Capitolo 15

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Ero sdraiato nel mio letto con il telefono all'orecchio "In che senso? Come fa a sapere di Noah?" Domandò Riccardo sconvolto, gli avevo appena raccontato cosa fosse successo il giorno prima con Marco. "Incredibile. Hai sentito Elodie? Lo sai che lei..dopo due bicchieri in più e..." Elodie? Non ci avevo pensato... ultimamente erano quasi sempre insieme.

"Voglio evitare di creare altri casini." Dissi sedendomi in un tavolo del bar dell'hotel."Pensi che Marco non ti calcoli più dopo questa faccenda?" Chiese Riccardo interrogativo, era più curioso di me di questa faccenda con il ragazzo. "Dubito mi ha detto di smetterla di evitarlo, perché siamo soprattutto amici." Dissi girando il cucchiaino dentro la mia tazza piena di tisana allo zenzero. "La gola come và?" Domandò curioso, avevo tolto da poco le tonsille e pian piano la mia voce stava tornando più regolare.  Marco sarebbe contento di saperlo?

"Spero che entro settimana prossima sia tutto apposto, non voglio che mi ceda all'ultimo." Dissi sconsolato, vidi con la coda dell'occhio che qualcuno stava prendendo posto al mio tavolo, alzai il mio sguardo e il ragazzo aveva lo sguardo coperto da un paio di occhiali da sole scuri. "Che ci fai qui?" Chiesi gentilmente alla persona in questione, Riccardo mi chiese se fosse Marco e io gli borbottai un si come risposta. Era impassibile, alzò gli occhiali dagli occhi e mi guardò perplesso segno che volesse sapere con chi mai stavo parlando, ormai riconoscevo le sue espressioni facciali "Riccardo." Dissi portando la tazza alle labbra, sembrò rilassarsi, "Non verrà?" Domandò curioso ancora mezzo assonnato, il ragazzino mi disse di dirgli di farsi i cazzi suoi. "È ancora arrabbiato con te." Dissi semplicemente. "Io non mi chiamo Rai." Disse divertito facendo segno al cameriere di avvicinarsi. "Non gli è piaciuto che non ti sei fatto sentire." Gli ripetei ciò che il ragazzino mi diceva, il più grande sbuffò e fecce segno di passagli il telefono e glielo passai almeno potevo bere la mia tisana in santa pace. Vidi che il più grande rideva a qualcosa che sicuramente il piccolo gli aveva detto, sorrisi a quella vista di lui cosi solare.

"Certo che organizziamo. -Sorrise guardandomi- una cena di coppia? Io sono single, anche sé sto mezzo frequentando un tipo." Disse pensieroso e timoroso allo stesso tempo. Si stava frequentando con qualcuno? Perché non me l'ha detto? "Voglio andarci cauto. No. Tranquillo. Ovviamente." Sembrava rigidisi al discorso che il più piccolo gli stava dicendo, ogni tanto deglutiva, aveva un non so ché di sexy. Gli fecci segno di bloccarmi il suo telefono. E gli digitai qualcosa che neanche io sapevo come interpretarlo. Infatti alzò il suo sguardo su di me incredulo. "Stai scherzando?" Lo disse più a me che a Riccardo, gli fecci segno di no e il suo sguardo rimane sbarlodito.

Ed eccoci nella sua stanza, i nostri corpi fusi come quelle giornate a Liverpool. "Sai che cazzata stiamo facendo?" Disse risalendo verso le mie labbra, passai le mie mani sul suo viso, mi sentivo stregato da lui e dal suo profumo. "Quasi quasi ti manderai di nuovo giù." Dissi scherzando, la mia voce divenne leggermente rauca. "Le tonsille?" Chiese preoccupato, non smetteva di preoccuparsi per me. "Le ho tolte da poco." Dissi schiarendomi leggermente la gola. Lui fecce un respiro di sollievo, "devo recuperare anche la tua parte allora." Disse baciandomi teneramente per poi tornare verso giù sotto il mio ventre.

