Capitolo 25

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Nei momenti post lavoro ci dedicavamo a passare del tempo insieme, inventando scuse su scuse ai nostri amici e famigliari più di stare un po' insieme.

Avevo annullato il mio viaggio, dopo che quella sera mi aveva chiesto se realmente non volessi continuare più quella presunta conoscenza fra di noi, era brillo, ma sembrava così sincero da farmi cambiare immediatamente idea sul perché lo stavo facendo. Alla fine potevo ritrovare me stesso anche al suo fianco.

"Allora che scusa avete stavolta per non venire a ballare?" Ci domandò Camilla quasi infastidita, alla fine eravamo un mese e più che le stavamo dando continuamente buca.

"Mmm per me non ci sono problemi, dovrei aver finito i lavori a casa." Borbottai con finta innocenza.

"Io purtroppo non posso neanche stavolta. Ho le mie cugine che arrivano dalla Sardegna e in più devo studiare per l'esame." Momorò Alessandro.

"Chi deve venire stavolta?" Domandò Camilla irritata.

"Sandra e Giulia." Rispose il ragazzo sbagliando, avevamo fatto entrambi la mattina e la sera precedente eravamo rimasti svegli fino a tardi.

"E non possono venire?" Domandò Cami incrociando le braccia.

"See così se mi presenti qualcuno lo spifferano a mia madre."

"Potrei darti tregua e dedicarmi a trovare qualcuno per Marco." Momorò lei girandosi verso di me.

"Tesoro, non penso potrebbe funzionare con me." Momorai divertito, facendogli l'occhiolino.

"Stai ancora frequentando quel tipo?" Rispose seria.

"Si, mi ha aiutato con i lavori te lo detto."

"Bah... quando hai intenzione di presentarlo?"

"Quando so che sarà il momento."

"Spero che duri allora."

"Lo spero anch'io."

"Tu invece? Quanto rimangono le tue cugine?"

"Spero una settimana."

"Addirittura?" Momorò lei divertita, sembrava le conoscesse e mi sentivo un po' geloso per questo.
Alessandro sbuffò con irritazione guardando entrambi con disperazione. "Ho l'esame di storia francese tra due settimane. Non ho studiato ancora nulla e immaginatevi due mezze adulte in giro per casa."

"E cosa serve un collega laureato in lingue?" Balenò mia cugina divertita dandomi una pacca sulla spalla "Credo che Marcolino non avrà problemi a darti una mano..qualunque sia l'argomento dell'esame, giusto?" Domandò mezzo in certa della mia risposta, deglutì nervoso. "Dubito che Marco abbia il tempo di aiutarmi, già non c'è l'ha con voi... figurati con me." Mi stava dando una mano per scampare da mia cugina?

"Per me non ci sono problemi, a patto che devono chiedere a te pareri sui vestiti." Dissi divertito, lui mi guardò imbarazzo. "Quindi accetti?" Domandò titubante, sembrava entusiasta. "Assolutamente."

Alessandro cercò le sue chiavi di casa nella borsa che indossava in spalla "Sei stato gentile a venirmi a prendere a lavoro. Non capisco perché devono ogni volta fare questi arrivi a sorpresa." Borbottò irritato.

"Dai almeno sono andate da tua madre a prendere le chiavi e in più hai avuto tempo per avvertire che ci sarei stato pure io no?"

"Approposito..."

La porta si apri di colpo. "Eccoti! Sandraaaa" una ragazza abbraccio di colpo il ragazzo facendolo indietreggiare verso di me. "Occhio rischiamo di cadere tutte e tre." Dissi divertito, la ragazza incrociò il mio sguardo, i suoi occhi avevano lo stesso colore del ragazzo che tenevo saldo per le spalle. "Marco?" Borbottò lei sorpresa, spostò il suo sguardo verso il cugino che aveva inclinato di poco la testa confuso. "Non ti ricordi di me?" Borbottò dispiaciuta.

"Che succede? Perché siete ancora fuori?" Anche la seconda ragazza, quella che presumo si chiamasse Sandra fecce capolinea alla porta con uno sguardo stranito e sorpreso. "Ma guarda chi c'è! Come stai Marco?" Domandò entusiasta per poi andare ad abbracciare il cugino.

"Come mai vi conoscete?" Domandò Alessandro sedendosi sul divano, sembrava distaccato, ma doveva per la sceneggiata.. insomma c'eravamo appena presentati come colleghi ad entrambe.

