Capitolo 8

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Quella mattina dovetti scappare dalla camera di Marco, i nostri manager erano già di sotto e ci stavano già chiamando, era frustante fare gli amanti e ancora più frustante dover fingere che eravamo ancora sotto discussione.
"Ehi poeta, ci stanno chiamando per colazione." Disse Marco con finto distacco bussando alla porta. "Arrivooo" dissi irritato, non da lui, ma dal dolore che sentivo, e dal mal di testa che non voleva cessare, mi sentivo stranamente debole. Come faccio adesso?
La maniglia si abbassò e Marco spuntò da dietro la porta. "Muoviti dobbiamo andare al bar." Disse con finta seccatura aprendo del tutto la porta, lo guardai di traverso. "Non c'è bisogno che entri, sai?" Gli risposi scontroso e cercai di alzarmi dal mio letto, mi tenne una mano che accettai volentieri. "Scusa." Disse sottovoce, sembrava preoccupato. "C'è la faccio, tranquillo." Dissi sorridendo, mi diede un bacio veloce, "se vuoi gli invento una scusa." Disse titubante, era veramente cosi preoccupato? Oppure pensava che stavo così per la nostra precendente notte insieme?
"E perdermi l'unica colazione che potremmo mai fare?" Chiesi divertito, lui sospirò "potremmo farla qui a casa tranquillamente." Disse malinconico. "Vai tranquillo. Purtroppo però mi sa che dovrò rimanere per forza a casa." Dissi uscendo dalla stanza con lui al seguito, "Ale? Non ti cambi?" Chiese Marta perplessa appena arrivai di sotto, "no scusatemi, ma non sto tanto bene, sono sceso per avvisarvi." Dissi dirigendomi verso la cucina, mi sentivo stranamente molto più debole di prima. "Vieni qui-disse appoggiandomi una mano sulla fronte- oddio ma tu scotti!!" Disse sorpresa e alzai gli occhi al cielo. "Scordati che ti faccio da infermiere." Disse subito Stefano divertito e lo fulminai con lo sguardo "Portami almeno le medicine." Dissi irritato, mi girai per cercare le cose per fare un thè. "Sono infondo a destra." Disse Marco serio. "Ragazzi voi andate...mi prende sempre così, credo che almeno fino in camera riuscirò ad arrivare." Dissi riempiendo il bollitore. "In che senso riuscirai?" Domandò Marta preoccupata, Stefano gli appoggio una mano sulla spalla, "Significa che può svenire in qualsiasi momento, il ragazzo si ammala spesso." Disse superandola e venendo verso di me. "Apri la bocca- l'aprì senza opporre resistenza- si sono già infiammate, ti faccio prescrivere subito un antibiotico." Alzai gli occhi al cielo, ci risiamo. "Pensi che mi daranno un po' di tregua?" Chiesi esasperato prendendo una tazza dal mobile, "non ti sei saprei dire, l'ultima volta sei stato ko due settimane." Disse dubbioso, alzai nuovamente gli occhi, accidenti a me. Versai il mio thè "Beh ci vediamo dopo." Dissi esasperato superando il ragazzo che stava appoggiato al muro con uno sguardo serio, "rimango io a controllarlo." Disse alzando lo sguardo verso i più grandi, non volevo assolutamente che mi vedesse così, "Non mi serve la balia." Dissi salendo gli scalini, volevo solo sprofondare nel letto.

Dopo aver bevuto il mio thè mi sdraiai nel letto, la febbre accentuava il fatto che mi sentivo indolenzito e ciò mi fecce pensare che forse dovevo evitare di addormentarmi con solo i boxer, sospirai. "Posso?" Chiese marco titubante, non era uscito? Che ci faceva qui?
"Ti ho preso le medicine." Disse giustificandosi e alzando un sacchetto, quindi era andato lui?
"Grazie.." dissi con la voce che a quanto pareva stava iniziando a cedere. "Sei peggiorato." Disse preoccupato sedendosi di fianco a me.
"Ho bisogno solo di riposo e di medicine." Dissi mettendomi seduto, subito una fitta mi fecce solbalzzare. "Ti ho preso anche una crema, sono andato io per quello, non volevo fargli sospettare qualcosa." Disse malinconico, appoggiai la mia testa sulla sua spalla, mi dispiaceva sentirlo così. "Non è colpa tua, sono io che mi dimentico che le mie tonsille sono fragili." Dissi aprendo il pacchetto delle pastiglie e presi subito l'antibiotico, per fortuna mi aveva portato anche una bottiglietta d'acqua. Sospirai rassegnato a passare tutta la settimana a letto. "Se non ti dispiace vorrei tornare a Milano.." dissi triste, non volevo che mi vedesse in quelle circostanze, soprattutto se la febbre sarebbe salita di più. "Non se n'è parla. Uno perché non voglio stare solo qui e secondo non voglio che tu prenda un aereo in queste condizioni. Preferisco tenerti sott'occhio." Disse serio, non si arrendeva eh. "Non voglio che mi fai da balia." Dissi infastidito staccandomi da lui, non capiva che avevo bisogno dei miei spazi? "Ringrazia che non posso vestirmi da infermiere sexy." Disse scherzando con un tono di malizia che mi fecce venire i brividi al solo pensiero. "Hai freddo?" Disse preoccupato, lo guardai divertito scuotendo la testa. "No. Vorrei tanto poterti vedere vestito così." Dissi ridendo, sentì delle voci di sotto e sospirai, "sono tornati." Lui mi diede un bacio in fronte ma non si smosse di un millimetro,
"Dovresti spostarti.." gli sussurrai sentendo i passi sulla scala, cosa avrebbero pensato se ci avessero trovato così? "Eccovi! Come ti senti Ale?" Disse Marta inchinandosi per misurarmi di nuovo la febbre. "Uno schifo." Ecco la mia voce divenne più rocca, cercai di alzare la mia testa dalla spalla di Marco, ma le mie tonsille avevano deciso di farsi sentire. "Hai pensato di toglierle?" Domandò la donna incuriosita, credo per il fatto che Marco mi strinse la mano. "No..dovrei chiedere il permesso a mio padre." Dissi malinconico, sapevo che non avrebbe voluto.

