Cap.2: Approcci

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La prima settimana di Flaminia nella casetta passò in un baleno. Ogni giorno era un nuovo impegno tra lezioni di danza, prove e dinamiche di gruppo, e mentre i suoi compagni si sforzavano di creare legami, lei continuava a mantenere le distanze. Nonostante la sua apparente freddezza, il suo amore per la danza brillava in ogni movimento, e durante le lezioni era una persona diversa: appassionata, viva e coinvolta

La sera prima della registrazione della puntata, aveva a disposizione la sua ora con il telefono, e decise di chiamare a casa...non perchè le importasse ma era solo per sapere che era viva a genitori sempre se a loro sarebbe importato qualcosa.

Si sistemò comodamente sulla poltrona nel giardino, il telefono tra le mani. L'atmosfera era tranquilla, ma il suo cuore batteva forte mentre componeva il numero della madre. Quando la chiamata partì, il suono del tonfo dei campanelli sembrava amplificato, e ogni secondo che passava le faceva sentire il peso dell'ansia.

La voce della madre risuonò dall'altra parte, e Flaminia si sentì immediatamente in tensione. «Ciao, mamma», disse, cercando di mascherare il tremore nella voce.

«Ciao, Flaminia», rispose la madre, il tono distante e privo di entusiasmo. «Ho visto la puntata. Così sei davvero entrata in quel programma?»

Flaminia cercò di cogliere un barlume di orgoglio nella voce della madre, ma non c'era. «Sì, mamma. È un'opportunità per me. Sto imparando tanto e...»

«Opportunità?» interruppe la madre. «È un fallimento, Flaminia. Ti sei messa in mostra per cercare di diventare famosa? Questo non è il modo di affrontare le cose. E tuo padre non ha mai pensato che potessi ridurti così.»

Il commento della madre le fece male, come una pugnalata. Flaminia trattenne il respiro, cercando di mantenere la calma. «Non si tratta di diventare famosa, mamma. Voglio solo esprimermi e ballare. Questo programma mi dà l'opportunità di farlo.»

«Non lo capisci, vero? Non hai un futuro in questo. Dovresti concentrarti sugli studi e trovare un lavoro serio. Questo è solo un gioco e non ti porterà da nessuna parte», ribadì la madre, la sua indifferenza pungente come un vetro rotto.

Flaminia chiuse gli occhi per un attimo, cercando di riordinare i pensieri. «Io... io voglio provare. Voglio vedere fin dove posso arrivare. Non chiedo la tua approvazione, ma vorrei solo che tu mi sostenessi, anche solo un po'.»

Dall'altra parte, ci fu un lungo silenzio. Poi la madre riprese: «Supportarti in cosa? In un sogno illusorio? Non voglio che tu soffra per le delusioni che inevitabilmente arriveranno. Rachele sta per laurearsi e tu sei qui a inseguire una fantasia. È un fallimento per la nostra famiglia.»

Flaminia sentì il calore delle lacrime salire agli occhi, ma non si lasciò andare. «Non voglio essere come Rachele. Voglio trovare la mia strada. E ballare è parte di me.»

Il padre, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, si fece sentire: «Flaminia, tua madre ha ragione. Questo non è un percorso serio. Dovresti pensarci due volte. Non c'è nulla di buono in quel programma, solo gente che cerca di sfruttarti.»

Flaminia si sentì sopraffatta. «Sfruttarmi? Non ho chiesto di essere in TV. Volevo solo ballare e condividere la mia passione. Non capite niente di me!»

«Non stiamo cercando di farti del male», rispose il padre, ma il suo tono era di nuovo gelido. «Semplicemente non vogliamo che tu venga delusa. Ma se continui su questa strada, non ci sarà modo di tornare indietro.»

«Io non voglio tornare indietro», sbottò Flaminia, la voce ferma. «Questa è la mia vita. E sono stanca che decidiate per me.»

Si sentiva come se un tornado avesse colpito il suo cuore. Le parole dei genitori risuonavano nella sua mente come un eco di insulti. Non era solo un fallimento; era una persona che stava cercando di realizzare il proprio sogno, e quel sogno era il ballo. Ma per loro, nulla di tutto ciò sembrava avere valore.

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