Cap.32: Non Posso Distruggermi

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Quando Pietro tornò in casetta, il silenzio lo avvolse come un manto pesante. La sua postura era rigida, lo sguardo basso, e ogni passo sembrava trascinare con sé un peso insostenibile. Non disse nulla, lasciò cadere lo zaino accanto al letto e si sedette, le mani nei capelli, il viso nascosto. I suoi compagni di stanza, Ilan e Gabriel, si scambiarono uno sguardo preoccupato. Non c'era bisogno di parole per capire che qualcosa di grave era successo.

Ilan fu il primo ad avvicinarsi. Si sedette accanto a Pietro, appoggiandogli una mano sulla spalla con delicatezza.   chiese a bassa voce, quasi temendo la risposta. Pietro scosse la testa, ma non riuscì a trattenere le lacrime.

"È finita," mormorò con un filo di voce. "Io e Flaminia... è finita."

Gabriel, che fino a quel momento era rimasto in piedi, si avvicinò e si accovacciò davanti a lui. "Come... come è successo?"

Pietro alzò la testa, il viso rigato dalle lacrime. "Non lo so nemmeno io. Mi ha detto che non c'è spazio per me nella sua vita. Che io non posso capire quello che prova, che quello che ha dentro è più grande di lei, e io sono solo... una distrazione." La sua voce si spezzò, e abbassò di nuovo lo sguardo, stringendo i pugni come per contenere il dolore che lo stava dilaniando.

Ilan strinse con più forza la spalla dell'amico. "Pietro, ascoltami. Non è colpa tua. Lo sai, vero? Non hai fatto niente di sbagliato."

Ma Pietro scosse la testa con forza. "No, ho sbagliato. Ho sbagliato tutto. Non sono stato abbastanza per lei. Avrei dovuto capirla di più, sostenerla di più... forse se fossi stato diverso..."

Gabriel lo interruppe con tono fermo. "Smettila. Non dire queste cose. Non hai sbagliato nulla, Pietro. Hai fatto tutto quello che potevi. Hai dato tutto te stesso a quella ragazza, e lo sappiamo tutti. Ma la verità è che Flaminia... Flaminia è troppo complessa. Troppo persa nei suoi demoni per lasciare spazio a qualcun altro. È sempre stata così, e lo sai."

Pietro alzò gli occhi, pieni di dolore, ma anche di rabbia verso se stesso. "Ma io la amo," sussurrò. "Ero pronto a fare qualsiasi cosa per lei. Non importa quanto fosse difficile, io volevo esserci per lei."

Ilan annuì lentamente, cercando le parole giuste. "Lo so, e lei lo sa. Ma Flaminia... forse non è capace di amare, almeno non come intendi tu. Non è un problema tuo, è un problema suo. Ha troppi mostri dentro, e quei mostri la divorano. L'amore non può esistere in una persona che non ama nemmeno se stessa."

Gabriel sospirò profondamente. "Onestamente? Me lo aspettavo."

Pietro lo guardò con un misto di incredulità e disperazione. "Cosa vuoi dire?"

Gabriel alzò le spalle, appoggiandosi con le mani alle ginocchia. "Sin dall'inizio, Pietro. Lo sapevamo tutti che Flaminia non era... come dire... pronta per una relazione. Era evidente che fosse troppo chiusa, troppo concentrata su quel mondo di perfezione che si è costruita. Lei non vive, Pietro. Sopravvive. E la sua danza è l'unica cosa che le importa davvero. Non sto dicendo che non ti volesse bene, ma non è amore quello. È qualcosa che nemmeno lei sa definire."

Le parole di Gabriel furono come un pugno nello stomaco per Pietro. Il suo dolore si trasformò in rabbia per un istante. "E allora cosa dovevo fare? Lasciarla subito? Voltarmi dall'altra parte?"

"No," rispose Gabriel con calma. "Hai fatto quello che sentivi. Hai amato con tutto te stesso, e questo ti fa onore. Ma non puoi cambiare qualcuno che non vuole essere aiutato. Non puoi salvare chi non vuole essere salvato."

Pietro crollò nuovamente, il viso tra le mani. "Non so come andare avanti senza di lei."

Ilan e Gabriel si sedettero accanto a lui, entrambi silenziosi per un momento. Poi Ilan parlò. "Pietro, sei uno dei ragazzi più forti che conosca. Ti sei rialzato da ogni difficoltà qui dentro, e lo farai anche questa volta. Non dico che sarà facile, ma hai noi, hai il tuo talento, e hai ancora tanto da dare al mondo. Non lasciare che questa cosa ti spezzi."

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