I due mi lasciarono riposare, ogni tanto facevano a turno a venirmi a controllare insieme a Stefano.
Era frustrante stare a letto con la gola che aveva deciso di rovinarmi l'intera settimana che avrei passato con Marco. Eravamo venuti per scrivere, non per fa un campo per ammalati.
"E come hai fatto ad ammalarti?" Mi domandò Filippo divertito, alzai gli occhi al cielo e lo risposi con la poca voce che mi era rimasta, "ho avuto la brillante idea di uscire senza giubbotto." Dissi irritato. "Quindi non c'entra Mengoni in tutto questo?" Chiese divertito che scoppiò in una risata che mi fecce irritare ancora di più. "No, non c'ho manco passato del tempo." Mentì in buona fede. "E io sono Hanna Montana." Disse ridendo. "Ciao Hanna, come stai?" Gli risposi ironico, non volevo che si sapesse di noi, anche se dovevo mentire ai miei migliori amici. "Penso che dovresti seriamente studiare recitazione." Disse serio, stava sul serio usando la tattica del arrabbiato? "Non attacca." Gli risposi sorridendo. "Tanto non ci credo che non sia successo niente." Disse scocciato, "Non abbiamo avuto modo neanche di parlare." In effetti era vero, per il resto della giornata non era più venuto a farmi visita, quindi non avevamo più parlato.
"Mmm mi sembri troppo serio adesso. Sicuro che non sia successo niente?" Domandò ancora una volta, la porta si apri e un ragazzo mezzo addormentato fecce capolinea, lo guardai pensieroso, era addormentato? O stava tornando da qualche parte? "Nooo" dissi esasperato, Marco chiuse la porta dietro alle sue spalle. "Non ti credo." Disse il mio amico, Marco si sdraio vicino a me. "Te l'ho detto e ripetuto...tra me e lui..." Stavo per finire la frase quando Marco prese la mia mano che teneva  il telefono e disse semplicemente "Ciao Filii" con un entusiasmo che mi bloccò all'istante. Cazzo.
"Amo avere ragione." Disse Filippo divertito ricambiando il saluto. "Non significa che sia successo qualcosa." Sottolineai al mio amico, Marco mi guardò stranito, "successo cosa?" Aveva impostato il vivavoce. "Ale dice che tra voi non c'è stato niente." Disse Filippo con tranquillità, Marco mi guardò perplesso e io gli fecci una supplica silenziosa. "Non saprei che risponderti, in che ambito?" Domandò lui pensieroso, Filippo scoppiò a ridere "almeno tu mi hai dato una risposta sensata." Alzai gli occhi al cielo e marco sorrise. "La fai facile te, ma non mi caga di striscio. Sono qui per il mio turno notturno di visita al malato." Gli rispose sbadigliando, aveva ancora i postumi del sonno. "Vattene a dormire. Che non voglio un infermiere poltrone." Dissi alzando gli occhi al cielo, senti Filippo ridere. Marco si sistemo sotto le coperte e si girò dall'altra parte, ma sul serio? "Non ti ho detto di dormire qui." Dissi infastidito e sorpreso allo stesso tempo. "Tocca vi lascio dormire, ci sentiamo domani." Disse Filippo salutandoci, il ragazzo invece si era addormentato di colpo.

Il mattino arrivò in fretta per mia fortuna, passai la notte a bozzare qualche testo che mi veniva in mente. Marco rimase accucciato nella sua parte come se non si fosse mai addormentato nel mio letto. La porta si aprì, "Ehi bel addormentato ti ho portato la tisana allo zenzero.-guardò il letto- Oh pensavo che stessi da solo." Disse Stefano divertito, mi passò la tazza. "Si è addormentato...non potevo svegliarlo." Dissi sorseggiando la tisana cercando di essere impassibile. "Sono contento che avete fatto pace." Disse contento e mi fecce sorridere, "è un rompi scatole, ma ha un cuore d'oro e poi lo sai quanto sono sensibile." Dissi girandomi verso quel ragazzo che continuava a dormire. "Ale, cerca di dagli una possibilità.." disse Stefano seguendo il mio sguardo "stava in ansia tutto il pomeriggio, sai? Finché ad un certo punto non è crollato sul divano." Disse divertito alzandosi dal divano."Sicuramente stava in ansia per altro non credi?" Gli chiesi titubante, dubito che fosse addirittura così sotto per me. "Dubito, non ha fatto altro che fare chiamate su chiamate a vari dottori locali." Disse divertito.
"Addirittura.." dissi pensieroso, non sembrava così tanto preoccupato come diceva Stefano.

Dopo che se n'è andò continuai a scrivere sul PC; Vorrei provare a non amare la tua faccia
Ma è come non portare gente ad una festa
Ci vuole tempo e noi crediamo nella fretta
Cerchiamo voli per andare a Londra
Vorrei scordarmi per un giorno di me stesso
Quando torniamo alle sei, mi guardi e ti dico che
Vorrei un'altra sigaretta, una vita perfetta
Vorrei la tua bellezza..

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