Stesi sul letto, si godevano quel momento di tranquillità, avvolti dal calore del loro abbraccio. La stanza era immersa in una penombra soffusa, illuminata solo dalla luce discreta di una lampada sul comodino, che gettava ombre morbide sui contorni dei loro volti. Flaminia si sentiva stranamente a suo agio, come non le era mai successo prima. Guardava il soffitto con un mezzo sorriso, mentre Pietro la osservava con un'espressione curiosa, quasi divertita.
Dopo qualche istante di silenzio, Pietro, con un tono leggero, ma con una scintilla di curiosità negli occhi, le chiese: "Dove hai trovato roba del genere?", si riferiva ai regali.
Flaminia si tirò leggermente su, appoggiandosi sul gomito per guardarlo negli occhi. Un sorriso malizioso si disegnò sulle sue labbra mentre, con un tono spensierato e vagamente ironico, rispose: "Beh, li ho solo... presi in prestito dai miei genitori."
Pietro scoppiò a ridere, incapace di trattenersi. "Presi in prestito, dici? Suona un po' come un furto!"
Lei rise di rimando, sollevando le sopracciglia con aria di sfida. "I miei genitori hanno talmente tanti Rolex e borse firmate che probabilmente non se ne accorgeranno nemmeno. Ho pensato che... tanto non avrebbero notato nulla. E poi, volevo portare qualcosa di speciale per voi."
Pietro la osservava, affascinato, cercando di capire meglio quella ragazza che sembrava così lontana dal suo mondo, eppure così vicina in quel momento. "Quindi... in sostanza, li hai rubati?" la stuzzicò, con un sorriso divertito e uno sguardo affettuoso.
Flaminia scosse la testa, ridendo. "Senti, rubare è un'altra cosa! Li ho presi in prestito per una buona causa," rispose, facendo spallucce. "E poi... tu stesso hai visto quanto siano piaciuti. Non lo meritavano i tuoi?"
Pietro scosse la testa, sorridendo ancora, "Ma quindi... è sempre così con te e i tuoi? Non se ne curano molto di queste cose?"
Flaminia si fece più seria, e per un momento il suo sguardo si addolcì. Guardò Pietro e, con una sincerità che la sorprendeva, si lasciò andare a spiegargli: "Sai, per i miei genitori, cose come un orologio o una borsa sono solo... simboli. Per loro conta più l'apparenza, il far vedere agli altri quanto possono avere. Ma io ho sempre sentito che... mancava qualcosa. Forse è per questo che non mi sono mai sentita veramente a casa lì."
Pietro la ascoltava attentamente, cercando di cogliere ogni sfumatura della sua voce. Senza fare domande, con un gesto gentile e naturale, le prese la mano, accarezzandola dolcemente col pollice. "Capisco," disse a bassa voce. "Beh, qualsiasi sia stato il motivo... grazie. È stato davvero bello il pensiero."
Pietro si tirò a sedere, i movimenti lenti e ponderati, come se stesse preparando le parole con cura. Con lo sguardo fisso su Flaminia, prese un respiro profondo, e lei notò un lampo di serietà nei suoi occhi. La tensione nell'aria era palpabile, e Flaminia poteva sentire il suo cuore che accelerava, battendo quasi all'unisono con la lieve esitazione di Pietro. Lui le prese le mani tra le sue, accarezzandole delicatamente, mentre cercava le parole giuste.
"Flaminia," iniziò, la sua voce profonda e carica di emozione, "in questi mesi ho capito che tu... tu sei diversa da chiunque abbia mai conosciuto. Non si tratta solo di quello che sei, di come mi fai sentire quando sei accanto a me. È qualcosa di più profondo." Fece una pausa, guardando con intensità nelle profondità dei suoi occhi, come se volesse trasmettere qualcosa che le parole non riuscivano a esprimere.
Flaminia, che raramente si trovava in balia delle emozioni, non riusciva a distogliere lo sguardo. Sentiva che qualcosa stava cambiando, che quel momento avrebbe lasciato un segno, e la cosa la spaventava, ma allo stesso tempo la faceva sentire incredibilmente viva.
"Sai," continuò lui, "ho passato molto tempo a cercare di capire cosa contasse veramente per me. Ma adesso, qui, con te, non ci sono dubbi. Voglio stare con te, voglio che tu sia la mia ragazza."
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OBSESSION
FanfictionFlaminia: " l'ambizione batte il talento" TrigNo: " sei bella anche quando t'incazzi Ti giuro che vorrei, ma non riesco ad odiarti"