Capitolo 14

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Sanremo 2024

E rieccoci a Sanremo.
Stavolta non ci sarebbe stato Riccardo a farmi da spalla. Stavolta ero completamente solo o quasi.

A quanto pare per mia disgrazia c'era Mengoni come co-conduttore per la prima serata. Non poteva andarmi peggio.

"Allora la tua stanza eeeh..." Incominciò a dire la mia assistente.

"214." Dissi prendendo le chiavi.

"Come fai a saperlo?" Disse stupita.

"È la stanza che gli danno ogni anno." Disse qualcun altro.

"Allora Ale oggi hai qualche prova da fare. Eppure qualche intervista." Disse la mia assistente.

"Verso che ora?" Domandai scendendo al mio piano "Verso le 15. Hai il tempo di riposare." Ebbe il tempo di dire prima che le porte si chiudessero.
"Che palle" dissi tra me e me.
Apri la porta della mia stanza più veloce che potevo. Ci mancava solo di beccare chi mi stava perseguitando da giorni.
Mi sdraiai nel letto stanco morto per il viaggio. Il mio telefono non smetteva di vibrare, sapevo chi era, ma non avevo le forze per rispondere.

L'ultima volta che ci siamo visti era al concerto lo salutai amichevolmente, ma dentro di me volevo allontanarmi da lui anni luce.

A Liverpool, avevo fatto la cazzata di andare con lui per i locali notturni e mi ero ritrovato nella sua stanza praticamente senza vestiti, al primo impatto mi ero spaventato, poi con mio stupore lo trovai accanto a me con il suo braccio stretto alla mia vita e lì non capì più nulla. Ero rimasto con lui per qualche giorno sembrava che tutto ciò potesse funzionare tra di noi, ma poi mi resi conto che erano fantasie inutili, lasciai la sua stanza senza nemmeno salutarlo e presi il primo aereo per Milano.
Lui non mi cercò e io fecci altrettanto, capitavano giorni che eravamo negli stessi posti, con lo stesso gruppo e nello stesso tavolo, ma era più facile ignorarlo che parlarci.

Qualcuno bussò alla porta, ignorai il rumore tonfo che si sentiva, non avevo voglia di alzarmi e se non era qualcosa di urgente poteva aspettare a questo pomeriggio. Mancavano ancora qualche ora prima delle interviste e non avevo voglia di sentire o vedere gente in quel momento. "Ale? Mi vuoi aprire?" Disse una voce infastidita e impaziente, lo ignorai, che cosa voleva adesso? Non poteva aspettare? "Va bene. Fai come vuoi." Disse sbuffando, sentì che si allontanò dalla stanza e chiuse la sua porta con forza. Sbuffai prendendo il mio telefono fra le mani. Effettivamente era lui che mi stava chiamando. "Cosa cacchio vuole adesso?" Dissi tra me e me.

Gli scrissi un messaggio veloce -Cosa vuoi? Mi hai svegliato.-
alzai gli occhi al cielo e mi sistemai nuovamente sopra il mio cuscino.

-Voglio parlare.- mi scrisse direttamente.

-Certo parlare...non ho voglia in questo momento.- digitai con un occhio mezzo aperto e uno chiuso.

-Smettila di evitarmi.- Sbuffai per la sua insistenza.

-Non ti sto evitando, mi pare che io ti stia rispondendo, no? Se mi vuoi scusare torno a dormire.- dissi alzando gli occhi al cielo e bloccando il telefono.

Mi svegliai con il suono della sveglia che mi rimbombava nella testa. Guardai il soffitto con una voglia matta di sprofondare dentro il letto, ma purtroppo dovevo per forza alzarmi. Diedi uno sguardo veloce alla risposta che Marco mi diede al mio ultimo messaggio -A me non sembra.- Alzai gli occhi al cielo e mi alzai. Tutto gli è dovuto, come se essere in stanze vicine avesse un qualche obbligo verso di me.
Non volevo averci nulla a che fare. Non mi interessa avere rapporti con lui.

Scesi nella hall per aspettare gli altri dello staff e sbuffai nel trovare una calca di gente bloccata davanti all'uscita dell' ascensore. "Con permesso." Dissi facendomi sentire dalla gente, alzai gli occhi appena vidi perché erano bloccate li, con un completo casual e con una faccia da finto entusiasta salutava tutte quelle persone, più non lo volevo vedere e più lo vedevo.
"Oddio Mahmood!!" Qualcuno urlo il mio nome e mi fecce irrigidire all'istante. Cazzo come faccio a scamparmela? "Scusatemi, ma purtroppo non posso fermarmi." Dissi cercando di oltre passare le ultime persone. "Almeno una foto!" Urlo qualcun altro. "Va bene più tardi?" Dissi sentendomi agitato. "Signori purtroppo Alessandro non ha tempo in questo momento, che dite se mi concedete a me l'onore di fare una foto con voi?" Disse l'uomo toccando la mia spalla, mi resi conto solo ora che ero al suo fianco. "Vai pure ci penso io." Disse con un tono calmo, sbuffai "Non dovresti fare il servizio fotografico?" Dissi distrattamente guardandomi in giro. "E tu come lo sai?" Domandò divertito. "Dovresti smetterla di parlare con il mio staff." Dissi serio allontanandomi da lui e dalla gente.

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