8 novembre 1996
VERONICA YVONNE COLLINS
È passata una settimana, e nonostante siano trascorsi sette giorni, io sono rimasta mentalmente ferma a quel momento in cui le maschere sono cadute.
«Dai Veronica, devi venire alla festa che si terrà stasera in sala comune,» mi esorta Pansy, che in questi giorni si è riavvicinata chiedendomi scusa. Tuttavia, non mi fido ancora di lei né di Astoria. Sono sedute di fronte a me a pranzo, con Astoria accanto a lei.
Daphne, seduta di fianco a me, annuisce in segno di accordo e aggiunge: «Dicono che ci saranno molte persone, tra cui ragazzi.» Mi guarda maliziosamente. In questo giorni non ha fatto altro che cercare di farmi uscire o provare a farmi conoscere altri ragazzi, ma senza alcun successo.
«Ehi ragazze, venite alla festa stasera?» si avvicina Lorenzo, accompagnato da Nott e lo stronzo di turno. Squadro quest'ultimo per un attimo, poi abbasso lo sguardo sul mio piatto ancora pieno, nonostante sia davanti a me da mezz'ora.
La fame era diminuita col tempo, a causa delle voci che mi colpevolizzavano.
Sento i suoi occhi color miele fissarmi senza distogliere lo sguardo da me.
Smettila di fissarmi.
"Perché non mangi, Biondina?"
Da quando dovrebbe interessarti?
"Da sempre."
A quelle parole mi alzo e prendo il mio diario che era accanto al piatto. Lì dentro avevo iniziato a sfogarmi. Era un diario che mi fu regalato da mia madre e che ritrovai quando andai lo scorso weekend a casa.
FLASHBACK;
Vedendo che il treno si era fermato, distolsi lo sguardo dal finestrino e presi la mia borsa. Mi diressi verso l'uscita della stazione, respirando l'aria triste e fredda dell'autunno di Londra. Le foglie ingiallite si staccavano dagli alberi e venivano spinte dal vento, creando un tappeto scricchiolante sotto i miei piedi. Con le canzoni degli Smiths nelle orecchie, collegate al mio vecchio mp3, mi incamminai verso la metropolitana, osservando distrattamente le coppiette felici che si tenevano per mano.
Per un attimo, pensai a quanto mi fossi concentrata ad allontanarmi da lui, ma più ci provavo, più sembrava che mi avvicinassi. Era un pensiero che non potevo negare, una verità scomoda che si insinuava nella mia mente.
Scesi alla fermata "Golders Green" e mi incamminai verso quella che una volta chiamavo casa. Ripassai nei vecchi posti dove io, Hermione e James ci trovavamo spesso, specialmente al parco all'angolo del nostro tranquillo quartiere. Ogni angolo, ogni panchina, ogni albero sembrava sussurrare i ricordi di tempi passati, di risate condivise e segreti svelati.
Mi fermai davanti alla casa numero 9, accanto a quella di Hermione. Ma di lei nessuna traccia. Presi le chiavi e aprii la porta, lasciandola spalancata mentre l'aria fredda entrava a spazzare via la polvere accumulata in quelle settimane. Si vedeva che non c'era più mamma, non più.
«Veronica?!» sentii una voce dietro di me, una voce di un ragazzo alquanto familiare: James.
«Jimmy?» Mi voltai verso l'uscita, trovando il ragazzo sulla soglia dell'ingresso di casa mia. Era cresciuto dall'ultima volta che lo avevo visto, ovvero l'anno scorso, quando mio padre era tornato e io avevo dovuto stare a casa e non avere rapporti con nessun babbano o mezzosangue, come i miei due amici.
Il ragazzo si era alzato e aveva lasciato crescere i suoi bei capelli ricci, che una volta erano crespi, assumendo una forma più tonica. Indossava una camicia bianca con un gilet beige leggero, dei pantaloni neri e delle scarpe del medesimo colore.
«Ronnie?» Appena disse quel suo nomignolo, sentii le mie lacrime pizzicarmi e un desiderio assurdo di stringerlo a me, anche se nulla poteva scusarmi della mia scomparsa nella sua vita.
[...]
