Flaminia lo fissò intensamente, e i suoi occhi, sebbene privi della scintilla di una volta, trasmettevano un ultimatum: "Se metti piede fuori da questa casetta, io ti lascio seduta stante." La sua voce era fredda e minacciosa, come un blocco di ghiaccio, e Pietro restò in silenzio per un istante, colpito dal tono deciso che non lasciava spazio a repliche.
Pietro, con un misto di rabbia e dolore, replicò: "Non ha senso per me rimanere qui se tu te ne vai. Io non posso fare finta di nulla mentre tu sei fuori, distrutta, e lasci tutto questo alle spalle."
Ma Flaminia, ormai completamente sfinita dal peso di quella situazione, scosse la testa e rispose, con un filo di voce incrinata dal dolore: "Pietro... tu devi rimanere e vincere per te stesso, per il tuo sogno. Io non ci sono più... Non posso più continuare. È come se fossi già morta in piedi, incapace di reagire o di combattere. Sono svuotata, consumata fino all'ultimo respiro." La sua voce era piatta, come se quelle parole la stessero svuotando ancora di più, privandola anche della forza per sostenere il peso della sua stessa sofferenza.
Pietro continuava a insistere, incapace di accettare quella realtà. Cercava di dirle che poteva farcela, che in fondo lei era sempre stata più forte di quanto credesse. Ma Flaminia lo interruppe, con un'espressione che lasciava trasparire la profondità del suo malessere: "Non posso farcela, Pietro. Ballare mi ha consumata fino all'ultima fibra. Questo dolore è troppo grande. Non riesco nemmeno a piangere, e lo so, che non mi riprenderò mai più come prima. Non posso continuare."
Ogni parola era una confessione, un pezzo di anima che Flaminia gli stava lasciando, come se volesse fargli capire che per lei quella era la fine. La sua vita era diventata un fardello insopportabile, qualcosa che la schiacciava dall'interno senza lasciarle respiro, senza concederle più una via d'uscita.
Pietro ascoltava, colpito dal senso di impotenza che sentiva crescere dentro di sé. Si rendeva conto di quanto fosse fragile e devastata, e per quanto desiderasse starle vicino e proteggerla, sapeva anche che non poteva obbligarla a sentire qualcosa che lei stessa non riusciva più a trovare dentro di sé.
In quel momento, Pietro la guardò intensamente, deciso a fare qualsiasi cosa pur di restarle accanto, ma sapeva anche che forse il miglior modo di sostenerla era rispettare quel desiderio, lasciarla libera di fare ciò che riteneva giusto per sé.
Pietro, vedendola zoppicare con evidente fatica, si avvicinò a Flaminia con un'espressione decisa, ma al tempo stesso colma di dolcezza e preoccupazione. La fermò, appoggiandole una mano delicata sulla spalla e, con voce calma e determinata, le disse: "Basta, siediti. Io mi occupo delle valigie." La guidò dolcemente verso il letto di Cristina, dove la fece sedere con attenzione, come se temesse che anche un semplice movimento potesse farla soffrire ancora di più. Flaminia lo guardò stupita, quasi disorientata dalla gentilezza che lui continuava a dimostrarle nonostante la situazione difficile e la sua decisione di lasciare la scuola.
Lei abbassò lo sguardo, incapace di rispondere, fissando il ginocchio dolorante, ormai simbolo del suo sogno infranto. Ogni tanto lo massaggiava piano, come se ancora non riuscisse a credere che una semplice caduta avesse cambiato il suo destino in maniera così definitiva. Si sentiva tradita dal proprio corpo, e il dolore che provava nel cuore era persino più acuto di quello fisico. Stava vivendo un incubo a occhi aperti, ma l'attenzione che Pietro le stava mostrando riusciva a darle un briciolo di conforto.
Quando Pietro finì di riporre gli ultimi vestiti, si avvicinò a lei e si inginocchiò, guardandola negli occhi. Con un'espressione ferma ma colma di emozione, le disse: "Io resterò qui fino alla fine, Flaminia. E vincerò per te. Questa vittoria sarà il nostro traguardo."
Ma Flaminia scosse la testa, con un'ombra di determinazione nel volto pallido. "No, Pietro. Se vinci, lo farai per te stesso, non per me. Io sono fuori da tutto questo. È giusto che tu raggiunga i tuoi obiettivi, che conquisti tutto ciò per cui hai lavorato. Ma devi farlo per te, non per una persona che ora è così lontana da quello che ha sempre sognato." La sua voce era bassa, ma tagliente e sincera. Sapeva che non voleva essere un peso per lui, e che il suo cammino non avrebbe mai dovuto essere condizionato dal suo dolore.
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OBSESSION
FanfictionFlaminia: " l'ambizione batte il talento" TrigNo: " sei bella anche quando t'incazzi Ti giuro che vorrei, ma non riesco ad odiarti"