Il potenziale di un essere umano

399 28 135
                                    

«Thaty, che figata! Com'è che hai detto che se chiama 'sta torta?»

«Banoffee pie, si chiama così, Dory.»

«Banoffa, eh? C'ha la crema mou dentro, ve', Thaty? Me ne intendo io de crema mou. Come un certo rimbambito co' le cimici.»

«Thaty, sei 'na Dea. Una donna! Una vera donna! Che grande!»

«Sìsì, che peccato, però, che qualcuno non se n'è accorto in tempo. Eppure gliel'avevamo detto.»

«Già, già, gliel'avevamo detto eccome, il gemello mio coi coglioni c'ha ragione. E invece lui non c'ha voluto ascoltà.»

«Tutte quelle cimici gli avranno rotto il cervello, e così ha potuto solo usà i coglioni per pensare.»

«E ora eccolo lì, a rompesse pure quelli col martello. Che disonore e disgrazia per 'sta famiglia. Da sorella sua, me vergogno de esse uscita dalla stessa panza da cui è uscito lui.»

«Ormai non è più nemmeno un coglione, dato che se li sta a spaccà da solo.»

«Non è omo, non è coglione. Sa solo quello che non è.»

«Er minchione

«Come dice una gran donna, cioè io, a volte scopà non serve a niente, a volte basterebbe solo pensà

«È il tragico destino de chi se fa solo cimici.»

«Il martello.»

«Davvero una torta deliziosa, giovanotta, sei una chef fantastica, i miei complimenti. Anche a vedella sembra uscita da una pasticceria, tant'è elegante e perfetta. Meriteresti l'anello al dito solo per questo.»

«Già, già, che era quello che dicevamo io e Dorian sin dall'inizio, Rosemé.»

«Ma qualcuno non c'ha voluto sentì.»

«Già, già, qualcuno ha preferito mettese a insultà a casaccio.»

«E per questo tutto ciò che gli è rimasto so du' coglioni sfrantumati e un martello in mano.»

«Già, già. Il giusto finale per Er minchione.»

«Dantione

Dante arrivò come un uragano alle spalle dei gemelli, ancora presi a divorare le loro fette di torte con le forchette, seduti al tavolo, e senza dire una parola li afferrò per i capi e spiaccicò i loro volti contro i dolci che stavano mangiando.

Si levò un grido indignato da entrambi, quando si risollevarono, le facce imbrattate di panna.

«Come osi!» tuonò Dorian. «C'hai fatto sprecà la torta così!»

«La banoffa che Thaty ha preparato co' tutto il suo cuore!»

«Bestia! Animale!»

«Anche coi coglioni sfrantumati continui a insultalla, eh?»

«Sapete che cosa sfrantumerò davvero, se continuate, flagelli del demonio?» sibilò lui. «I vostri crani.»

Non potei trattenermi, mi ritrovai a sghignazzare nell'osservare quel siparietto comico, seduta sul divano con Rosemary al mio fianco, anche lei intenta a mangiarsi la fetta di torta, il piattino di plastica in mano.

Era... curiosa, la situazione che si era creata in quel momento. Di solito, dopo un'esplosione del genere da parte mia, mi sarei scusata subito con Dante per quanto gli avevo urlato contro, ma la presenza di quei due nanerottoli incalliti e della babysitter più inaffidabile del mondo, così desiderosi di difendermi e soprattutto continuare a prendere in giro Dante, mi aveva in qualche modo fermata dal farlo.

Ignobili affettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora