A qualsiasi costo

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Giunse sabato.

Il mio piano mi era sembrato funzionare, dato che non avevo informato nessuno, nemmeno i gemelli e Rosemary, di voler andare al mercato per comprare i cibi per il pranzo della domenica.

Non avevo mai neanche accennato all'argomento, anzi, ero stata più che attenta ad assicurarmi che quella famiglia diabolica si convincesse che avrei passato la mattinata in casa a poltrire.

Non aveva funzionato.

Me li ritrovai al parcheggio del mio condominio, tutti quanti, ad attendermi, non appena uscii fuori dal portone d'ingresso. Erano in piedi davanti alla macchina di Dante, una jeep di seconda mano, nera, ad attendere proprio il mio arrivo. I gemelli, vestiti come sempre in maniera identica, con jeans e felpa rossa stavolta de I cavalieri dello Zodiaco, e Dante in piedi al loro fianco, la sua solita giacca addosso, un paio di pantaloni larghi dalle sempiterne tasche giganti.

C'era persino Rosemary, quel giorno, alla destra dei due nanerottoli, con un lungo vestito di lana, bianco, a gongolare.

Non appena li vidi, a pochi metri da me, la borsa mi cascò a terra.

«Thaty!» mi chiamò Dory entusiasta. «Semo pronti!»

«Sìsì!» concordò il suo gemello. «Il mercato è ormai n'altra tradizione de famiglia.»

«Esatto, non ce la potemo perdere per nulla al mondo.»

Dorian assentì col capo. «Vedette come te gasi per il cibo è sempre bellissimo.»

«Perché sapemo che finirà tutto in panza nostra.»

«Questo sì che è amore vero!»

«Altro che Romeo e Giulietta!»

«Noi mica c'ammazzeremmo per te, no no.»

«Noi ammazzeremmo gli altri per te, sì sì.»

Ero allibita, nemmeno la mascherina addosso era in grado di nascondere la mia bocca spalancata, non del tutto almeno, e quando portai gli occhi su Dante... lui sollevò gli angoli delle labbra, in quel suo sorrisetto sadico con cui indirettamente mi voleva dire: "T'ho fregata di nuovo."

I miei nervi si contrassero per il fastidio tutti insieme. Non avevo dubbi su chi era lo stratega di quella trappola maledetta. «N-Non stavo... Non stavo andando... al mercato.»

«Ah no?» Il sarcasmo nella sua voce indusse le mie tempie a pulsare per l'irritazione. «Che volevi fa' a quest'ora, con le chiavi della macchina in mano? 'Na passeggiata con la tua Ford?»

Diventai vermiglia, soprattutto quando vidi sia i gemelli che Rosemary gongolare con trionfo e il sorriso di lui farsi ancor più di sfottò.

«N-Non ho bisogno... che mi accompagnate.»

«Come fai a tene' tutte le buste?»

«N-Non ho... intenzione... di comprare granché.»

«Hai detto così pure l'altra volta e me so finito con quattro buste pesanti in mano.»

Mi ritrovai a tremare per l'indignazione, gli lanciai un'altra occhiataccia. «Me la posso... cavare da sola.»

«Te la puoi cava' ancora meglio con noi.»

La vena sul collo iniziò a pulsare insieme alle tempie, ero sempre più oltraggiata, soprattutto perché più lo ero, più lui si divertiva. «Ti darebbe fastidio... perché... perderei troppo tempo... a parlare... con i venditori.»

«Non ho mai detto che quella tua mania me da' fastidio.»

Un'altra occhiataccia da parte mia. «Non è... una mania!»

Ignobili affettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora