Capitolo 4

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Ritornammo al tavolo dopo una bella mezz'oretta in cui Filippo mi riempì di domande su di me e Marco, domande di cui neanche io sapevo la risposta.

Gli chiesi il favore di sedersi al posto mio, perché era meglio che stavo lontano dal ragazzo soprattutto se avessi continuato a bere.
Arrivò il mio cocktail e cercai di concentrarmi su di esso e non su tutte le fulminate che continuava a darmi il ragazzo moro, mi domandai se avrebbe fatto la stessa cosa che aveva fatto a me con Filippo e un senso di gelosia mi balenò nella testa che in un batter d'occhio finì il mio drink in due sorsi, decisi di avviarmi verso il bagno, mi alzai facendo attenzione dove mettessi i piedi e uscì da quel tavolo tormentato.
Avevo bisogno anche di fumare una sigaretta, la fila del bagno era abbastanza e troppo lunga. Tornai dunque al tavolo per cercare la mia giacca. "Ehi zi, hai per caso la mia giacca a sedere?" Domandai a Filippo che stava praticamente parlando o amoreggiando con Marco, erano troppo vicini per capire cosa stessero facendo realmente. "Si tieni, ma dove stai andando?" Mi domandò perplesso, si girò anche Marco a guardarmi. "C'è troppa fila per il bagno, quindi mi tocca andare fuori e né approfitto anche per fumare. -alzai le spalle con disinvoltura- Mai dire mai che trovo l'uomo della mia vita." Dissi ridendo dirigendomi verso la pista, la gente era aumentata, la musica era più assordante e il fumo divenne insopportabile.
Appena uscì fuori, riuscì finalmente a respirare. Mi avviai verso i parcheggi, almeno non avrei più sentivo la musica assordante trapanarmi le orecchie. Presi il telefono per vedere se avevo qualche nuova notifica e in effetti Marco mi aveva appena inviato un messaggio; Aspettami alla macchina.
Alzai gli occhi al cielo e gli scrissi un messaggio dal nervoso che mi provocava la sua richiesta;
Ma che sono il tuo domestico? Non ho capito.

Dopo poco arrivò un altro messaggio, ma stavolta era da parte di Filippo; c'è Marco incazzato nero..ha detto che ti riporta lui a casa.

Andiamo bene, addirittura? Ma chi cazzo si credeva di essere?
E poi dove cazzo era la sua macchina?

Dei fari si accesero all'improvviso al mio fianco "Sali." Disse una voce, troppo incazzata per essere chi pensavo io. "Mi hai sentito? Ti ho detto sali." Disse più nervoso del previsto. "Alessandro se non ti muovi a salire ti ci faccio entrare io con la forza." Sentivo i suoi passi che venivano verso di me. "Ma che ti ho fatto?" Mi girai verso di lui con rabbia, lui apri la portiera e respirò profondamente per tranquillizzarsi "per favore, potresti entrare?" Disse lasciando lo sportello aperto per poi fare il giro dell'auto e sedersi nel posto da guidatore. "Sei veramente un rompi palle." Dissi salendo in macchina, guardai fuori dal finestrino in silenzio aspettando che partisse,  lui sbuffò e parti.

"Andiamo nel tuo studio?" Gli domandai sopra pensiero, sapevo che non era il momento o l'ora, ma mi andava di suonare.
Lui non rispose, ma sorrise, guidò fino a non fermarsi fuori dal suo edificio. Era così silenzioso che quasi mi dispiaceva interrompere quella soave quiete. Marco aveva già preso posto al piano e incominciò a suonare qualche nota strappa lacrime, era così dolce quando voleva. Mi avvicinai a lui e mi sedetti affianco, guardavo le sue dita leggere che suonavano a ritmo. Senza rendermene conto, appoggiai la mia testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi nel continuare ad ascoltarlo.
"Ti stai addormentando?" Mi chiese appena finì di suonare, borbottai qualcosa che mi sembrava un si. "Dai ti accompagno a casa." Disse chiudendo lo sportello del piano, alzai la testa della sua spalla, sembrava che si fosse rilassato, non sembrava più così tanto nervoso. "Pensavo di rimanere con te." Borbottai dispiaciuto,  fregando i palmi nei miei occhi per togliere il poco sonno che mi stava scendendo. "Allora andiamo a casa mia." Disse alzandosi, sembrava agitato e nervoso. "Se non vuoi stare con me, non ci sono problemi, torno a casa." Dissi sbadigliando e riprendendo la giacca che avevo lasciato sopra la scrivania. "Non è quello e ché...." Si bloccò sembra imbarazzato, che mi fecce ridere. "Non farti strane idee. Non voglio farlo soprattutto da brillo che sono." Lo rassicurai, non ero mica una banderuola solo perché avevo bevuto leggermente. "Sono vergine, di segno e di fatto." Dissi sbadiglio uscendo dal palazzo mi portai una sigaretta alle labbra, Marco era ancora dentro che richiudeva e spegneva le varie cose dello studio. Appena uscì era più rilassato e sorridente. "Ne hai una anche per me?" Chiese chiudendo la porta a chiave. "Sai non dovresti fumare con la voce che ti ritrovi." Dissi passandoli il pacchetto, "e tu? Non dovresti salvaguardare la tua voce?" Mi chiese ricosegnandomi il pacchetto. "Io non sono granché e dubito che riuscirò ad avere il tuo successo." Dissi guardando oltre alla sua figura, una coppia stava passeggiando mano nella mano sotto le luci dei lampioni, sospirai il fumo che stavo trattenendo a quella vista. "Pensi al tuo ex?" Domandò Marco appoggiandosi alla macchina affianco a me, fecci un altro tiro prima di risponderlo "Chi?" Domandai di rimando, lui sorrise "uno dei tanti." Disse sarcastico. "Ho avuto solo una relazione e sono passati anni dall'ora." Dissi continuando a guardare quella coppia in lontananza. "Non volevo offerti." Disse con un tono dispiaciuto, sorrisi riportando la sigaretta alle labbra, "La mia vita sentimentale è strana ultimamente, le mie relazioni durano neanche il tempo di una scopata, direi che avrei più possibilità con una donna" dissi buttando la cicca nel tombino e sbuffai. "Quindi non sei mai stato con una ragazza?" Domandò curioso, era strano per me parlare della mia vita con chi non fosse parte della mia famiglia o dei miei amici. "Si e no, non né voglio parlare per me è un tabù, la mia vita è una merda." Gli risposi un po' irrequieto, mi guardò perplesso, ma rimase in silenzio, quando finì la sua sigaretta ritornammo in macchina. Il viaggio non durò molto, a quanto pareva abitava non troppo lontano dall'edificio in cui stavamo. Lo seguì in silenzio fin quando non si fermò al quarto piano davanti a una porta marrone. "Benvenuto nella mia umile dimora." Disse aprendo la porta del suo appartamento, era la tipica casa che immaginai per lui, sobria per certi aspetti, carica per altri. "Grazie.." dissi mentre mi guardavo un po' intorno , non c'erano foto sue da piccolo e un po' mi dispiaceva, sembrava che avesse fatto di tutto per cancellare il suo passato. "Allora di qua ci sono le camere da letto con il bagno e la cabina armadio, invece di qua ci sono salotto, cucina e veranda." Mi spiegò con attenzione. "Io dove dormirò?" Chiesi sbadigliando, e togliendomi la giacca, mi sentivo accaldato. " Dove vuoi.." mi rispose stranito, lo guardai perplesso "sono uno che dorme anche sul pavimento, quindi dimmi tu." Dissi prendendo un suo vinile in mano, Pink Floyd? Interessante.
"La mia camera e da questa parte." Disse porgendomi la sua mano, voleva arrivare alla sua camera mano a mano? Non avrà pensato, che volessi qualcosa di più di una semplice compagnia? Alzai il mio sguardo su quella mano per rivolgere uno sguardo al suo viso tirato, non si sentiva per niente a suo agio e ciò mi bloccò da prendere la sua mano. "Sai mi sa che va bene anche il divano." Dissi girandomi proprio in direzione del sofà, alla fine mi ero autoinvitato a casa sua, non potevo prendere che lui fosse disposto ad accettarmi nel suo letto. "Ehm come vuoi." Disse serio. Alla fine avevo ragione avevo superato il limite, appena se n'è va' esco da casa sua.
Il mio telefono vibrò, Filippo mi mandò un nuovo messaggio; Ale? Tutto bene? Non vi siete picchiato vero?
Sarebbe stato meglio che essere lasciato come un'idiota in un salone che manco conoscevo.
Gli risposi; Mi sono autoinvitato a casa sua e mi ha praticamente smollato qui in salotto.

-Non avete neanche parlato?

- Macché.. sembra che sia in soggezione, sto pensando di andarmene.

- Se ti sei autoinvitato mi sembra ovvio che stia così. Mi sembra strano che non ti abbia sbattuto al muro xD

- Tu scherza, ma dubito che il suo interesse sia rivolto a qualcosa di romantico, mi ha praticamente dato della bitch.

- Addirittura? Bah, secondo me hai fatto una cazzata ad andare. Almeno il divano è comodo? XD

- Per niente zi. Ho già la schiena a pezzi.

Filippo non mi rispose più, non sapevo se fosse tornato a casa o meno. Mi alzai da quel divano per guardare cosa mai stesse facendo Marco in cucina. Lo trovai cucinando, canticchiava sottovoce e tagliuzzava qualcosa che sembrava del prezzemolo. "Che cosa stai facendo?" Gli domandai incuriosito, lui si bloccò per un'istante, per poi continuare a tagliuzzare con più velocità, lo rendevo così nervoso? Il mio stato d'animo si cupì di colpo. "Sentì..stavo pensando che forse ho esagerato ad autoinvitarmi qui...forse è meglio che vada." Dissi staccandomi dal muro in cui mi ero appoggiato per guardarlo, lui si bloccò con il coltello piantato nel tagliere, ma non mi rispose aggiunse il prezzemolo nella padella e giro il contenuto. Vedendo che rimase così in silenzio, pensai che la sua risposta fosse un si, quindi andai verso il salone per rimettermi le scarpe e riprendere la mia roba da sopra il divano. Le mie emozioni erano cosi contrastanti che quasi mi facevano male al petto, odiavo essere rifiutato così senza neanche una parola rassicurante o quanto meno negativa, lui non si avvicinò neppure a vedere cosa stessi facendo e questo mi fecce ancora di più arrabbiare.

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