Capitolo 22

263 8 0
                                    


"Che hai paura che ti influenzi?" Mi chiede. Non vorrei dire di sì, ma sì, non potrei scrivere proprio tutto e sicuramente mi sentirei più rilassata se lui non lo leggesse.

"Ma no, solo che mi devo concentrare" Dico giustificandomi. Prendo il foglio di brutta, la matita e inizio a scrivere. Filo è sul mio letto, che canta guardando il telefono e non faccio altro che pensare a quanto sia perfetto questo momento.

"Quanto ti manca?" Mi chiede dopo un'ora.

"Perché?"

"Perché se non hai finito fra poco me ne vado" Dice.

"Fammi capire tu te ne andresti così" Gli chiedo sconvolta.

"Sì, visto che non mi permetti di aiutarti, piuttosto che fare la bella statuina vado a finire il mio album" Spiega freddo, mo' perché è incazzato?

"Mi stavi facendo compagnia"

"Vale, tu non mi vuoi tra i piedi mentre scrivi perciò mi hai relegato al tuo letto, e in un'altra occasione non mi sarebbe dispiaciuto ma così no" Spiega alzandosi.

"No aspetta, Filo non te ne andare" Lo supplico.

"Posso dirti sinceramente..." Dico bloccandolo.

"Parla" Mi risponde secco.

"Non so cosa dire, non so cosa scrivere, da ore non faccio altro che scrivere una frase e poi cancellarla, perché non esprime a pieno tutto quello che ho provato" Dico.

"Perché non mi hai chiesto aiuto cazzo"

"Perché non mi va di farmi aiutare"

"Vale non devi essere sempre tu a sorreggere le persone, ogni tanto potresti contare sugli altri, su di me"

"Non posso, non l'ho mai fatto"

"Ok, prendi un cambio, adiamo a casa mia, ti do una mano" Mi dice prendendo lo zaino per terra.

"Ma siamo appena tornati" Dico, non posso lasciare mio padre da solo ancora una volta.

"Sarà solo per questa notte, e poi domani ti riaccompagno, e avrai finito il tuo tema" Mi spiega e noto che mette nello zaino anche l'intimo di Sanremo.

"Mica dobbiamo scrivere"

"Magari ci rimane un po' di tempo" Mi fa ridere, nonostante tutto torna sempre ad essere lo stesso Filippo. Mi preparo per uscire, saluto mio padre e ci mettiamo in strada per casa sua. Appena entriamo ci sediamo sul divano, Filo prende dei fogli e una matita.

"Pensa a quello che vuoi dire e dimmelo"

"No non riesco a dirtelo"

"Ti vergogni?" Mi chiede con una risata acida.

"Ti vergogni di farmi sapere i tuoi pensieri?" Insiste.

"Un po'"

Paranoia - Irama-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora