Cap.6: Attenzione

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Dopo cena, Flaminia e Pietro si trovarono di nuovo in giardino, entrambi con una sigaretta accesa e il silenzio come unico accompagnamento. La notte era fresca, e il buio sembrava creare una sorta di bolla intorno a loro, isolandoli dal resto del mondo. Pietro la guardava di sottecchi, ripensando alle parole di Anna. "Ma che mi succede?" pensava tra sé e sé. Era assurdo anche solo pensare di interessarsi a Flaminia. Eppure, più cercava di non pesare a lei, e più lei gli si infilava nei pensieri, come una calamita impossibile da respingere.

Anche Flaminia, però, lo osservava, con la stessa intensità e un tocco di curiosità. Pietro era bello, tanto, e ne era ben consapevole. La sicurezza che mostrava in ogni gesto e sguardo era qualcosa che lei poteva solo sognare nella sua vita, fatta di regole, perfezionismo e autosufficienza. La sua bellezza era evidente, ma era quella consapevolezza a colpirla più di ogni altra cosa.

Tra loro iniziò a crearsi una tensione strana, densa e indefinibile. Nessuno dei due osava parlare, ma i loro sguardi continuavano a incrociarsi, a sfidarsi in un gioco silenzioso. Erano entrambi troppo persi nei propri pensieri, troppo immersi nei propri dubbi e nelle proprie resistenze, per lasciare spazio alle parole.

Pietro, per rompere quel gioco di sguardi che si era creato tra loro, le chiese come stesse andando la preparazione per la sfida. Flaminia fece un tiro di sigaretta e rispose, con tono distaccato, che stava procedendo bene. Ormai aveva memorizzato le coreografie; doveva solo ripassarle per perfezionare ogni dettaglio.

Lei, poi, gli lanciò la stessa domanda: "E tu, che canzone ti hanno dato per la settimana?"

Lui sorrise e rispose con entusiasmo, "Insuperabile, di Rkomi." Ma la reazione di Flaminia fu tutt'altro che entusiasta; storcendo il naso, ammise che non era un genere che le piacesse particolarmente. Pietro, colto dalla curiosità e con una punta di sarcasmo, le chiese quale fosse allora il suo genere musicale.

"La musica classica," rispose lei con semplicità. Pietro la guardò incredulo. "A vent'anni ascolti musica classica? Non ci credo! È una cosa da anziani, noiosa da morire."

Flaminia gli lanciò un'occhiata sprezzante, mantenendo il suo tono impassibile. "Sì, proprio così. La musica classica ha qualcosa di speciale per me. Certo, ogni tanto qualche canzone di oggi mi piace, ma non è davvero quello che ascolto più volentieri."

Quello che non gli disse, però, era che alcune delle canzoni contemporanee colpivano corde profonde e dolorose dentro di lei, toccando parti della sua anima che preferiva mantenere ben protette. Per ora, Pietro non doveva saperlo.

Così, tra una sigaretta e una battuta, iniziarono a parlare dei loro gusti e delle piccole preferenze che li caratterizzavano. Pietro le chiese se preferisse Star Wars o l'universo Marvel, e lei rispose senza esitazione, con un sorriso di sfida, "Star Wars, ovviamente." Lui, con la stessa sicurezza, replicò, "Assolutamente Marvel. Nessuno batte i miei supereroi!"

Continuarono su quella scia, confrontando gusti sempre più personali. "Pizza o sushi?" domandò lui, convinto che nessuno potesse davvero scegliere tra due pilastri della cucina. "Sushi, tutta la vita," rispose Flaminia. "Con la pizza mi sento in colpa, mentre il sushi... è leggero e mi lascia tranquilla."

Pietro rise, colto di sorpresa dal tono con cui lo aveva detto, e cercando di conoscerla meglio, le chiese del suo percorso di studi. Con una leggerezza disarmante, lui confessò di essersi laureato in economia, mentre lei ammise di aver lasciato il liceo classico a sedici anni.

"Quindi la principessa di ghiaccio e perfettina non è nemmeno diplomata?" le disse Pietro, con tono divertito e un'espressione di finta incredulità. Flaminia, colta da uno slancio di scherzosa vendetta, afferrò una ciabatta che aveva vicino e gliela lanciò contro, ridendo.

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