"Non ti ricordi che veniva insieme a Camilla in spiaggia da noi? Che è l'università ti dà la testa cugino?"

"Ti ricordo che in quegli anni fumava. Quindi è molto più strano che abbia ancora la testa salda nel suo collo."

"Simpatiche!"

"Comunque io sarei curioso..." Momorai imbarazzato.

"Oh beh certo... allora..chi parla?" Chiese Giulia all'altra ragazza.

"Hai iniziato tu."

"Beh...tre anni fa ti abbiamo conosciuto in spiaggia. Stavi finendo di laurearti credo..hai passato quasi tutta l'estate in camera. Poi ci hai aiutato a ripescare qualcuno, ovviamente senza fare i nomi."

"Da dov'è che mi avete ripescato?"

"Dal rave. Comunque stavo dicendo da lì voi due siete diventati amici." Alzai il mio sguardo su di Alessandro che guardava le sue cugine come se avessero appena raccontato una balla più grossa di loro. Il ragazzo scosse leggermente la testa e si girò verso di me inclinando il capo con incertezza senza togliermi gli occhi di dosso fecce una smorfia. "Io prima dell'università non l'ho mai incontrato." Disse perplesso girandosi verso la cugina che era intenta a cercare qualcosa nel suo telefono. "Nemmeno questa?" Rispose lei consegnando l'aggeggio al ragazzo. Alessandro alzò un sopracciglio sorpreso, a quanto pareva non ero l'unico a soffrire di memoria. "Oddio! Il secchione!" Disse all'improvviso girandosi verso di me, il suo sguardo era luminoso, almeno non ero un cattivo ricordo per lui.
"Secchione?" Domandai curioso, solo mio cugino Filippo mi chiamava così. "Il saputello..oddio non ti ho riconosciuto..." Disse con una nota di tristezza che non diede inosservato.

Dopo aver mangiato qualcosa con le sue cugine e raccontato qualche aneddoto di quella famosa vacanza che passammo tutti insieme, Alessandro mi trascinò nella sua stanza con la famosa scusa che dovevamo studiare.

"È un peccato che non ricordi niente di quella vacanza.." dissi sedendomi sulla sedia libera della sua scrivania. Ale era intento a sistemare qualcosina che aveva lasciato fuori posto, sembrava pensieroso e a tratti imbarazzato. "Ale è tutto ok?" Domandai preoccupato, era da quando aveva visto quella foto che evitava anche il solo guardarmi in faccia. "Non so come dirtelo..." Disse sedendosi sul letto e abbracciando qualcosa che sembrava un pupazzo dal colore.
"Dilla e basta ...mi stai facendo preoccupare." Momorai alzandomi per andare verso di lui. Che sospirò rassegnato appena appoggiai la mia mano sulla sua spalla.
"Ti ricordi che ho detto che ero vergine?"

"Ehm si...ma cosa c'entra ora?"

"Beh c'entra.."

"Che vorresti dire?"

"Un giorno ti ho convinto a bere...non era mai successo niente tra di noi..se non la nostra solita intesa.. beh siamo andati a ballare con gli altri..e poi niente ci siamo messi a ballare.."

"E quindi?" Chiesi perplesso.

"Ad un certo punto mi hai chiesto se volessi tornare con te in hotel dove alloggiavi.."

"Oddio...non mi dire..." Mi alzai di colpo spaventato dalle sue parole. "Ale io non ricordo niente...se ho fatto..."

"Marco.. è venuto spontaneo...non mi hai obbligato a fare nulla."

"Oddio. Grazie." Tornai a sedermi accanto a lui con il cuore che mi batteva ancora veloce per lo spavento.

"E solo che mi fa strano..." Disse con una smorfia nostalgica.

"Ciò non cambia niente fra di noi..lo sai si? Cioè..io.."

"Puoi anche aspettarmi? Sai a questo giro dovrei essere io a dirtelo .." disse stringendo ancora di più il pupazzo.

"Non so se voglio essere al posto del pupazzo ora."

Lui abbassò lo sguardo sul pupazzo che stava stringendo. "A Gengar non dispiace, giusto?" Rilascio il grosso pupazzo viola che stretto nelle sue braccia non sembrava così tondo, mi fecce sorridere la sua faccia cucita assomigliava al ragazzo quando si arrabbiava. "Ti assomiglia sai?" Momorai divertito.
Lui sorrise guardandolo "Menomale che la tua opinione non sia cambiata."

"In che senso?"

"E per questo che me l'hai regalato."

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