Capitolo 3

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Questi due mesi passarono in fretta, purtroppo il mio telefono fecce un volo giù nella scogliera e l'unico numero che avevo segnato di lavoro era quello del mio manager, Stefano, che peccato.
Appena arrivai a Milano mia madre mi accompagnò per prendere un nuovo telefono e controllare se la scheda funzionasse ancora, avevo aspettato di prenderne uno nuovo.  Alla fine non mi serviva granché.
"Non capisco perché hai voluto solo ora prendere un telefono nuovo." Disse mia madre durante il tragitto in macchina, alzai gli occhi al cielo. "Se c'era bisogno sicuramente qualcuno avrebbe chiamato te." Dissi irritato dalle sue continue lamentele. "Vabbè ringrazia che Stefano sia riuscito a telefonarti." Disse fermandosi davanti all'agenzia. "Mamma semplicemente gli ho dato il tuo numero." Dissi dandole un bacio sulla guancia prima di salutarci.
Stefano mi fecce sapere che era in ritardo dovuto al traffico milanese e che l'avrei dovuto aspettare in ufficio per non so quanto tempo. Mi disse dove trovare i vari lavori in sospeso e chi dovevo chiamare per sapere perché le modifiche non andassero bene. Il primo nome fu quello di Marco, che scartai per il momento, Michele aveva provato a rintracciarmi e mi aveva smollato una traccia di un lavoro che aveva in programma chiedendomi consiglio, poi c'erano Elodie e Guè che lo stesso avevano chiesto consulto. Gli chiamai tutti e tre per aggiornarci e per prendere un appuntamento per vederci erano molto felici che avessi accettato la loro richiesta.
Il prossimo era Marco, che chiamai dopo aver fatto un bel respiro, usai il numero del l'ufficio di Stefano e rispose dopo pochi secondi. "Pronto?" Domandò curioso, quasi stupito da quella chiamata. "Pronto? Mengoni?" Domandai quasi divertito, lui tossi e rispose di sì. "Ho letto le sue modifiche sui miei testi, mi piacciono e potrebbero andare." Dissi ricontrollando i testi "Solo che non capisco cosa abbia scritto nell'ultimo paragrafo." Dissi stranito rileggendo, E come fai a vivere se attorno al cuore hai il muri di Berlino?

"Ma sei Alessandro?" Domandò sorpreso, davvero non mi aveva riconosciuto? "In persona baby" risposi pensieroso rileggendo quella nota. "Non mi hai risposto e io purtroppo ho fretta se ti muovi mi fai un favore." Dissi nervoso. "Non hai più risposto." Disse di colpo, alzai gli occhi al cielo. "Perché mi hai cercato?" Domandai distrattamente, ero intento a scrivere sotto quella domanda che mi trovai scritta in un post-it. "Si, mi hai anche risposto." Disse irritato, fa male non essere calcolati eh. "Ah eri tu." Dissi ironico. "Ti aspetto in studio." Disse nervoso, era arrabbiato?
"Non posso, ho già preso degli impegni per oggi." Dissi facendo un cenno di saluto a Stefano che entrò in ufficio. "E che impegni ti sei preso ora?" Domandò sarcastico, dal suo tono non sembrava molto felice.
"Devo uscire con una persona." Gli risposi divertito. "Adesso se mi vuoi scusare dovrei andare." Dissi chiudendo la connetta. "Chi era?" Domandò Stefano, si era seduto sul suo divanetto. "Marco." Dissi sbagliando. "A proposito, che cazzo è successo tra di voi?" Stefano mi guardò con sopracciglio alzato. "Niente." Dissi alzando le spalle. "Non mi è sembrato niente. Non ha fatto altro che lamentarsi della tua non curata precisione nei testi, della tua mancanza di rispetto lavorativo e del tuo presunto amichetto. Che poi non ho capito che cosa gliene frega a lui." Disse divertito. "Non mi pare che non gli siano piaciuti." Dissi guardando quei fogli con i post-it abbastanza strani che non c'entravano niente con i testi. "È quello che mi sembra strano anche a me. Ha scritto quei foglietti ambigui e poi ha salutato me e Marta e se né andato." Disse prendendo il suo pc dalla borsa. "Bah glielo chiederò domani." Dissi distrattamente.

Raggiunsi Filippo in pizzeria, era già al tavolo insieme a due suoi amici del giornale in cui lavorava. "Ragazzi, lui è Alessandro." Ci presentò. I tizi sembrano simpatici, del resto se non erano così dubito che Filippo ci sarebbe uscito.
"Ehi ragazzi, ma quello la giù non è Mengoni? Sta con una tipa." Disse il ragazzo moro sorpreso , gli altri due ragazzi si girano a guardare incuriositi, io rimasi con la testa china sul mio piatto. Mi mancava solo che mi riconoscesse e venisse al tavolo. "Ale, né sapevi qualcosa?" Mi domandò Filippo curioso fecci segno di no con la testa, avevo ragione che fosse etero con gli ormoni a palla, masticai l'ultima fetta della mia pizza dal nervoso che mi provocò il solo nominarlo, il mio telefono vibrò per una nuova notifica.

- È solo un'amica.

Non avevo bisogno di chiedere chi fosse il mittente, aveva risposto alla mia domanda che mi stava frullando in testa anche se non volevo ammetterlo, ma il nervoso mi rimase appiccicato e gli risposi al messaggio con un semplice;

- E a me che mefrega?

Non mi sembrava che avevo diritto di spiegazioni, continuai ad ascoltare le persone che avevo al tavolo che parlavano continuamente di lavoro, che quasi c'era rischio che mi addormentavo ad ascoltarli. Con la coda dell'occhio vidi la ragazza alzarsi e lasciare Marco da solo al tavolo. Il mio telefono vibrò di nuovo e lo controllai distrattamente.

-Ti piace così tanto quel ragazzo?
-Te lo chiedo perché tra poco ti addormenti nel tavolo talmente ti stai annoiando.

Alzai il mio sguardo su di lui che mi sorrise con sorriso complice.

-Vuoi venire a ballare? Puoi portare anche loro se vuoi.

Avrebbe fatto di tutto per vedermi? Addirittura accettare che venisse il mio presunto ragazzo?

-Chiedo.

Accettai solo perché avevo voglia di divertirmi e non perché volevo farmi crescere la muffa con loro che parlavano di lavoro. Loro rimasero stupiti quando gli accennai che Marco ci avesse invitato al suo tavolo in discoteca. "Devi piacergli molto." Disse Filippo appena parcheggiò fuori dal locale, chiusi la portiera alle mie spalle "è un rompi coglioni, deve ringraziare che mi stavo annoiando ad ascoltarvi." Dissi sbuffando. "Certo certo."

Raggiungiamo Marco e gli altri al tavolo, Filippo si sedette affianco al biondo e da come si comportava con il tizio non era tanto un amicizia lavorativa. "Il tuo ragazzo ti sta tradendo davanti ai tuoi occhi." Disse Marco avvicinandosi al mio orecchio, sembrava quasi incazzato. "Non è il mio ragazzo infatti." Dissi di rimando. Lui mi guardò dritto negli occhi e si riavvicinò di nuovo al mio orecchio "e allora cos'è?" Mi chiese stranito, sentivo la sua mano che si faceva spazio sotto la mia maglietta. "È il mio migliore amico." Dissi divertito, lui tornò a guardarmi e stavolta aveva una strana luce negli occhi e si spostò leggermente per prendere i nostri bicchieri. "I testi mi sono piaciuti." Disse con un tono malinconico, sorrisi "Non è quello che mi hanno detto." Dissi girando la cannuccia dentro il mio bicchiere. "Ero arrabbiato. - incomincio a muovere la sua mano lungo la mia schiena, avevo la camicia sopra e speravo che nessuno nel tavolo si accorgesse del suo gesto.- Non dovresti far così." Dissi con la voce che mi si spezzava ogni volta che toccava un punto che mi faceva scattare. "Così...come?" Disse divertito. "Perché quei post-it?" Domandai appoggiando la mano libera sul divanetto affianco alla sua gamba, non si rendeva conto che mi stava facendo il solletico? "Ero arrabbiato, deluso e.." si fermò, si era agitato, come mai? "E per quale motivo ti sentivi così?" Domandai girandomi verso gli altri, Filippo mi guardava incuriosito e mi girai di nuovo verso Marco "Per favore togli la mano, non voglio la ramanzina dal mio amico dopo." Lo supplicai, anche se mi stavo abituando alle sue carezze segrete, lui non mi rispose, ma ritirò la sua mano facendo attenzione ad essere discreto.
Domandai un altro drink al cameriere, e dopo un altro ancora, mi sentivo in soggestione, da una parte avevo Marco che mi aveva iniziato ad ignorare e aveva incominciato a parlare con gli altri del gruppo e dall'altra sentivo gli occhi curiosi di Filippo che passavano da me a Marco in un nano secondo. "Ale? Andiamo a ballare." mi tenne la mano, segno che la ramanzina stava per iniziare. "Mi spieghi perché Mengoni tra poco ti saltava addosso?" Mi domandò dopo esserci nascosti in fondo alla pista, mi guardai in giro con la speranza di una via di fuga. "Stavamo parlando di lavoro -alla fine era la verità in parte- non capisco perché devi trovarci roba ambigua in mezzo." Dissi alzando gli occhi al cielo. "Perché ti conosco?" Domandò sarcastico. Sospirai esasperato e mi girai a guardarlo "Ci siamo baciati. Contento?" Gli domandai irritato, non volevo parlare di quel ragazzo. "In che senso?" Domandò sorpreso, si appoggiò al muro scuotendo la testa incredulo. "Zi non abbiamo fatto altro e solo che da quel giorno mi sta incollato." Dissi appoggiandomi anche io al muro, ero più confuso di lui. "Beh in effetti si vede che gli piaci." Disse grattandosi il mento pensieroso, aveva lo sguardo verso il balconcino dove si travedevano i nostri compagni di serata. "La tipa chi è?" Mi domandò curioso, "mi ha fatto sapere che è una sua amica." Dissi alzando anche io gli occhi sul balcone travedevo i ricci di Marco, speravo che non mi vedesse da qua giù.

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