"A Noah gliel'ho dirai?" Domandò si stava rivestendo, sembrava più tosto serio. Sospirai, mi ero dimenticato di Noah. "Gli parlerò dopo Sanremo..." Gli risposi titubante, lui non sembrava interessato e forse per entrambi era un capriccio per ricordare i vecchi tempi. Però qualcosa dentro di me si era smossa, come se non volesse che questo capriccio finisse. "Secondo me, non dovresti diglielo." Disse sedendosi sul letto, era intento a rigirare la sua maglia per poi indossarla. "Perché non dovrei?" Domandai perplesso, lui alzò il suo sguardo sul mio "è stato solo un capriccio..una specie di addio..diciamola così." Disse serio, mi avvicinai a lui e gli alzai il viso, i suoi occhi erano vuoti, spenti, non so cosa provasse realmente, ma sentivo che erano i miei stessi sentimenti.

"Alessandro, questo è il tuo terzo festival che affronti. Come stai vivendo tutto ciò?"

"Mmm non ti saprei dire..ho la stessa ansia di sempre, forse anche peggio. Però quest'anno voglio divertirmi e affrontarla diversamente." Dissi sorridendo al giornalista.

"La canzone che porti si chiama Tuta Gold, cosa ci dobbiamo aspettare da questo pezzo?" Sicuramente non è una canzone d'amore.

"Sicuramente una tuta Gold." Sorrisi divertito, il giornalista rise alla battuta e mi salutò cordialmente.

Arrivò l'ora di pranzo e raggiunsi i ragazzi al tavolo del ristoro. "Mamma mia, spero che per questa settimana ho finito con le interviste." Dissi sbadigliando. "Non hai una bella cera ale. Hai dormito stanotte?" Mi domando Lucrezia curiosa. No, ho dovuto una nottata impegnativa con un certo ragazzo.

"No, ho avuto una nottata pessima." Dissi con finto irritamento. Se fosse stato per me sarei rimasto a letto con lui.
"Ehi Marco! Marta!" Stefano alzò una mano per salutare le due persone dietro di me, era qua. Come dovevo reagire? Come l'avrei dovuto salutare? Sul serio Alessandro? Mi arrivò una pacca sulla spalla. "Ehi zio che è sta faccia? Hai fatto la lotta con il cuscino?" Marco prese posto affianco a me salutando tutte le altre persone che stavano sul tavolo con noi. Sorrisi, aveva trovato lui il modo, alla fine eravamo amici. "Si zi, non stava per niente fermo." Dissi sbadigliando.
"No vabbè" senti qualcuno passarmi una mano nei capelli. "Mi devi dire che prodotti usi." Disse con un gran sorriso la bionda che trovai appena alzai lo sguardo. "Heheh segreto zia." Dissi sorridendo.

"Pensi che sospettino che ci sia qualcosa tra di noi?" Domandai a Marco appena entrai nella sua camera quella sera.

"Penso di sì, come di no, ma comunque perché tra noi c'è qualcosa?" Domandò divertito tirandomi verso di lui, alzai gli occhi al cielo. "Probabilmente no." Dissi serio e quasi scorbutico. Sorrise "Sei fidanzato Ale, non c'è bisogno di farsi strane idee." Disse strofinando il suo naso con il mio, come poteva dire certe cose e poi fare dolce in questo modo?

Il mio telefono squillò, il nome di Noah comparve sullo schermo, sbuffai e accettai la chiamata. "Ehi amore! Come sta andando a Sanremo?" Mi chiese all'istante "bene bene" risposi staccando il mio braccio dal fianco di Marco. "Non vedo l'ora che sia settimana prossima per vederti finalmente." Era felice e non riuscivo ed io volevo essere felice come lui. "Ale ti sento strano, ti sto disturbando?" Chiese preoccupato, sospirai "no.. non disturbi e che sto soprapensiero." Dissi mordendomi l'interno della guancia. "Dai sta tranquillo appena sono lì con te ti faccio passare tutto." Disse con un tono provocante, il ragazzo più grande si era avvicinato nuovamente a me, il suo sguardo era serio e le sue mani mi accarezzavano la pancia come se fossero nuovamente desiderose del mio corpo. "Noah scusami devo andare." Dissi tagliando corto, avevo bisogno di sentire con più euforia le mani di quel ragazzo che pian piano stavano risalendo sul mio collo. "Non volevo distrarti." Borbottò malinconico dopo aver chiuso la chiamata, saliva e discendeva lentamente, mandandomi completamente in tilt il cervello. "Voglio di più." Sussurrai come se la mia fosse una supplica silenziosa, non so cosa intendessi con quel voglio di più, ma sapevo che il mio corpo desiderava il suo come non mai.

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