Capito 22

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Da quello che mi disse Davide, oggi era l'ultimo giorno che Marco faceva all'università, a quanto pareva aveva rifiutato il prolungamento di un'altra settimana. Non è che non mi fregava niente, ma mi sentivo stranamente in colpa.

"E questo che significa?"

"Che non provo ciò che provi tu."

"Capito.." si avvicinò a me lentamente tenendo fisso il suo sguardo sul mio. "Quindi se provo a fare qualcosa ..." Adesso era a pochi centimetri da me, ero bloccato sotto il suo sguardo. "Ciò rimane qui." Sussurrai quasi senza voce e quello che successe poi mi scombussolo, era la prima volta che desideravo qualcuno così tanto.

Tornai a concentrarmi su quel ragazzo che non vedevo da martedì notte, ieri avevamo i turni separati e non abbiamo avuto il modo di parlare di ciò che era capitato, anche se gli avevo chiesto che rimanesse una cosa tra di noi.

Sembrava un professore qualunque, era gessato e serio, non faceva nessuna battuta giovanile e non cercava neppure di pretendere la nostra attenzione.

"Va bene che è il suo ultimo giorno...ma non sarà troppo noioso oggi? Quasi quasi rimpiango la sua versione timida del primo giorno." Borbottò Cristina sbadigliando.

"Non so... sarà che si sentirà stranito a non vederci più?" Borbottò Davide perplesso, tutte e tre stavamo trascrivendo ciò che Marco ci scriveva sulla lavagna.

"Comunque pure la sua scrittura fa cagare oggi." Borbottai infastidito, già non mi piaceva il fatto che non mi avesse accennato niente che aveva rifiutato l'offerta di continuare e adesso? Che fa'? Decide di scrivere di merda? Sapendo che mi urtava? Alzai la mano senza pensarci due volte. "Mi scusi? Potrebbe scrivere meglio? Non ho capito l'ultima frase " borbottai tenendo gli occhi fissi sul mio quaderno aspettando la sua risposta. "Mahmoud l'ho appena dettata. Vedi di stare attento." Rispose lui severo, alzai lo sguardo su di lui perplesso e lui ricambiò lo sguardo senza batter ciglio. Sul serio Marco? Ne riparliamo a lavoro.
Risposi al suo sguardo con una smorfia e avvicinai il quaderno di Davide per guardare la frase. Non sopportavo che mi trattasse così.

"Beh com'è stato il tuo ultimo giorno?" Chiese Camilla a Marco che era intento a ripulire la macchinetta del caffè.

"Staccante. Non vedo l'ora di andarmene a casa." Rispose lui distrattamente.

"Cami domani come siamo messi con i turni?" Domandai ignorando che i due stavano parlando tra di loro.

"Oddio non ho chiesto a mamma. Aspetta che la chiamo." Disse lei prendendo il telefono in mano.

"Domani è 26." Dissi semplicemente, lei alzò gli occhi su di me, "allora non ci sono problemi nel dubbio ti copro io." Rispose lei bloccando il telefono.

"Allora ragazzi avete fatto?" Domandò Gugu sbadigliando. "Si, tu hai buttato la spazzatura?"

"Si capo!"

"Bene, allora ragazzi a domani."

"Ale aspetta...non vuoi un passaggio?"

"No...mi fermo a bere qualcosa e poi vado a casa."

"Non vuoi compagnia?" Stavolta fu Gugu a parlare. Sorrisi ad entrambi e fecci il segno di no.

"Ale ... è pericoloso." Borbottò preoccupata Camilla.

Fecci le spallucce e presi la mia borsa. "Di regola non c'è niente di pericoloso. A domani." Borbottai uscendo dal locale. Sentivo gli occhi di qualcuno puntare verso la mia schiena, non c'era bisogno di girarmi per sapere chi fosse.
Il tragitto fu abbastanza tranquillo, per mia fortuna conoscevo il guardiano che mi lasciò entrare senza problemi.

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