Cap.17: Vieni?

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Pietro, con la sua insistenza persistente, era diventato un tormento quotidiano per Flaminia. Ogni mattina, si svegliava e trovava un nuovo bigliettino che lo accompagnava nel corso della giornata come un'ombra. "Vieni?" era l'invito semplice ma carico di significato, scritto con una calligrafia fluida che rifletteva la sua personalità spensierata e sicura. Non si limitava a lasciarlo solo sopra il letto; ogni giorno trovava nuovi modi per sorprenderla, infilando il messaggio nel suo borsone, attaccandolo alla porta della camera o lasciandolo sul suo specchio.

Ogni volta che Flaminia entrava nella sua stanza, il cuore le si stringeva. Quei piccoli fogli di carta erano come spine in una rosa; bellissimi e affascinanti, ma che nascondevano il rischio di pungere. Lei li raccoglieva con un gesto deciso, senza mai leggerli davvero. Il loro contenuto era sempre lo stesso, ma la ripetizione non faceva che aumentare il suo fastidio e il fatto che lui non capisse. Sapeva che Pietro lo faceva per provocarla, per sfidare la sua resistenza, e quel pensiero le dava ulteriore determinazione.

Flaminia, però, non era una ragazza da cedere facilmente. Con un gesto risoluto, si dirigeva verso il cestino, pronto a liberarsi di quei messaggi che per lei rappresentavano non solo un invito, ma anche un abbandono delle sue certezze. La carta strappata volava nel cestino con una certa soddisfazione, come se in quel gesto riuscisse a cancellare non solo le parole scritte, ma anche la presenza di Pietro nella sua vita.

A volte, si ritrovava a riflettere su quanto quelle piccole note avessero un impatto su di lei. Ogni volta che lo faceva, sentiva un misto di emozioni: un crescente fastidio, ma anche una certa eccitazione per il fatto che qualcuno, in fondo, fosse così determinato a conquistarla. Ma l'idea di abbandonare la sua zona di comfort, di lasciarsi andare la terrorizzava.

Mentre gettava via l'ultimo biglietto del giorno, non poteva fare a meno di domandarsi se Pietro si fosse reso conto di quanto fosse stancante il suo gioco. La sua vita era stata fin troppo segnata da relazioni superficiali e dall'indifferenza dei suoi genitori. Non voleva correre il rischio di ferirsi o, peggio, di deludere qualcun altro.

Eppure, nonostante la sua determinazione a ignorarlo, c'era qualcosa di profondamente attraente nel modo in cui Pietro continuava a cercarla. Era come se ogni bigliettino fosse un pezzo di un puzzle che stava cercando di completare solo lui da solo. E nonostante si sforzasse di mantenere il suo muro alzato, in fondo, un piccolo remoto angolo della sua mente si chiedeva cosa potesse accadere se, un giorno, avesse deciso di rispondere a quel "vieni?" invece di gettarlo via.

Una sera, mentre Flaminia si trovava in giardino, lontano dal trambusto degli altri ragazzi, decise di chiamare il nonno Ascanio. Il sole stava tramontando e il cielo si tingeva di sfumature calde, creando un'atmosfera serena. Si sentiva sola, ma il pensiero di parlare con lui la riempì di un comfort familiare che tanto desiderava. Quando finalmente rispose, la sua voce profonda e affettuosa la fece sorridere.

"Nonno, Come stai?" chiese Flaminia, mentre si sistemava meglio sulla panchina di legno, cercando di trovare la posizione giusta per rilassarsi.

"Ciao, cara! Stiamo bene, grazie! Io e la nonna ti seguiamo ogni giorno. Siamo così fieri di te!" La gioia nella voce del nonno la colpì come una dolce melodia. Flaminia si sentì immediatamente meglio, come se un caldo abbraccio la circondasse.

"Lo so, nonno. Vi ringrazio tanto," rispose, sentendo le lacrime salire agli occhi. "Mi manca tanto passare del tempo con voi."

"Ascolta, tua nonna Carla ha persino stampato tutte le foto delle tue esibizioni. Sta creando un album dedicato a te!" continuò, il suo tono trasudava di orgoglio. Flaminia poté immaginare la nonna con il suo sorriso contagioso, circondata da pile di fotografie, mentre si dedicava con amore a quel progetto.

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