Un eco spezzato

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(Seconda parte di "Davide")

VERONICA YVONNE COLLINS

VERONICA YVONNE COLLINS

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INIZIO FLASHBACK;

«Ma sì, dai, non ci si può lamentare troppo. Siamo in infermeria, è normale che il cibo non sia un granché...» borbottavo, cercando di trovare una scusa mentre spezzavo un biscotto ormai secco tra le mani. Sorridevo, quasi ridendo tra me e me, mentre Davide continuava a fissare il vuoto, accennando solo un mezzo sorriso. I suoi occhi, però, erano altrove, persi in chissà quali pensieri.

«Che c'è?» gli chiedevo, trattenendo a stento una risata. Lui mi guardava di sbieco, quasi divertito dalla mia scarsa capacità di giustificare l'ingiustificabile. «Sei proprio pessima a trovare scuse, lo sai?» mormorava, tirando fuori una risata forzata, una di quelle che sapevano più di rassegnazione che di vero divertimento.

Osservavo meglio Davide e notavo qualcosa nel suo sguardo, qualcosa di diverso, che non riuscivo a decifrare del tutto. Forse era stanchezza, o forse qualcos'altro che allora non coglievo. Il silenzio che seguiva era pesante, quasi assordante. Quando finalmente parlò di nuovo, la sua voce sembrava più distante.

«Devo andare...» disse, senza guardarmi. «Mi hanno messo in punizione. Ci vediamo stasera?» La sua domanda era accompagnata da un sorriso storto, ma i suoi occhi... i suoi occhi sembravano sempre più vuoti. La tristezza che vi si nascondeva dentro stonava con le sue parole, come se qualcosa lo tormentasse in silenzio.

Si allontanava lentamente, cercando di farlo con noncuranza, come se non volesse farmi capire nulla, ma c'era qualcosa nel modo in cui si muoveva, quasi come se volesse scivolare via dalla mia visuale, senza attirare troppo l'attenzione. All'ultimo, però, si girò verso di me. Quel sorriso... quel sorriso che mi regalava, lo ricordo ancora. Non era un sorriso vero, era pieno di paura, ma in quel momento non sapevo come interpretarlo.

«Sai...» disse con un tono che voleva sembrare casuale, «sembra che stasera tirerà molto vento nella foresta proibita.»

FINE FLASHBACK;

Lo buttò lì, come se stesse parlando del tempo, senza darci troppo peso, e prima che potessi dire qualcosa, se n'era già andato, quasi scappando via. In quel momento non avevo capito che non dovevo lasciarlo scivolare, che era stato un mio enorme errore. Avrei dovuto stargli accanto, fermarlo, come voleva lui, ma non accolsi bene il suo messaggio, quando era fin troppo evidente.

Mi alzo senza dare spiegazioni, e sposto lo sguardo su Mattheo che mi guarda come se anche lui sapesse qualcosa.

Senza dire nulla a nessuno, mi cade la lettera per terra e, in quel momento, sento le vertigini e una sensazione di nausea. No, non può finire così, no!

Schizzo fuori, correndo più che posso tra i corridoi, cercando di raggiungere la foresta proibita il prima possibile. Non in questo universo, Davide, perché se uno di noi due dovesse morire, allora voglio morire io. Non posso vivere senza di te, mio piccolo fratellino. Non voglio imparare a vivere senza di te. Come faccio ad addormentarmi senza di te? Non c'è niente di peggio che perderti.

Dark Hearts || Mattheo Riddle.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora