In casetta, la mancanza di Flaminia era palpabile, un'assenza pesante che si avvertiva soprattutto tra i ballerini. C'era una sorta di silenzio amaro, una consapevolezza che serpeggiava nelle loro menti: lei, con tutto quel talento e quell'ambizione travolgente, era stata fermata proprio nel pieno della sua ascesa, mentre loro continuavano ad allenarsi. Anche chi si sentiva più fortunato, come Cerca, viveva una sorta di sensazione di colpa e insieme di privilegio, sapendo di poter ballare ancora mentre Flaminia aveva visto il suo sogno svanire in un solo attimo. Era una consapevolezza dura da digerire, e nessuno riusciva a scrollarsela di dosso.
Nessuno, per quanto si sforzasse, riusciva a emulare la dedizione di Flaminia. Non era solo questione di tecnica o di ore passate in sala prove: Flaminia portava con sé un'energia e una spinta che sembravano radicate in profondità, una passione viscerale che l'aveva fatta brillare più di chiunque altro. Lei viveva per ballare; non era solo una professione, era la sua identità, la sua essenza. E ora che non c'era, quel vuoto sembrava impossibile da colmare. I suoi amici sentivano quasi l'ombra di quella passione aleggiare nelle stanze, e ogni tanto qualcuno si chiedeva se sarebbe mai riuscito a provare una spinta simile.
Una sera, Pietro si trovava seduto in giardino con Alessia, Chiara e Gabriel, il viso stanco e le spalle incurvate, come se portasse un peso invisibile. Si sfogò, abbassando la voce come per paura di dare voce a quei pensieri. Confessò che la cosa che temeva di più per Flaminia era proprio la sua ambizione. Lei non si era mai permessa di desiderare qualcosa a metà: tutto o niente, così viveva e così danzava. E adesso che il tutto le era stato tolto, aveva paura che si sarebbe sentita persa, incapace di accettare quel vuoto.
Alessia, provando a rincuorarlo, disse che Flaminia avrebbe trovato la forza di reagire, che sarebbe tornata a calcare i palchi e a fare ciò che amava. Cercava di infondergli ottimismo, di aiutarlo a non perdere la speranza. Ma Chiara, che aveva sempre avuto una comprensione profonda dell'amica e vedeva in lei una passione simile a quella di Pietro, scosse la testa, più riflessiva. "Persone come lei," disse Chiara, "una volta che si trovano costrette a terra, rischiano di annullarsi completamente. Perché per loro la sconfitta più grande non è perdere contro qualcun altro, ma perdere contro se stessi." Chiara aggiunse che per una come Flaminia, ammettere la sconfitta era quasi inimmaginabile, e che questo avrebbe potuto farla chiudere in un silenzio pericoloso.
Le parole di Chiara lasciarono un'atmosfera tesa, quasi sospesa. Pietro guardava il pavimento, le mani intrecciate come a cercare di stringere qualcosa che potesse dargli conforto. Dentro di sé sapeva che Flaminia era come un fuoco, un fuoco che non poteva spegnersi senza lasciare tracce. E quel fuoco, proprio perché così ardente, poteva trasformarsi in un buio profondo, in una sorta di autodistruzione.
Gabriel, notando l'aria di preoccupazione che aleggiava, disse che forse l'unico modo per Flaminia di tornare alla luce sarebbe stato trovare qualcosa di nuovo, un nuovo obiettivo che potesse darle la forza di rialzarsi. "Forse non sarà mai più come prima," aggiunse, "ma potrebbe scoprire altre parti di sé, altre ambizioni." Alessia annuì, cercando di convincersi e di convincere gli altri che, con il tempo, Flaminia sarebbe riuscita a trovare la sua strada, qualunque essa fosse. Tuttavia, il dubbio restava.
Alessia, notando quanto la mancanza di Flaminia stesse pesando su tutti, ebbe un'idea improvvisa: "Facciamole una videochiamata!" Il gruppo si animò subito, desideroso di sentire la sua voce e vedere il suo viso, così Alessia corse a prendere il telefono, e dopo aver composto il numero di Flaminia, attesero con ansia che rispondesse.
Flaminia, immersa nella lettura sul letto della sua cameretta, alzò lo sguardo al suono del telefono. Sorrise appena quando vide il nome di Alessia comparire sullo schermo, mettendo da parte il libro con calma. Accettò la chiamata e, quando la sua immagine apparve sullo schermo, fu accolta dai volti sorridenti dei suoi amici, che iniziarono subito a salutarla con entusiasmo. Alessia, la prima a parlare, la guardava come se non la vedesse da anni. "Ehi, Flami! Cosa stai facendo? Ci manchi un sacco!"
STAI LEGGENDO
OBSESSION
FanfictionFlaminia: " l'ambizione batte il talento" TrigNo: " sei bella anche quando t'incazzi Ti giuro che vorrei, ma non riesco ad odiarti"