«Pensavo che vi foste trasferiti,» disse seduto al tavolo dopo aver appena sorseggiato il suo bicchiere pieno di succo alla pesca, trovato in frigorifero.
«Sì, ci siamo trasferiti, da mio padre,» dissi freddamente mentre mi sedevo sul mobile della cucina, una mia vecchia abitudine di quando mamma sistemava la cucina e io le raccontavo tutto. James non sapeva nulla del mondo magico e io non dovevo proferire nessuna parola sull'accaduto di mia madre, anche se potevo fidarmi del mio migliore amico e primo fidanzatino delle medie, ma nulla di serio.
«Allora perché sei qui?» disse avvicinandosi lentamente, facendo mescolare entrambi i nostri profumi. Nei suoi occhi vedevo una scintilla, la stessa scintilla che vedevo quando stava con me.
«James...» iniziai a dire, ma lui mi interruppe posando le sue labbra sulle mie. Mi allontanai subito, poggiando i piedi a terra arrabbiata.
«Veronica, scusami...» disse mentre mi allontanavo dalla cucina, attraversando il salotto per poi arrivare davanti all'entrata.
«Che ti è saltato in mente? E Anne, come può sentirsi?» gli urlai, menzionando Anne, una ragazza dai capelli rossi e occhi scuri, con cui James si era messo insieme, di cui mi aveva tanto parlato due anni fa.
«Ci siamo lasciati...» Nel suo volto vidi un velo di tristezza, mentre mi guardava con quegli occhi che mi ricordavano il ricciolo di Hogwarts, facendomi rivivere il dolore che avevo provato quel giorno.
«Credo che io debba andare. Ci vediamo, se mai ci vedremo, Veronica.» Sospirò seriamente e uscì, chiudendo la porta alle sue spalle. Rimasi in quella casa che, apparentemente piccola, era grande per i suoi ricordi. Ogni volta che posavo lo sguardo su un posto vedevo una piccola me e mia madre, ancora viva.
Mi diressi verso la mia stanza che si trovava al piano di sopra. Vidi il mio letto a baldacchino, decorato con colori chiari, che richiamava sia l'infanzia che l'adolescenza, con poster attaccati su ogni parete. La finestra era mezza aperta e lasciava entrare l'aria fredda nella stanza. Mi avvicinai per chiuderla e, accanto alla finestra, c'era la mia libreria. Il mio sguardo cadde su cinque diari: quattro finiti e uno nuovo, con un bigliettino d'auguri di mia madre attaccato sopra.
FINE FLASHBACK;
A riportarmi al presente è il mio scontro con Davide nei corridoi. Con quest'ultimo non ho mai più parlato molto, perché credo che anche lui sappia già della scommessa tra suo fratello e il figlio del Signore Oscuro. Mi rialzo da sola, prendendo il mio diario, e supero il mio migliore amico, o così l'ho sempre reputato.
«Piccola peste...» mi richiama lui. Mi volto e vedo un sorriso nostalgico sul suo volto. «Devi sapere che non ne so nulla e sai che ti direi tutto.» Ha un'aria onesta e sincera, così mi avvicino a lui lentamente.
«Tutto tutto?» gli domando, scrutando il suo volto. Lui annuisce, inconsapevole di ciò che sto per chiedere.
SPAZIO AUTRICE:
Indovinate un po' a chi non piace questo capitolo? Uffa, non me ne esce uno bello. 😭Vabbè, dettagli. Sono qui per dirvi grazie mille per i 12.000 lettori e per fare un update del mio account TikTok di questa fanfiction, che è appunto: @/slytherinath. Niente, grazie di tutto e un bacione a tutti quanti. Ci vediamo sabato prossimo alle 15:30.🤠🙌
Mi scuso per gli eventuali errori 🫶🏻
~ la vostra Tory🌷
STAI LEGGENDO
Dark Hearts || Mattheo Riddle.
FanfictionVeronica Collins, una giovane anima segnata dall'ombra del padre, incontrerà Mattheo Riddle, figlio di Lord Voldemort, un essere che disprezza il sentimento e si diverte a manipolare gli altri. Egli scommetterà sulla vulnerabilità di Veronica, spera...