"Allora sé noi proviamo a fare così e poi facciamo così, dovrebbe risultare più melodico, no? Ale tu che dici?" Mi domandò Marco, che stava infondo alla sala con dei musicisti amici suoi.Stavo sdraiato nel solito divanetto che cercavo di scavare nel mio cervello per tirar fuori qualche idea per il suo album. "Provate a rallentare il ritmo" dissi distrattamente mettendomi seduto, ogni volta mi chiedeva un parere per poi fare sempre di testa sua, non ho capito, perché mi chiedeva a fare? Sbuffai, avevo sonno e fame. Non riuscivo più a concentrarmi sul testo che stavo scrivendo, quindi decisi di andare a riposarmi nello stanzino che mi fece vedere Marco, che con mia sorpresa notai che c'era anche una branda. "Ogni volta mi stupisce di più." Dissi sdraiandomi, dubito che in sala avrebbero sentito la mia mancanza, erano troppo occupati a suonare per badare alla mia presenza e poi mi serviva un momento per riflettere. Accettare questo lavoro significava spianare il campo, quindi significava fare esperienza anche con i testi. Non era un lavoro difficile, alla fine dovevo bozzare qualche testo e Marco lo doveva revisionare. Il brutto è che dovevo rimanere buttato lì con lui e con tutta la gente che andava e veniva in continuazione. Almeno in quello stanzino potevo dire che c'era solo silenzio, un silenzio che quasi mi consolava.
Il giorni passavano e lo stanzino divenne praticamente il mio studio, ogni tanto entravo in sala e mi rubavo qualche strumento per provare qualche araggiamento più orecchiabile. Mi sentivo un fantasma invisibile che entrava nell'edificio e sì rifugiava nel suo porto sicuro.
Nel mentre che entrai nello stanzino quel giorno, notai che Marco era sdraiato nella branda con indosso il suo cappellino con cui l'avevo conosciuto sopra la faccia. Decisi quindi di andare in sala per lasciarlo riposare e di dedicarmi al pianoforte, dovevo ricontrollare un testo che stavo scrivendo.
"Salvami dalla moda che poi cambierà
Dall'amaro di questa vita
Da tutta la musica dimenticata
Mi chiamerai sotto casa
Quando tutti dormiranno
Con la voglia di fare lo stesso sbaglio ma
Ora non ti assomiglio più
Mi chiamerai sotto casa
Farò finta di niente
Come sempre
Come se io fossi l'Asia e tu l'Occidente
Fossi l'Asia e tu l'Occidente
Fossi l'Asia e tu l'Occidente"Il ritornello sembrava apposto, ma dovevo ricontrollare tutto il resto. Cercai di suonare qualche nota per farmi venire qualcosa in mente, quando mi arrivò una illuminazione e ricordai i discorsi della gente che veniva a trovare Marco, sembrava che stava pianificando una Rivoluzione con tutta quella gente.
"Mi accontenterò
Anche se voglio l'impossibile
Anche se non ho scalato l'Everest
Anche se a volte mi sento invisibile
E saluterò quest'anno di dipendenze
Di frasi vuote, scordate
Facce che diventano sfocate
La vita è un sogno sotto anestesia
Quindi non svegliarmi dalla mia
Non svegliarmi dalla mia
Farei la maratona per passare il tempo
Ma ho trent'anni e sono già stanco
Ho poco fiato ma tante cose da dire
E parlerò da solo se ti farai sentire."Qualcuno applaudì dietro di me appena mi fermai nel suonare, a quanto pareva Marco si era svegliato. "Mi piace." Disse venendo verso di me, come faceva ad esplodere di felicità appena sveglio? "E menomale perché mi devi aiutare a completarla." Dissi risuonando la melodia. "Invece che ne dici se andiamo a bere qualcosa?" Disse sbadigliando, sembrava esausto. "Sono le cinque, dubito che tu voglia fare aperitivo proprio adesso che ti sei appena svegliato." Dissi smettendo nuovamente di suonare. "Veramente sono le otto, le cinque erano quando hai aperto di botto lo stanzino e mi hai svegliato." Disse ridendo, lo guardai perplesso prendo in mano il mio telefono. "Cazzo, devo andare." Dissi aggiustando tutti i fogli che avevo sul piano. "Aia la tua ragazza sarà incazzata." Disse con una risata strana. "Per tua informazione ..il mio ragazzo." Sottolineai alzandomi e mettendo le varie cose dentro la borsa. "Sei gay?" Domandò stranito che quasi mi diede fastidio. "Ti dà fastidio?" Domandai di rimando nervoso, ero pronto a mandarlo a fanculo. "Da quanto state assieme?" Domandò stranamente tranquillo, era in vena di fare paraculate? "Da qualche mese." Risposi mettendomi lo zaino in spalla, lui allungò una mano per aggiustarmi una bretella messa male, sembrava pensieroso. "È seria?" Domandò chiudendo il coperchio del piano. "Diciamo è ancora presto per dirlo." Dissi alzandomi di spalle, lui mi guardò curvando la testa. "Quindi non gli dà fastidio se viene con noi a bere qualcosa?" Domandò speranzoso, cambia umore alla velocità della luce. "Non possiamo fare un'altra volta?- domandai grattandomi una tempia- sai è il nostro terzo mese e già non ci vediamo mai." Dissi imbarazzato e lui in risposta sorrise "Capisco, prenditi anche qualche giorno per dedicarti a lui. Non fatti problemi." Disse prima di salutarmi. Mi diede una strana sensazione come se fosse triste, era sempre allegro, gli ho detto qualcosa che non andava?
STAI LEGGENDO
MAGNETS
FanfictionLo guardo è il suo corpo è come una calamita, mi attrae come il nettare per le api.