La mattina dopo la loro prima notte di nozze, Pietro e Flaminia si svegliarono lentamente, ancora avvolti nell'euforia della serata precedente. Le risate leggere e i baci pigri lasciavano presagire l'inizio di qualcosa di speciale: il loro viaggio di nozze. Un mese intero dedicato solo a loro, alla scoperta di terre lontane come il Giappone, la Corea del Sud e la Thailandia, un itinerario che prometteva avventure, relax e momenti indimenticabili.
I primi giorni trascorsero tra i templi di Kyoto, i giardini zen e le strade illuminate di Tokyo, dove i due si persero tra mercati e izakaya. In Corea del Sud, visitarono palazzi storici e si persero nella vivacità di Seoul, scattando foto e collezionando ricordi. Poi, la Thailandia li accolse con spiagge da sogno e tramonti mozzafiato, un'oasi di tranquillità che sembrava perfetta per concludere il loro viaggio.
Tuttavia, proprio in quei giorni di pace apparente, arrivò la notizia che Flaminia non avrebbe mai voluto ricevere. Una sera, mentre si trovavano sulla terrazza del loro resort, Pietro ricevette una telefonata da Carla. La voce della nonna era calma, ma velata di un dolore che non poteva nascondere. «Ascanio se n'è andato,» disse con una fermezza che sembrava provenire da una forza interiore. Pietro rimase in silenzio, cercando di assimilare le sue parole. Carla continuò, spiegandogli che il marito aveva deciso di interrompere le cure palliative. Era stato un suo desiderio, una scelta consapevole per andarsene con dignità e senza ulteriore sofferenza.
Pietro sentì il cuore stringersi. Conosceva l'affetto profondo che legava Flaminia al nonno e sapeva che questa perdita l'avrebbe devastata. Con calma, chiese a Carla tutti i dettagli. Non era insensibile, tutt'altro. Sapeva che Flaminia avrebbe voluto sapere tutto, avrebbe fatto domande, scavato nel dolore per comprenderlo, e Pietro voleva essere pronto a darle le risposte che meritava.
«È successo ieri notte,» spiegò Carla, la voce spezzata ma composta. «Era sereno. Ha chiesto di non essere sedato troppo, voleva andarsene lucido. Ha detto che era felice di aver visto Flaminia sposarsi, che quel giorno era stato il coronamento di tutto per lui.»
Pietro chiuse gli occhi, cercando di immaginare la scena, cercando di capire come avrebbe potuto trovare le parole giuste per raccontare tutto questo a sua moglie. «Grazie per avermi detto tutto,» rispose con un nodo in gola. «Glielo dirò io, quando sarà il momento.»
Quando tornò in camera, trovò Flaminia sdraiata sul letto, il viso rilassato, ignara del terremoto emotivo che stava per travolgerla. Pietro la osservò per un attimo, sentendosi sopraffatto dall'amore che provava per lei e dalla consapevolezza che presto avrebbe dovuto ferirla con la verità. Quella sera non disse nulla. Decise di aspettare il mattino seguente, per darle un ultimo momento di pace prima che la loro felicità venisse incrinata.
Al risveglio, mentre sorseggiavano il caffè sul balcone con vista sul mare, Pietro prese la mano di Flaminia. «Amore, devo dirti una cosa,» iniziò, il tono dolce ma grave. Flaminia lo fissò, cogliendo subito la serietà del momento. «È tuo nonno...» iniziò Pietro, e il mondo sembrò fermarsi per lei. Gli occhi di Flaminia si spalancarono, e Pietro continuò, cercando di trovare il modo meno doloroso di darle la notizia. «se n'è andato. Era molto malato, amore... E ha scelto di interrompere le cure per andarsene con dignità.»
Flaminia rimase immobile, il respiro bloccato. Non parlò, non pianse, ma il tremore delle sue mani tradiva il tumulto dentro di lei. Pietro cercò di stringerla, di offrirle conforto, ma lei si scostò, il volto rigido e gli occhi fissi sul pavimento. Non era rabbia, era come se tutto il dolore si fosse trasformato in una barriera impenetrabile, una corazza per proteggersi dal mondo che sembrava crollarle addosso.
«C'è un'altra cosa che devo dirti,» continuò Pietro, sapendo che non poteva fermarsi a metà. «Il matrimonio... Lo abbiamo anticipato per permettere a tuo nonno di essere lì, di vederti e accompagnarti all'altare. Era il suo desiderio più grande.»
