insegnami, visto che sei tanto bravo» e viene verso di me, che sono seduto sul bordo della vasca e la prendo tra le braccia. Finalmente un bacio che sa di menta.

«Devo fare una chiacchierata con Ali e Zazi»

«Perché?»

«Guarda in che condizioni ti hanno lasciata» ribatto retorico e lei mi guarda storto.

«Mica è colpa loro» subito le difende. «Azzurra stava malissimo e quando sono andate via io ero ancora del tutto sobria. Inoltre c'era Angelica... ha dormito con me»

«Lo so, l'ho vista quando sono arrivato... mi ha incenerito con lo sguardo»

«Sì, beh... credo di essermi lamentata parecchio». Alzo gli occhi al cielo, consapevole dei discorsi che hanno tenuto banco ieri tra le ragazze, pur senza averli ascoltati.

«Per il resto, com'era la festa?» Arriccia un po' il naso.

«Un po' moscia... almeno per quel che ricordo. C'era parecchia gente, ma erano tutti gruppetti, persone mai viste... insomma, niente di che... potevo rimanere a casa con te a litigare»

«Chissà... magari avremmo fatto pace prima» ammicco e lei mi salta addosso, allacciando le gambe intorno al mio bacino e baciandomi senza dolcezza. Credo si sia finalmente ripresa. 

Sai di nuvola // HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora