Capitolo 23

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Sapevo che poteva spingermi via, ma essere stretto al suo corpo era l'unica cosa che mi consolava in quel momento.

Volevo per una volta piangere sulla spalla di qualcuno, per una volta volevo essere io quello da consolare.

Lui mi strinse a sé senza dire una mezza parola ed io mi lasciai cullare da lui finché non mi addormentai tra le sue braccia. "Ale, sono in ritardo." Borbottò Marco mezzo assonnato, si era appena svegliato e lo ritrovai a pochi centimetri da me, sembrava titubante però rimaneva saldo al mio fianco. "Scusami.." borbottai alzando il mio braccio dal suo fianco, lui però lo fecce tornare dov'era con una spinta leggera si attacco nuovamente al mio corpo togliendo così ogni millimetro che ci separava.

"Dovrei essere io quello che si deve scusare." Disse senza togliere i suoi occhi dai miei, sembrava così sincero. Senza rendermi conto appoggiò le sue labbra alle mie era un bacio leggero, pieno di qualcosa che mi mancava in quel preciso momento.. amore.

"Hai detto che tutto ciò doveva rimanere qua..ma non hai specificato che sarebbe stata l'ultima volta." Borbottò staccandosi dalle mie labbra, sembrava più tosto contento mentre scendeva giù dal letto, lo guardai stupido era così raggiante anche da mezzo addormentato.

Distrattamente si stava abbottonando la camicia da lavoro "Aspetta ti aiuto." Mi alzai per dargli una mano, sorrise nuovamente. "Potrei abituarmici, sai?"
Alzai il mio sguardo verso di lui "Per questa settimana te lo potrei anche concedere." Dissi sincero ricordando quello che mi aveva accennato la sera prima. Appoggiò la sua fronte alla mia "Com'è possibile che in una sola settimana..." Iniziò a borbottare avvolgendomi tra le sue braccia. "Addirittura?" Risposi divertito, lui appoggiò il suo mento sulla mia spalla abbracciandomi forte a sé. "Vedi di ripigliarti, starò bene." Borbottai baciando il suo collo, la sua pelle divenne subito pelle d'oca, lui sospirò "Ti prego.." borbottò piangulando tristemente "Tanto ci vediamo stasera appena torni" gli promisi sorridendo "È una promessa?" Chiese lui incredulo, scoppiai a ridere "Non correre ti ricordo..."

"Che non ci conosciamo nemmeno da un mese" Roteò gli occhi come finta seccatura. Mi venne spontaneo stampargli un bacio sulle labbra.
"E questo?" Chiese stupito, gli diedi un altro bacio e gli sorrisi "è un semplice ciao" momorai sorridendo.  Mi stai rendendo felice con poco Marcolì.
Lui tenne ancora gli occhi fissi sui miei "Per qualsiasi cosa chiamami." Borbottò dandomi un altro bacio sulle labbra che divenne qualcosa di più ardente di un semplice bacio.

La mattina passò lentamente, non ero tipo che si sentiva subito a casa se ero ospite da qualcuno e soprattutto se con quel qualcuno avevo qualcosa in sospeso.

"Com'è possibile che in una sola settimana..."  Le sue parole continuavano a frullarmi dentro, erano delle semplici parole, perché mi rimanevano in testa come massi? "Basta Alessà è ora di prendere la tua vita di nuovo in mano." Borbottai tra me e me, era la prima volta che mi alzavo e uscivo di casa durante quel giorno. Quando arrivai a casa mia madre non era ancora tornata, decisi di preparargli il pranzo e aspettai il suo ritorno sdraiato sul divano.

"Mamma mia che giornata." Borbottò quando entrò dentro l'appartamento. "Ciao amore, non sei...che ci fai qui?" Chiese sorpresa nel trovarmi seduto sul divano. Sorrisi, "Pensavo di pranzare insieme. Alle quattro monto a lavoro." Dissi alzandomi e dandogli un bacio sulla guancia. "Tesoro tu non me l'ha racconti giusta..." Momorò guardandomi bene in viso. "Ieri sono andato da papà..." Le spiegai andando verso la cucina ".. stamattina mi sono svegliato e non avevo più quel senso di nostalgia che mi provava questo giorno. Quindi ho deciso di ritornare a casa e di prepararti tutto ciò che ti piace...per farmi cosi...perdonare per questi dieci anni di colpe che non hai mai avuto. Non ho pensato a te e mi dispiace." Le spiegai con una calma non mia, con una liberazione dal cuore che non sentivo da tempo. Lei mi abbracciò forte a sé "Tesoro non hai niente da farti perdonare."

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