Cap.41: Ciao...

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Pietro atterrò a New York in una fredda mattina di gennaio, il cielo grigio e le strade della città già animate dal caos frenetico tipico della metropoli. Con il cuore che batteva all'impazzata e un solo obiettivo in mente, si rese conto di quanto la sua missione fosse ardua. New York non era un piccolo paese dove bastava chiedere in giro per trovare qualcuno; era un intricato labirinto di quartieri, edifici e persone, dove trovare Flaminia sembrava quasi impossibile. Ma Pietro non si lasciò scoraggiare. Non era venuto fin lì per tornare a mani vuote.

Con uno zaino in spalla e il telefono in mano, Pietro cercò di raccogliere più informazioni possibili. Aveva fatto qualche ricerca, tramite le pagine di gossip che parlavano di lei paparazzandola nei caffè o nei negozi di un determinato quartiere. Era poco, ma era un punto di partenza.

Nel frattempo, dall'altra parte della città, Flaminia era immersa nei preparativi per il suo imminente trasferimento. L' appartamento dove aveva vissuto negli ultimi due anni era un disordine di scatoloni, nastro adesivo e ricordi. Ogni oggetto che metteva via era un frammento della sua vita a New York: fotografie, programmi di spettacoli, abiti di scena. Stava chiudendo un capitolo importante della sua esistenza per aprirne un altro, ancora più ambizioso.

L'offerta del Teatro Bolshoi di Mosca era arrivata come una consacrazione definitiva al suo talento. Era il sogno di una vita che si realizzava: diventare una étoile sul palco più prestigioso del mondo. Eppure, mentre sistemava l'ennesimo paio di scarpe da punta in una scatola, Flaminia si accorse di provare un'insolita tranquillità. Forse era la consapevolezza di aver finalmente raggiunto ciò per cui aveva lottato così a lungo, o forse era il fatto che, per la prima volta da anni, si stava concedendo un momento di pausa, un respiro tra una corsa e l'altra.

Ignara di ciò che stava accadendo al di fuori del suo piccolo mondo, Flaminia non poteva immaginare che Pietro fosse lì, nella stessa città, a pochi chilometri di distanza. Forse, se lo avesse saputo, avrebbe riacceso il telefono, ma dopo quella chiamata inaspettata che aveva fatto, aveva preferito spegnerlo.

Pietro, intanto, vagava per la città, combattuto tra la speranza e il timore di non riuscire a trovarla. Ogni caffetteria, ogni posto che incontrava sembrava una possibile pista, ma ogni tentativo si rivelava vano. Mentre camminava per le strade affollate, il suo pensiero tornava continuamente a Flaminia, alla determinazione e al dolore che l'avevano sempre caratterizzata. Non riusciva a sopportare l'idea che lei fosse lì, così vicina, ma così distante allo stesso tempo.

Flaminia, seduta sul pavimento del suo soggiorno, prese una breve pausa dai suoi scatoloni. Si versò una tazza di tè e si guardò intorno. La stanza, spoglia e fredda, le ricordava che il tempo in quell'appartamento stava finendo. In quel momento, non provò né malinconia né ansia, solo una strana serenità. Era raro per lei sentirsi così, come se per una volta la danza non le stesse consumando l'anima, ma le stesse restituendo qualcosa.

Forse, pensò Flaminia, avrebbe dovuto chiamare Pietro e parlargli. Forse non avrebbe dovuto chiudersi in quel silenzio. Ma era difficile spiegare quello che sentiva, e ancor più difficile condividere le sue fragilità con qualcuno che, nonostante tutto, era sempre stato una presenza costante nella sua vita anche se lei aveva cercato di dimenticare.

Mentre rifletteva, Pietro non smetteva di cercare. Ogni angolo di New York sembrava gridare il nome di lei, eppure continuava a sfuggirgli. Decise di non arrendersi. Se c'era una cosa che lei gli aveva insegnato, era che la perseveranza pagava sempre. 

La sera era calata su New York, e la città brillava in un tripudio di luci e colori. Gli schermi giganti di Times Square proiettavano pubblicità vivaci, video musicali e notizie, creando un'atmosfera vibrante e caotica. Il rumore dei clacson, delle risate dei turisti e dei passi sulla pavimentazione umida si mescolava alla musica di un artista di strada che suonava il sax in un angolo. Pietro si fermò all'ingresso di un fast food con un'espressione stanca e frustrata. Trovare Flaminia in quella città così vasta si stava rivelando una missione impossibile, quasi suicida. Con un sospiro, decise di prendersi una pausa e ordinò un hamburger, sperando che il cibo potesse almeno calmarlo.

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